Home > ’68 : SCALZONE, 40 ANNI DOPO E’ ANCORA POSSIBILE UN’ALTRA VALLE GIULIA

’68 : SCALZONE, 40 ANNI DOPO E’ ANCORA POSSIBILE UN’ALTRA VALLE GIULIA

Publie le giovedì 6 marzo 2008 par Open-Publishing
1 commento

Jeudi 6 mars 2008

Roma, 29 feb. - (Adnkronos) - Oggi come 40 anni fa: da un momento all’altro potrebbe scoppiare un nuovo ’68. A sostenerlo e’ Oreste Scalzone, tra i fondatori di Potere operaio, che, nell’anniversario degli scontri di Valle Giulia, racconta all’ADNKRONOS cosa accadde quell’1 marzo del 1968 a Roma, fuori dall’universita’ di architettura. Scalzone dice di non voler fare la ’cassandra’ ne’ il ’visionario’, eppure e’ convinto che quel fermento che allora scosse la societa’ italiana possa tornare e che i tanti che si sono "lasciati convincere" di non avere piu’ il potere di decidere ora possano tornare a lottare per l’autodeterminazione del proprio destino. Proprio come nel ’66, quando nessuno immaginava che soltanto due anni e mezzo dopo la Fiat sarebbe ’esplosa’.

Scalzone dice che non perdona "intellettualmente’’ chi oggi dice di non comprendere quel comportamento di 40 anni fa. ’’Mi turba che qualcuno faccia finta... O, peggio, che davvero lo ritenga incomprensibile". Soprattutto, invita a riprovarci, a ritentare "quello che si chiamava un assalto al cielo’’. ’’Si riaffacci quell’idea complicata da realizzarsi - e’ il suo auspicio - Si ritenti l’unica vera rottura, che non e’ il buon governo, un governino migliore di un altro, ma costruire insieme la capacita’ di autogovernarci".

Poi Scalzone ricorda l’atmosfera di quei giorni, e lo fa partendo dalla loro colonna sonora: "Quella canzone di Pietrangeli, ’Non siam scappati piu’’, e’ l’espressione poetica semplice, popolare di un cantautore di allora, ma colse un’emozione, il grumo di vissuto di alcune generazioni, studenti, qualche giovane operaio, magari disoccupati, sognatori, militanti, gente come me, le cui esperienze erano recenti, non certo le grandi epopee che ci venivano raccontate, come la Resistenza, ma per esempio i fatti di Reggio Emilia. Ecco, per noi quei morti del luglio 1960 rappresentavano una sorta di sacrario", sottolinea Scalzone. Dal 1960 in poi, spiega, "tanti furono i ’dissidenti’, nei confronti della societa’ e del suo ordine, ma anche, in particolare, nei confronti del partito comunista e del sindacato, che a parole ci trasmettevano mitologie passate e, ancora a parole, ci raccontavano di rivoluzioni future che pero’ non venivano mai".

Messaggi