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22 gennaio - Proteste dei militari italiani su Internet: «Missione rischiosa con l’elicottero sbagli

Publie le domenica 23 gennaio 2005 par Open-Publishing

22 gennaio - Proteste dei militari italiani su Internet: «Missione rischiosa con l’elicottero sbagliato»
Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera

Il Cocer dell’Esercito denuncia: dovevano mandare i Mangusta. La Difesa: velivolo adeguato

ROMA - I primi messaggi sono quelli della disperazione. Ma poi l’angoscia lascia il posto alla rabbia, il dolore dà sfogo alle accuse. Sui siti Internet dove i militari si parlano e dialogano con i colleghi in missione in Iraq, i commenti si trasformano in un coro: «Doveva succedere e tutti lo sapevano. Lo avevamo scritto da tempo. Per mandare i Dardo e gli Ariete (i carri armati) si è aspettata la battaglia dei Ponti. Ora è morto un mitragliere che, come ai tempi del Vietnam, si sporgeva dal portello del suo Ab-412. Intanto gli A-129C sono a prender polvere a Rimini».
Si parla dei Mangusta, degli elicotteri da combattimento che il governo ha deciso di non inviare in Iraq. E appare tragicamente ironica la domanda che viaggia via email: «I 129 intanto restano a Rimini, che ci sia in programma una invasione da parte di San Marino con preponderanti forze corazzate e non ci abbiano detto nulla?». Protestano protetti dall’anonimato i soldati. Ma a dare loro voce ufficiale ci pensa il Cocer dell’Esercito.
Il maresciallo Pasquale Fico è uno dei delegati. Nel dicembre del 2003, quando i quattro elicotteristi del reggimento Antares, la cavalleria dell’aria, decisero di non partecipare alla missione «Antica Babilonia» si schierò al loro fianco.( http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2004/03_Marzo/05
/elicotteristi.shtml ) Loro sfidarono i vertici militari lamentando «l’inadeguatezza dei mezzi di fronte agli attacchi dei terroristi e delle milizie irachene» e per questo sono accusati di codardia. Lui adesso ribadisce i concetti: «I mezzi utilizzati non sono adeguati alla minaccia. Se fossero stati utilizzati i Mangusta, ora non dovremmo piangere un collega. E’ vero, alcune modifiche richieste per gli elicotteri utilizzati in questa missione sono state fatte. Ma non basta. I ragazzi sono in zona di guerra e devono essere protetti. Ieri erano a bordo di un elicottero che non è adatto al combattimento, questo non deve più accadere. Sono intervenuti per aiutare le truppe portoghesi che erano sotto attacco e uno di noi ci ha rimesso la vita. E’ chiaro che adesso si deve intervenire».
Il problema rimane sempre lo stesso: le regole di ingaggio votate dal Parlamento per il nostro contingente. I militari italiani hanno la possibilità di difendersi, ma non di attaccare. Agli inizi di dicembre l’invio dei Mangusta sembrava ormai cosa fatta. Ma poi il ministro della Difesa Antonio Martino smentì che l’invio fosse imminente e il capo di Stato Maggiore, l’ammiraglio Giampaolo Di Paola dichiarò al Corriere : «Li abbiamo preparati. Ma li manderemo solo in caso di necessità. Si ritiene che sia necessaria maggiore sicurezza durante il periodo elettorale. Io credo che bisognerà stare attenti al dopo».
Quel dopo evidentemente è già arrivato. In Iraq gli attacchi si intensificano con il trascorrere dei giorni e in vista delle elezioni le truppe della Coalizione sono sempre più sotto tiro. I rischi per il nostro contingente si erano già manifestati nel maggio scorso quando i guerriglieri della resistenza attaccarono il governatorato di Nassiriya. Per liberare la città e i soldati italiani dall’assedio fu chiesto l’aiuto degli inglesi, furono necessari i C130 Spectre. «Se avessimo avuto i Mangusta - si disse all’epoca - non ce ne sarebbe stato bisogno».
Al ministero della Difesa si spiega che i Mangusta non erano comunque adatti in questa situazione proprio perché si tratta di mezzi da attacco. Si sottolinea che l’elicottero Ab-412, a bordo del quale viaggiava il maresciallo Cola, «è un mezzo multiruolo che serve proprio per le missioni di soccorso come quella di ieri, decisa per aiutare le truppe portoghesi finite sotto attacco».
Il 9 febbraio il giudice militare di Roma dovrà decidere se i quattro elicotteristi «messi a terra» dopo la protesta dovranno essere processati. «Abbiamo preso la decisione di non partecipare alla missione - dissero dopo l’apertura dei procedimenti penale e disciplinare - non perché abbiamo paura, ma per proteggere i nostri colleghi. Il sistema di difesa antimissile non è adeguato ai compiti che dobbiamo svolgere». Prima di essere rimpatriati, i quattro piloti inviarono una relazione al loro comandante, il generale Luigi Chiavarelli. Spiegarono che l’assenza del dispositivo automatico antimissile sui Ch-47 Chinook rendeva inadeguato il sistema di difesa, lamentarono alcune «carenze tecniche nella protezione del lato sinistro e di quello posteriore destro».
Alcuni generali convocati dal procuratore militare Antonino Intelisano confermarono. Ammisero che era stato necessario disporre modifiche alla struttura per rendere i mezzi più sicuri. Per questo il magistrato chiese l’archiviazione dell’inchiesta. L’istanza è stata respinta dal Gup e adesso si dovrà decidere se avviare il dibattimento. «A questo punto - commenta il legale dei quattro elicotteristi, il professor Franco Coppi - chiederemo le relazioni sulla morte del maresciallo Cola e i documenti che riguardano le scelte compiute sull’utilizzo dei mezzi da mandare in Iraq».

http://www.uruknet.info/?p=s3380