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1879/2009. Eritrea, un altro massacro coloniale
Publie le sabato 22 agosto 2009 par Open-Publishing3 commenti
1879-2009. Eritrea, un altro massacro coloniale
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La morte per fame ,per sete e per stenti di 73 eritrei è l’ultimo massacro coloniale che si aggiunge ai tanti compiuti nel corso di una lunga criminale occupazione manu militari dell’Eritrea iniziata già alla fine dell’ottocento dal governo Crispi e proseguita fino al 1947. Il nome stesso "eritrea" è quello imposto appunto da Crispi ed indica una vasta area di terre prospicienti sul Mar Rosso pari a tre volte la Sicilia ma abitata da meno di cinque milioni di abitanti.
Ho parlato di massacri coloniali compiuti in particolare durante il "regno" eritreo dei generali Badoglio e Graziani. Graziani è stato una sorta di Hitler inviato in Africa per governare l’Impero italiano. In fondo a questo scritto riporto la notizia del massacro di una sola volta di 1600 monaci coopti fatto eseguire da Graziani in rappresaglia ad un attentato compiuto da patrioti ( oggi Cazzullo li chiamerebbe terroristi) ma purtroppo non riuscito. Non sappiamo quasi niente delle migliaia di persone, una vera e propria decimazione genocida) deportate in lagers nei quali morivano di stenti; gasata con l’iprite che l’aviazione del generale Magliocco faceva spargere su donne, vecchi, bambini e bestiame dei villaggi da cancellare; impalata e cioè trapassata ed esposta ai margini delle strade..come macabri lampioni..... Il segretario fascista Storace si divertiva ad uccidere i "negri" dopo avere sparato sui loro genitali (per farli soffrire di più, diceva...)...chi vuole saperne di più degli italiani in Eritrea ed in Africa si legga i libri di Del Boca.
L’Occidente ha responsabilità enormi per le ondate di migranti che nonostante la crudele legge razziale approvata in Italia sono destinate a continuare ed ad ingigantirsi coinvolgendo masse sempre più estese di uomini, donne e bambini pronti a rischiare la vita pur di scappare dalla fame, dalla miseria più nera,
dalla guerra, dai genocidi. La politica USA per l’Eritrea non è rivolta a sollecitare la sua pacificazione con l’Etiopia ma ad approfondirne il conflitto e renderlo endemico. E’ naturale che la popolazione scacciata dai bombardamenti e dalle rappresaglie cerchi una via di fuga verso l’Europa. Questa migrazione è una forma nuova in cui si realizza il colonialismo dopo la conquista dell’indipendenza ed il processo faticosissimo delle decolonizzazioni: milioni di lavoratori a prezzi stracciati e trattamenti schiavistici che vanno a mungere le vacche nelle pianure padane od a raccogliare pomodori in Campania o in Puglia , a guardare bestiame nelle foreste dell’Appennino a a lavorare in condizioni terribili alla concia delle pelli....
L’Occidente non vuole la pace ma la vittoria alle sue condizioni. In Afghanistan, in Irak, in Sudan
tutte le guerre ad alta o bassa intensità in corso oramai da decenni mirano alla destabilizzazione degli Stati non inglobati nelle politiche USA o Nato. Mirano a creare disastri economici, sociali, umanitari, a suscitare la fuga verso l’Europa.
Basterebbero alcuni anni di pace ed una politica di cooperazione per lo sviluppo per fare cessare o diminuire drasticamente il biblico movimento emigratorio. L’Eritrea ha un PIL annuo di meno di un miliardo di euro. Non sarebbero necessarie somme immense di denaro per aiutarla.
Ma l’Occidente non vuole ridurre dentro margini fisiologici gli spostamenti di mano d’opera. Vuole che milioni di disperati continuino a fuggire dalle loro terre natie ed a cercare lavoro nella zona ricca del pianeta. L’incrudelimento delle leggi che riguardano queste persone serve soltanto ad abbassarne il costo a ridurli alla condizione di schiavi coloniali.
Malta e Italia negano le loro responsabilità nella morte di settantatre persone. Ma è difficile credere che
un viaggio durato venti giorni sia sfuggito ai controlli marini e satellitari.Si può pensare che qualcuno non li abbia soccorso contravvenendo ad una millenaria legge del mare per sfuggire al reato di complicità in emigrazione clandestina o addirittura di traffico in esseri umani. E’ già successo prima dell’ultima feroce legge voluta da Maroni e c’è stato un processo ad Agrigento a gente che aveva salvato la vita ad alcuni migranti in difficoltà. Respingimenti diretti ed impedimenti giuridici per chi volesse soccorrere. Si debbonoi accertare le responsabilità dirette del nostro Governo.,
La durezza e la crudeltà gratuita delle leggi italiane a cominciare dalla Turco Napolitano che istituì i primi lagers alla 94 del luglio scorso servono soltanto a sottomettere il migrante ancora prima che entri in Italia
consegnarlo terrorizzato nelle mani di chi lo userà nel lavoro nero o gli affiderà le incombenze dei lavori più penosi e faticosi.
Se un migrante per rinnovare il suo permesso di soggiorno ha bisogno della dichiarazione del suo datore di lavoro senza la quale diventa clandestino e verrebbe subito criminalizzato, espulso o imprigionato e magari perdere la famiglia ed i figli è chiaro
che dovrà piegarsi a tutte le condizioni che gli verranno imposte. Ecco a che servono le leggi "sicurezza" di Berlusconi e Bossi. Un ricatto malvagio concepito da governanti sadici che non ha riguardo per niente e che
di colpo taglia secoli di civilizzazione della giustizia e del diritto.
pietroancona d5z tin.it
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.ecn.org/asicuba/articoli/eccidio.htm
http://www.corriere.it/politica/09_agosto_22/aldo_cazzullo_i_nostri_doveri_482faaa4-8ee3-11de-b751-00144f02aabc.shtml
Messaggi
1. 1879/2009. Eritrea, un altro massacro coloniale, 22 agosto 2009, 21:10, di Nando
La legge ’sicurezza’ varato dal governo italiano è solo uno schifo e una vergogna fatta da gente fascista, razzista e senza scrupoli che spero un domani si pentiranno amaramente!!!!!!!!!!!Bisogna combattere per eliminare il nuovo colonialismo che non è da meno da quello del passato fatto sempre dai soliti fascisti!!!
2. 1879/2009. Eritrea, un altro massacro coloniale, 23 agosto 2009, 21:31, di Walter
Sono tante le responsabilita’ del governo italiano, abituato a soccorrere i piu’ forti, e di quello europeo. Anche nel caso dell’Eritrea, l’o.n.u. ha dimostrato ulteriormente di non solo essere inutile, ma anche dannoso. Non si vuole capire che la situazione dell’Eritrea e’ causata dallo stato di non pace, non guerra con l’Etiopia. Quest’ultima, ancora dai tempi di Haile Sellasie, atollo degli u.s.a., con tutte le conseguenze di carattere bushioniano di recente, ed attuale, memoria.
Ulteriori aggravanti sono la cattiva informazione redatta da pseudo giornalisti, con poltrona in Kenia (chi vuole intendere, intenda!), e, non di meno, la necessita’ del
governo u.s.a. di avere un controllo sullo stretto di Aden. Non ci vuole molto per capirlo!
Walter
1. 1879/2009. Eritrea, un altro massacro coloniale, 25 agosto 2009, 14:38
Per trovare insieme la strada per reagire all’orrore che siamo costretti a vivere in questi giorni, cosa di meglio di questa bella ed essenziale rilfessione apparsa su Il Manifesto.
I veri colpevoli
Autore: Rivera, Annamaria Ilmanifesto, 23 agosto 2009
“Politiche disumane generano comportamenti disumani”.
Per evitare stragi provocate dall’Italia abrogare quella legge.
Abbiamo provato a gridarlo in ogni modo che il mostruoso reato d’immigrazione clandestina avrebbe generato crimini «umanitari». Così è stato, purtroppo. L’abbandono e poi la morte dei settantatre profughi eritrei è la prima strage prodotta dal «pacchetto-sicurezza». È, certo, il frutto maturo del trattato con la Libia, siglato dal ministro Amato, rafforzato e reso operativo, cioè criminale, dall’attuale governo. È il frutto, più largamente, dell’Europa-fortezza e dell’adeguamento alla sua politica anche da parte del governo maltese.
Ma inedito è il cinismo di Stato per cui una tale strage non trovi come risposta né l’indignazione corale, né l’incriminazione per strage, appunto, bensì per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. «Senza escludere un’eventuale ipotesi di omissione di soccorso», dicono gli inquirenti. Immigrazione clandestina di cui potrebbero essere imputati i cinque poveri spettri che il fato - lui solo compassionevole - ha voluto sottrarre alla morte. Questo «dettaglio», con l’annuncio della parata che Berlusconi sta per fare il 30 agosto con Gheddafi per festeggiare a Tripoli l’anniversario del trattato, restituisce in modo perfetto il senso del crollo dell’elementarmente umano consumato con le politiche di questo governo.
Politiche disumane generano comportamenti disumani: se nessuno ha sentito il dovere morale di soccorrerli è anche perché leggi criminali producono condotte sociali criminali. Ma non tutto è inedito in questo dramma. Non è vero che con esso «abbiamo toccato il fondo», come si è scritto. Se così fosse, si potrebbe coltivare la fragile speranza che un futuro governo non reazionario e non razzista potrebbe ripristinare forme di rispetto per l’elementarmente umano. Purtroppo non è così. Ce lo dice la strage di 108 profughi albanesi della Kater I Rades, provocata nel 1997 dalla pretesa di un governo di centrosinistra di bloccare manu militari l’esodo albanese. Ce lo ricorda un’altra strage del proibizionismo, quella del 25 dicembre 1996, in cui annegarono 233 migranti: a lungo ignorata dai media - il manifesto fu l’unico giornale ad aprire subito con la tragedia -, sempre negata dal governo di centrosinistra e occultata da una parte dei pescatori di Portopalo. Alla fine fu grazie all’ostinazione di qualche giornalista e di antirazzisti come Dino Frisullo, che il silenzio fu spezzato. Non vogliamo sostenere che il trattamento crudele riservato ai de-umanizzati - coloro che anche da cadaveri sono detti clandestini - sia una lunga notte oscura in cui tutte le vacche sono nere. Ma che per produrre i frutti marci che coltiva il governo in carica, di fatto guidato dall’ideologia post-nazionalsocialista della Lega nord, altri hanno provveduto a spargere i semi avvelenati: quelli del proibizionismo crudele e ad ogni costo. La condizione per tornare a coltivare la speranza sta nella costruzione di una volontà collettiva di superamento del paradigma proibizionista.