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44 anni dopo per non dimenticare
Vajont è il nome del torrente che scorre nella valle di Erto e Casso per confluire nel Piave, davanti a Longarone e a Castellavazzo, in provincia di Belluno (Italia).
La storia di queste comunità venne sconvolta dalla costruzione della diga del Vajont, che determinò la frana del monte Toc nel lago artificiale sottostante. La sera del 9 ottobre 1963 si elevò un’immane ondata, che seminò ovunque morte e desolazione.
La stima più attendibile è, a tutt’oggi, di 1910 vittime.
I responsabili politici ed economici del progetto e della sua realizzazione, sapevano che :
« Sotto il monte Toc esiste un’enorme massa in movimento dalla quale si possono staccare frane a ripetizione, soprattutto riempiendo e svuotando il bacino del Vajont » Franco Giudici ed Edoardo Semenza, geologi (luglio 1959)
« Non possono esistere dubbi su questa profonda giacitura del piano di slittamento. Il volume della massa di frana deve quindi essere considerato di circa 200 milioni di mc. La sola misura di sicurezza possibile é l’abbandono del progetto ». Leopold Müller, geologo, fondatore della Scuola Geologica di Salisburgo (febbraio 1961)
“Dal 15 al 28 febbraio 1962 si sono verificate 5 scosse di terremoto di variabile intensità” (Dal rapporto sismografico quindicinale della SADE per l’assistente del Governo)
« La caduta di una frana di 200 milioni di mc potrebbe provocare conseguenze dannose accentuate gradatamente fino a diventare manifestamente impressionanti al massimo invaso anche per la zona a valle della diga ». Augusto Ghetti, titolare dell’Istituto di Idraulica dell’Università di Padova (luglio 1962)
Dunque, l’aver costruito la diga in una valle non idonea sotto il profilo geologico e l’aver innalzato la quota del lago artificiale oltre i margini di sicurezza significa semplicemente che il pubblico interesse é stato sacrificato all’interesse economico privato, in altre parole, che l’interesse economico privato, tra l’altro, é costato la vita ad almeno 1910 persone.
Il non aver dato l’allarme la sera del 9 ottobre per attivare l’evacuazione in massa delle popolazioni residenti nelle zone a rischio di inondazione rientra nella sfera della responsabilità politica, insieme alla decisione di costruire la diga.
Fu aperta un’inchiesta giudiziaria. Il processo venne celebrato nelle sue tre fasi dal 25 novembre 1968 al 25 marzo 1971 e si concluse con il riconoscimento di responsabilità penale per la previdibilità di inondazione e di frana e per gli omicidi colposi plurimi : in definitiva furono condannati solo due ingegneri della SADE , la ditta titolare dell’impianto, l’uno a 5 anni (dei quali 3 condonati), l’altro a 3 anni e 8 mesi (dei quali 3 condonati)
Solo nel 1997 – dopo 6 processi e a 34 anni dal disastro - la Montedison, che nel frattempo aveva assorbito la SADE, fu definitivamente condannata al risarcimento dei danni morali e materiali ai paesi sinistrati : in totale 22 miliardi di lire (circa 11 milioni di euro).
Quanto alle responsabilità politiche, non risulta alcuna condanna.
Parigi, 10 ottobre 2007 Giustiniano Rossi
Messaggi
1. 44 anni dopo per non dimenticare, 26 ottobre 2007, 16:36
Ciao.
9 ottobre 2007. 44esimo anniversario della più grande e sporca strage di mafia che io conosca. Nessun TG o quotidiano ne fa nemmeno menzione. Siamo in un paese strano.
E può capitare che una ’mafia’ usi la polizia per far chiudere un sito antimafia? E’ capitato, qui:
http://www.vajont.org
Non allarmatevi, però. Il ricorso - e la probabile, gandhiana, riattivazione - è questione di ore (10 ottobre, 08.45). E una conferenza stampa in Senato, il 9 ottobre, ha trattato anche di queste cose. Il 26 ottobre, alla Camera, presentazione ufficiale del disegno di legge.
Ma ricordiamoci anche di Tina Merlin, e (il 7 ottobre) di un’altra coraggiosa giornalista, Anna Politovskaja, freddata sull’uscio di casa, a Mosca, un anno fa. Entrambe, scrissero contro le MAFIE del loro tempo e per questo vennero attaccate, diffamate e emarginate. Purtroppo, avevano ragione loro.
Anche per questo tipo di cose (ovvero la scarsa memoria di queste storie, e delle CONSEGUENZE di "queste storie") io... mi vergogno di "essere" italiano.
http://vajont.org/vajont_static/itoiz-vajont/indicevajont.htm
http://www.vajont.org/vajont_static/libri.html
http://www.vajont.org/vajont_static/video.html
http://www.vajont.org/vajont_static/cimiteronline/index.htm
http://www.vajont.org/vajont_static/vastano/indice.html
C’erano molte persone, alla 3a "Veglia di solidarietà", in diga ad Erto (PN) il 6 e 7 ottobre. E il 9, c’è stata la 44esima immonda farsa ipocrita, a Longarone.
No, c’è molto, molto ancora da fare. E da dire, e da mostrare. Il "Vajont" è tutti i giorni. E’ una mafia quotidiana e ahinoi diffusa (dal ’46).
Ciao.
Tiziano Dal Farra (tiziano@vajont.org)
P.S. = Vorrei invitare chiunque a farmi avere (copia/incolla in una semplice mail, poi con CALMA scrivere e inviare) questo "formulario" compilato. Se credete.
Verrà pubblicato (in raccolta anonima, per chi lo desidera e lo specifica) quando www.vajont.org riprenderà le "trasmissioni".
Copia/incolla:
http://www.vajont.org/vajont_static/moduloIntervista.html
Grazie anticipate.
Tiziano Dal Farra.
P.S. se credete, fate girare. Qui, ogni giorno si lavora per la Memoria.