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3 MARZO 2007, BOLOGNA: CORTEO NAZIONALE CONTRO I CPT
Publie le venerdì 16 febbraio 2007 par Open-PublishingIl 3 marzo a Bologna ci sarà il corteo nazionale per la chiusura dei CPT.
Anche noi ci saremo.
Continuiamo a chiedere la chiusura dei lager etnici e non un semplice
superamento, o un "graduale svuotamento", come affermato nella relazione
finale della commissione speciale sui CPT, perché ci ostiniamo a pensare,
e ad agire, che una società senza la gabbia del lavoro salariato, delle
istituzioni dell’educazione e della reclusione sia possibile. Perché cosa
sono nel neocapitalismo i CPT se non la sintesi, da incubo (ma quanto mai
reale!), dello sfruttamento della forza lavoro, del suo controllo e della
sua segregazione? Il sogno del capitale è sempre stato quello di governare
un proletariato mobile, flessibile sia nella dimensione dello spazio sia
in quella del tempo, del corpo e del ritmo. In questa fase, probabilmente,
il controllo del movimento si fa centrale nel processo di valorizzazione.
Spostati, si, ma entro le mie coordinate!
Come la precarietà è "legalizzazione" del lavoro nero senza uscire dalle
sue forme di ricatto padronale, i CPT e le dinamiche di espulsione legate
alla prestazione lavorativa (sia in regime Turco-Napolitano che
Bossi-Fini) sono la legittimazione del nuovo sistema neocapitalista: o
C.P.T. ed espulsione o asservimento alla società del lavoro. La
regolazione dei flussi (con o senza CPT) nel nuovo quadro globale sta
operando come aggressione preventiva ai danni dei migranti attraverso
precarietà, imperialismo e controllo sociale.
Oggi mentre viene rifinanziata la guerra in Afghanistan, qui in Italia,
nell’Europa di Schengen, le metropoli sono divenute sempre più campi di
internamento a cielo aperto sia per noi che ci viviamo da sempre sia, e
ancora più, per chi è scappato dalla propria casa, per chi ha lasciato le
proprie terre tentando di vivere dignitosamente altrove.
Inoltre in una società contemporaneamente flessibilizzata dal punto di
vista del lavoro e dei servizi e rigidamente etnicizzata secondo linee
"razziali" (legge Treu\Biagi e Turco-Napolitano\Bossi-Fini) l’estrema
destra sociale può chiudere nel cassetto quei volantini che chiedevano
l’istituzione di lager e di strumenti di controllo sociale, punizione e
annientamento preventivo del diverso... ci hanno già pensato i vari
governi di centrosinistra e destra! Il razzismo di stato realizza così con
l’aggressione imperialista all’arabo e la reclusione nei CPT i cavalli di
battaglia dei fascisti, facendo così diventare lo stesso antifascismo e
antirazzismo qualcosa di assimilabile al teppismo e le resistenze globali
al terrorismo, mentre dall’altro verso ha legittimato i fascisti e le
stragi nelle terre di conquista.
Ma per fortuna come all’aumento della nostra rabbia contro l’aggressione
agli uomini e alle donne irachene si accompagna la loro resistenza,
all’ampliamento delle zone d’influenza e l’intensificazione dello
sfruttamento del capitale si accompagna la lotta, la rivolta e la fuga,
come è d’altronde sempre accaduto. E’ così con gioia che registriamo le
fughe dal lager etnico. Il conflitto che rompe le frontiere armate della
fortezza Europa squarcia con la fuga e la rivolta anche le sue prigioni
mettendo in crisi l’amministrazione dei programmi di
internamento-deportazione, facendo così saltare il sogno del capitale di
una forza lavoro completamente assoggettata.
Se il lavoro precarizzato è uno dei paradigmi di questa situazione, un
altro è certamente quindi la migrazione della forza-lavoro. Con lo slogan
"combattiamo l’immigrazione illegale" i governi hanno dichiarato guerra
alla libertà di movimento di milioni di persone. Una guerra atroce che
priva donne, uomini e giovani della propria libertà. E’ un business
internazionale, giocato sulla pelle di uomini e donne, che il capitale si
assicura seminando violenza, miseria e oppressione in tutto il mondo! È
necessario che sui due fronti in cui questa guerra si combatte (uno
interno che vede da una parte i lager, le deportazioni, le frontiere
armate, la polizia, dall’altra interi settori economici basati sullo
sfruttamento della forza-lavoro migrante che diviene paradigma di tutto lo
sfruttamento; ed uno esterno basato sull’aggressione imperialista tramite
la guerra) che le resistenze contro il lavoro, il razzismo e
l’imperialismo si saldino. Precarietà, guerra e CPT sono le forme del
controllo e dello sfruttamento del neocapitalismo.
Il CPT dunque, strumento di "sperimentazione" della reclusione di tutta la
forza lavoro, non è solamente un’aberrazione giuridica, una violazione dei
diritti umani. Certo, è anche questo, se la stessa commissione, dopo varie
associazioni, ne denuncia l’aberrazione. La lotta contro il CPT, declinata
in un senso di classe, è soprattutto lotta contro la precarietà. Da anni
lo facciamo insieme alle componenti più avanzate del movimento. Lo faremo
anche il 3 marzo per far sì che la lotta contro i CPT si unisca a quella
contro la base nato di Vicenza e al No TAV della Val di Susa per far fare
retromarce, e magari anche roccambolesche ritirate, al governo Prodi.
A questo proposito non possiamo esimerci dal trarre le nostre prime
impressioni sulla bozza Amato-Ferrero circolata in questi giorni. E’ un
testo che diverrà presto legge delega sull’immigrazione e che il governo
vuole far votare al parlamento entro fine anno, ovviamente se non ci sarà
un’opposizione forte e determinata nelle piazze!
La concezione delle liste di collocamento composte dai consolati e da
organizzazioni internazionali nei paesi d’origine dei migranti che
chiedono di lavorare in Italia è forse anche peggiore rispetto al sistema
odierno. Si vuole un migrante che studi nel suo paese la lingua italica e
che sia iscritto alle liste da anni, in qualche modo che faccia un
itinerario di fedeltà alla nazione. Le liste di collocamento altro non
sono che centri di controllo preventivo di una forza lavoro che si vuole
già sottomessa. In questo modo chiunque voglia entrare in Italia senza
passare per il collocamento sarà fuori del circuito del mercato del lavoro
(lavoro che rimane dunque obbligatorio per i migranti "regolari"), ma
l’atto di rottura delle frontiere diventerà anche rivolta contro il
lavoro, e per questo ancor meno tollerata di prima.
A questa rappresentazione di un immigrato docile e subordinato all’iter
che porta al lavoro ed all’integrazione si aggiunge quella del
collaborazionista. Per far diventare realizzabili e meno discusse le
espulsioni, vengono organizzati piani di rimpatrio "volontario", con
stanziamenti economici governativi per sostenere il migrante dopo il
rimpatrio. Il migrante deve "solamente" aiutare la polizia nella propria
identificazione, altrimenti vivrà la deportazione come un’espulsione!!! Il
migrante "buono" invece sarà ben contento della miseria che gli elargirà
lo stato!
Sul punto che riguarda il nuovo assetto dello stesso CPT viene affermato
che le categorie che adesso sono rinchiuse debbano diminuire. Le colf
(dato che servono), i carcerati (che vanno identificati in carcere ed
espulsi da lì) e i minori. "Proponiamo un diverso approccio alla questione
e un loro svuotamento" dice, infatti, Staffan De Mistura. Cogliendo un
limite di una parte del movimento ed abboccando ad esso, l’umanizzazione
del CPT oltre a scongiurarne la chiusura non tocca sostanzialmente lo
schema del controllo dei flussi della migrazione autonoma, e dà il
contentino alle associazioni umanitarie che si lamentavano per i numerosi
delinquenti presenti nei CPT.
Pestaggi, ricatti, psicofarmaci, soprusi, autolesionismo non sono una
disfunzione data dalla mala gestione ma sono parte del sistema di
controllo dell’istituzione stessa, così come hanno dimostrato molti studi
su altre istituzioni totali. Anche per questo parlare di umanizzazione è
impossibile.
Il movimento bolognese assieme ai migranti ha mostrato praticamente che i
C.P.T. non sono "superabili", come ci dice questo nuovo governo, ma vanno
chiusi, subito! Non c’è spazio per una deportazione in prima classe o per
la pay tv in un lager, a Bologna e altrove c’è spazio solo per la chiusura
immediata dei centri di detenzione temporanea!
Finché ci saranno i CPT e la segmentazione della forza lavoro attraverso
il controllo dei flussi e la sua etnicizzazione, il razzismo sarà di Stato
e funzionale alle logiche della valorizzazione del capitale.
Saremo per le strade della città di Bologna con uno spezzone ed invitiamo
tutte le realtà dell’antagonismo sociale ad attraversarla il 3 marzo con
noi.
Chiudiamo i C.P.T. subito!
Per la libera circolazione per tutti e tutte!
Contro le leggi speciali per migranti e la Legge 30!
Laboratorio del precariato sociale CRASH! - Bologna