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4 ottobre 2008: manifestazione antirazzista a Caserta: tutti al fianco dei migranti
Publie le mercoledì 1 ottobre 2008 par Open-Publishing1 commento
4 ottobre 2008: manifestazione antirazzista a Caserta: tutti al fianco dei migranti
di Celeste Costantino, esecutivo nazionale Giovani Comunisti
Sabato 4 ottobre per le vie di Caserta sfileranno loro, gli "altri", gli immigrati. E insieme a loro le forze democratiche e della sinistra, i cittadini onesti, le associazioni laiche e cattoliche, i movimenti.
La manifestazione antirazzista di Caserta chiede con forza la regolarizzazione per i migranti che da anni lavorano in condizioni durissime nel nostro paese. Chiede una legge che riconosca l’asilo politico costituzionale, il ritiro del "pacchetto sicurezza", il rafforzamento dei ricongiungimenti familiari, l’abolizione dei Cpt, per dare vita ad una nuova stagione all’insegna dei diritti di cittadinanza e del riconoscimento sociale dei lavoratori immigrati.
Una manifestazione che nasce e si muove all’interno di uno scenario drammatico, feroce, folle. Solo così si può descrivere la strage di Castelvolturno, la cosiddetta strage di San Gennaro. I morti del litorale Domiziano sono infatti il simbolo, estremamente cruento e quantomai reale, dell’Italia di oggi. Sono il paradigma di un Paese in crisi. Castelvolturno, il litorale domizio, il Casertano sono il luogo, uno dei tanti luoghi, in cui si misura la crisi di identità che vive il nostro Paese. Vittima ormai di una deriva autoritaria e securitaria che ruba il futuro a interi territori, intere popolazioni.
Partiamo dal governo. Che ancora una volta per tentare di risolvere un problema invoca, e dispone, l’invio dell’esercito. Lo ha fatto per gli scippi e i furti nelle grandi città, per vigilare sugli obiettivi sensibili, per affrontare l’emergenza rifiuti (ma neppure un etto di spazzatura campana è stato avviato a un vero e integrato ciclo dei rifiuti), per rispondere alle aggressioni della camorra. Ma davvero qualcuno in buona fede può pensare che sia efficace la stessa medicina per tante, e così differenti, malattie?
La verità è che c’è una incapacità di analisi, di lettura delle situazioni, di risoluzione dei problemi di milioni di persone, da nord a sud di questo Paese. Per dirla in altri termini, è un bene che le forze dell’ordine mettano a segno un maxiblitz come quello di ieri contro i casalesi, ma non bisogna dimenticare che la camorra non è più un’emergenza del Sud ma un dato strutturale e allora la presenza dello Stato non può limitarsi alle operazioni di polizia.
Perché quello che accade in molte aree del nostro Paese ha radici profonde. I fatti di Castelvolturno sono maturati in un Paese che ha lasciato nelle mani della camorra un pezzo importante del suo territorio, che ha abdicato ai suoi compiti primari, che non offre alternative credibili ai giovani del nostro Sud, che alza i toni (e impugna le armi) contro i migranti, che confonde l’emergenza con la quotidianità, il diritto con il favore, le buone pratiche con il bieco opportunismo.
Che condanna i lavoratori in nero dell’agricoltura e dell’edilizia su cui si regge un intero sistema e santifica i datori di lavoro che li sfruttano, che finge di non vedere le persone che sui campi e sui cantieri vengono trattate come schiavi (e tra questi ci sono molti dei 25mila migranti che vivono nella zona di Castelvolturno), che tiene aperti i centri di detenzione per i clandestini e si batte il petto per la violazione dei diritti umani nei paesi asiatici, che recupera senza vergogna gli ideali fascisti e che risponde al disagio sociale e ai bisogni con la repressione e la diffusione del terrore, che chiama flessibilità la precarietà, che considera criminale chiunque è nero di pelle, che aggredisce e non capisce, che non comprende il senso di ingiustizia e di prevaricazione avvertito dalle comunità straniere che a Castelvolturno hanno voluto gridare agli italiani la loro innocenza alle accuse rivolte dopo la strage di San Gennaro.
Non solo. I morti ammazzati a Castelvolturno fanno emergere in tutta la sua drammatica evidenza il fallimento di un modello che in Campania e in tante altre zone del Sud è diventato regola. Perché proprio la zona di Castelvolturno è stata negli anni luogo di abusivismo edilizio e calcestruzzo selvaggio (case per trentamila persone), di seconde case nate per speculazione con il mito del turismo di qualità e la realtà dell’assenza più totale dei servizi primari.
E al degrado ambientale che la politica e certa società civile ha tollerato o addirittura favorito è ben presto seguito il degrado sociale: un intero territorio è diventato luogo di traffici e di abbandono, di fuga per latitanti e di rifugio per i più poveri, soprattutto i migranti arrivati a migliaia in una Campania ricca di cattivo lavoro. E anche oggi, come denuncia il responsabile casertano di "Libera", le proposte firmate da Confindustria lo scorso fine settimana in Campania «rammentano ancora una volta che quelle che emergono solo sempre richieste: invece ognuna delle parti in causa dovrebbe fare una azione concreta che compete alla sua realtà».
A partire dall’assunzione diretta di responsabilità. Non bisogna dimenticare che il simbolo del degrado sul litorale domizio è stato il villaggio Coppola, un gigante di cemento e acciaio completamente abusivo. E’ di proprietà della famiglia della vicepresidente di Confindustria Cristiana Coppola che oggi ha chiuso un vantaggiosissimo accordo con lo Stato per demolire una parte dell’ecomostro costruito da suo padre e con questi presupposti pretende di indicare la strada dello "sviluppo al Mezzogiorno".
Insomma, è con le complicità di un certo sistema politico, sociale, economico e criminale che sono nate le sacche di degrado del litorale domizio che sono state, e sono tuttora, funzionali a un’intera economia (legale e illegale), all’agitare degli spettri dell’insicurezza e dell’invasione dei neri da parte del governo razzista che guida il nostro Paese, al mantenimento del dominio dei gruppi di potere locali, al controllo del territorio da parte dei clan.
A questa verità non ci si può sottrarre se davvero si vuole affrontare i problemi del Sud. E’ questo cortocircuito - sociale, politico, mediatico - che dobbiamo disinnescare. Rispondendo alla rabbia dei migranti sfruttati, umiliati e colpevolizzati. Proponendo un impegno straordinario, ricostruendo pezzi di senso sociale e politico al fianco dei cittadini campani onesti, al fianco dei migranti, contro ogni deriva autoritaria e securitaria, per lanciare, come dice il manifesto della manifestazione del 4 ottobre a Caserta, «un patto per costruire legami di solidarietà, perché i diritti sono l’unico strumento per combattere l’insicurezza».
Messaggi
1. 4 ottobre 2008: manifestazione antirazzista a Caserta: tutti al fianco dei migranti, 11 ottobre 2008, 17:11, di GIRMI SOCIO ARCI CAMALLI
http://girmi.ilcannocchiale.it/post/2052073.html
DIMISSIONI DELLA SINISTRA ORAA