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16 febbraio 77 , assemblea a lettere per la cacciata di Lama

Publie le martedì 16 febbraio 2010 par Open-Publishing
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16 febbraio 1977 ore 20.00 Roma, facoltà di lettere e filosofia , università la Sapienza.Odg Arriva Lama!!!

http://www.pugliantagonista.it/archivio/lama_cacciata.htm

In quel febbraio denso di iniziative studentesche, in una università occupata da settimane e funestata da un tragico assalto fascista a colpi di pistola, non era inusuale che si tirasse tardi nelle assemblee ma l’argomento di quella sera e gli avvenimenti successivi avrebbero significato per tanti una svolta epocale del rapporto tra la “contestazione studentesca e giovanile “ ,figlia del 68, e i partiti e i sindacati tradizionali della sinistra.
Un ‘assemblea affollata di più di un centinaio di giovani e giovanissimi, tra appartenenti ai collettivi di lettere , di Fisica , indiani metropolitani, studenti medi , esponenti di collettivi e comitati autonomi, qualche “vecchio reduce” del 68 che faticava a sincronizzare idee e linguaggio con quello del nuovo movimenti e spesso dileggiato con la qualifica di Zombie .

Un’atmosfera tesa nella quale occorreva dare una risposta alla decisione di Lama, segretario del più grande sindacato italiano, la CGIL, a presentarsi l’indomani mattina nell’università per far sentire e a imporre nel luogo della supremazia delle idee, spesso scomode, quello della economia reale e della realpolitik del compromesso storico e dei sacrifici a senso unico.

Il dibattito nell’assemblea fu serrato con un crescendo che vide il formarsi di due fronti:

a)il primo che voleva evitare a tutti i costi uno scontro con la CGIL ed il PCI , che avrebbe portato ad un isolamento del movimento degli studenti dal movimento operaio proprio nel momento in cui in cui gli studenti volevano ritornare come nel 69 dinanzi alle fabbriche a spiegare i motivi della loro protesta

b)il secondo (convinto che ad essere isolati e sotto accusa, erano proprio i vertici sindacali che accettavano la politica dei sacrifici, del contenimento salariale , dell’aumento reale del lavoro in fabbrica con la riduzione delle festività e dei ponti infrasettimanali, con la collaborazione della normalizzazione del conflitto in fabbrica isolando i delegati ribelli), voleva che il giorno seguente, il 17 febbraio ci fosse una presenza forte di tutto il Movimento, non solo studentesco, ma anche delle strutture , comitati, collettivi operai di base a dire No all’ingresso di un Lama e di un sindacato normalizzatore.

La riunione man mano che proseguiva crebbe sempre più nell’animosità, raggiungendo momenti di forte tensione, Lo scontro fisico fu evitato per un pelo, lasciando però confusione su ciò che si sarebbe dovuto fare l’indomani mattina. Ognuno per sé avrebbe rappresentato la propria quotidianità del suo vivere la vita di sfruttato, di futuro disoccupato o semplicemente di sfigato dinanzi al” mondo del lavoro”che voleva far visita a quel serraglio di pazzi che popolavano l’università in quel lontano 1977.

Chi avrebbe avuto ragione? Sappiamo come andò .

Dopo la bruciante fuga di Lama ( o meglio del Lama) dal piazzale della Minerva, dalla dirigenza sindacale venne l’ordine di criminalizzare il Movimento , definito accozzaglia di avventuristi, autonomi, terroristi e irrazionali.

Quando poi il mese dopo la rossa Bologna fu messa a soqquadro per l’uccisione del compagno Francesco Lorusso, sul movimento del 77 fu messo il marchio infame di provocatore e terrorista.

In seguito esso fu stritolato tra la deriva militarista e repressione e leggi speciali, ma il sindacato ebbe poco da rallegrarsi…incapace di comprendere i cambiamenti epocali del sistema produttivo, dell’innovazione tecnologica, del cambiamento della struttura della fabbrica e incatenato alla scelta dei governi di Unità Nazionale e al Compromesso Storico per un possibile governo DC-PCI, si trovò appena due anni dopo a pagare la durissima sconfitta del dicembre 1980 dinanzi ai cancelli della FIAT.

L’autunno caldo quello che aveva visto costruire i consigli di fabbrica e la ricerca dell’unità studenti-operai, o meglio ancora la stretta del patto generazionale tra il presente ed il futuro, l’autunno caldo che nell’ottobre 1969 aveva preso forza tra i reparti in rivolta della Bicocca e di Mirafiori, finiva 11 anni dopo nello stesso luogo, avendo scaricato una parte fondamentale , i giovani, in quel piazzale della Minerva, il 17 febbraio 1977.

Riportiamo alcuni passaggi di un documento firmato da intellettuali e docenti come De Grada, Dario Fo, Ferraioli, Franca Rame, Andrea Ginzburg e tanti altri che non accettarono di chinare la testa e difesero le ragioni del Movimento:

“-La protesta dei giovani...è innanzitutto l’espressione di una forte volontà di resistenza contro la miseria materiale e morale a cui con l’avanzare della crisi le classi sociali dominanti intendono condannare il paese. ..una campagna diffamatoria tenta di presentarceli come teppisti e provocatori... si dimentica che il fascismo si nasconde ed è cane da guardia del capitale e si annida nelle maglie stesse dello Stato. Criminalizzare la protesta giovanile significa solo colpire chi è già vittima...”-

...oggi invece ci si ritrova davanti ai cancelli della Fiat a Termini Imerese ad implorare che continui a produrre dinosauri a 4 ruote...

La redazione dell’Archivio Storico Benedetto Petrone
16 febbraio 2010

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