Home > 9-11: «power-down» nella Torre Sud del WTC?
«Il segreto generalizzato sta dietro lo spettacolo, come complemento decisivo di ciò che mostra e, se scendiamo al fondo delle cose, come la sua operazione più importante.» Guy Debord
Negli Stati Uniti, a proposito del crollo delle Twin Towers, si parla ormai apertamente di demolizioni controllate. L’impatto degli aerei ed i successivi incendi non sembrano infatti poter essere tecnicamente considerati la causa dei crolli, in tutto simili a quelli prodotti intenzionalmente con le demolizioni controllate. L’ipotesi che quindi si fa strada nella comunità dei ricercatori che indagano sull’11 settembre è che le Torri gemelle siano state preventivamente minate con dell’esplosivo al fine di determinarne l’implosione a poca distanza di tempo dallo schianto degli aerei. Il completo cedimento strutturale delle due Torri e la loro polverizzazione hanno fatto in modo che il già spettacolare effetto visivo prodotto dallo schianto degli aerei venisse amplificato in maniera colossale. Una serie di attentati simultanei nella metropolitana di New York avrebbe provocato sicuramente lo stesso numero di morti; ma tutto ciò non sarebbe stato visibile, non avrebbe potuto assumere valenze «televisive». Lo scopo principale degli attentati compiuti in quel tragico mattino non fu infatti la distruzione, fine a sé stessa, di vite umane e di infrastrutture civili. Gli attacchi terroristici dell’11 settembre furono concepiti per essere visti e contemplati, si rivolsero e continuano a rivolgersi ancora oggi all’«homo videns». Quindi il loro vero scopo fu quello di produrre uno «spettacolo»; le cui immagini, diffuse in tempo reale in tutto il globo, si sarebbero dovute imprimere in maniera indelebile nella coscienza di miliardi di persone, modificandone per sempre convinzioni ed atteggiamenti. Il crollo dei due colossali edifici rappresenta perciò l’orrido ìncipit di una nuova èra «spettacolare»: l’èra della «guerra infinita» al «Terrorismo».
Altrove ( http://italy.indymedia.org/news/2004/01/457309.php ) abbiamo preso in considerazione l’eventualità che gli attacchi terroristici dell’11 settembre siano stati in realtà una sorta di colpo di Stato mascherato, condotto da quelli che Edward Luttwak definisce «insiders». Se le Torri sono state minate con degli esplosivi, ciò sarebbe la prova dell’avvenuto golpe e dell’«inside job», ossia dell’intervento di quelle che Lyndon LaRouche ha chiamato «forze canaglia» annidate nelle istituzioni e negli apparati della sicurezza americani. In questo caso infatti sarebbe impossibile sostenere che a minare i due edifici siano stati gli uomini di Al-Qaeda.
In questo articolo non ci occuperemo però dell’argomento, squisitamente tecnico, delle demolizioni controllate; dibattuto in molti siti internet, è stato oggetto di molte pubblicazioni. In merito ci limitiamo a segnalare, tra le opere pubblicate in Italia, i lavori di David Ray Griffin, Marina Montesano e di Philip J. Berg assieme a William Rodriguez. Esamineremo invece due vicende ad esso strettamente collegate e che potrebbero spiegare quando furono minate le Torri ed in quali circostanze. La prima vicenda riguarda i ripetuti stati di allerta che interessarono la Torre Nord (WTC 1) nelle settimane precedenti l’11 settembre; l’altra è il cosiddetto «power-down», cioè l’interruzione della corrente elettrica provocata nella Torre Sud (WTC 2) sabato 8 e domenica 9 settembre 2001. Ma procediamo con ordine esaminando in ordine cronologico le poche e sparse notizie pubblicate al riguardo.
– Stato di allerta nella Torre Nord
Il giorno successivo agli attentati, su New York Newsday i giornalisti Curtis L. Taylor e Sean Gardiner pubblicarono un articolo riguardante la Torre Nord dal titolo «Heightened Security Alert Had Just Been Lifted». Lo scritto riporta la testimonianza di alcuni membri del personale addetto alla sicurezza dell’edificio. Secondo costoro, nelle settimane precedenti gli attentati terroristici, il livello di allerta era stato aumentato a causa di numerose minacce giunte per telefono. L’articolo non riferisce il contenuto esatto di queste telefonate minatorie, anche se possiamo ovviamente dedurne che avessero per oggetto un imminente attentato dinamitardo. Non dimentichiamo infatti che il 26 febbraio 1993 un furgone bomba esplose nel garage sotterraneo tra la Torre Nord e il World Financial Center sull’altro lato di West Street. L’esplosione però, benché fortissima, non riuscì a compromettere la stabilità dell’edificio. Non sappiamo nemmeno se vennero svolte delle indagini per appurare la provenienza delle telefonate e quindi i loro autori. Daria Coard, un membro della sicurezza, affermò che, appunto a causa di tali messaggi minatori, nelle due settimane precedenti l’11 settembre lo staff addetto alla sicurezza del WTC 1 dovette lavorare continuamente con turni di dodici ore ciascuno. Vennero anche impiegati cani appositamente addestrati a fiutare la presenza di esplosivo, tuttavia giovedì 6 settembre lo stato di allarme venne bruscamente revocato e le ispezioni con i cani vennero sospese («The World Trade Center was destroyed just days after a heightened security alert was lifted at the landmark 110-story towers, security personnel said yesterday. Daria Coard, 37, a guard at Tower One, said the security detail had been working 12-hour shifts for the past two weeks because of numerous phone threats. But on Thursday, bomb-sniffing dogs were abruptly removed. "Today was the first day there was not the extra security", Coard said»). Hermina Jones, un’altra guardia della Torre Nord, sostenne che furono presi provvedimenti per proteggere il World Trade Center da attacchi aerei, installando cristalli anti-proiettile e porte anti-fuoco nel centro di comando computerizzato del ventiduesimo piano («Security guard Hermina Jones said officials had recently taken steps to secure the towers against aerial attacks by installing bulletproof windows and fireproof doors in the 22nd-floor computer command center»). Il 24 settembre 2001 nel reportage «Hell on Earth» pubblicato da People Magazine, Ben Fountain, un analista finanziario che lavorava nella Torre Sud per il Fireman’s Fund, dichiarò che nelle settimane precedenti gli attacchi terroristici le Twin Towers e l’edificio n° 7 del World Trade Center furono insolitamente fatti evacuare per molte volte a causa di non meglio precisate ragioni di sicurezza. La sua testimonianza è riportata da Alex Jones nel suo sito, eccola: «Ben Fountain, a financial analyst who worked in the World Trade Center Complex, told People Magazine that in the weeks before 9/11 there were numerous unnanounced and unusual drills where sections of both the twin towers and building 7 were evacuated for quote ’security reasons’». Quanto riferito da Ben Fountain è coerente con la testimonianza del personale addetto alla sicurezza della Torre Nord sopra riportata; ed entrambi i resoconti ci parlano di uno stato di allerta generalizzato nelle settimane e nei giorni precedenti agli attentati. È significativo che si temesse sia un attentato medianti esplosivi piazzati negli edifici, ne è prova l’utilizzo di cani capaci di fiutare sostanze esplosive; sia un attacco proveniente dall’aria, per contrastare il quale abbiamo visto che furono installati vetri a prova di impatto e porte in grado di resistere alla combustione e di impedire l’ingresso del fumo.
– «Power-down» nella Torre Sud?
Il 22 marzo 2003 John Kaminski scrisse un articolo in cui venivano esaminate le principali incongruenze della versione ufficiale sull’11 settembre; il titolo era emblematico: «The Official Version Of 9/11 Is A Hoax». In esso si sostiene che le Torri non crollarono a causa degli schianti degli aerei e degli incendi poi da questi provocati. Secondo Kaminski il crollo delle Twin Towers fu in realtà determinato dallo scoppio di sostanze esplosive piazzate in prossimità delle strutture portanti; come fu fatto nell’attentato di Oklahoma City il 19 aprile 1995, che provocò numerosi morti e la distruzione di buona parte del Murrah Federal Building («The twin towers could not have collapsed as a result of burning jet fuel. Most of that fuel was consumed on impact. In the south tower, most of the fuel was spilled outside the building. Heat caused by burning jet fuel does not reach temperatures needed to melt steel. What does stand out as particularly suspicious and still unexplained is that fires raged out of control beneath THREE of the collapsed towers for ONE HUNDRED DAYS, clearly indicating the presence of some kind of substance utilized in the demolition of the structures. The Twin Towers did not fall because of plane impacts or fires. Most likely explosives were placed on structural supports in the towers (as was done in Oklahoma City), and these controlled implosions snuffed out the lives of three thousand people»). Come è noto, l’unico responsabile dell’attentato fu indicato in Timothy McVeigh, in seguito condannato alla pena capitale. E a proposito dell’attentato di Oklahoma City vale la pena riportare una notizia fornita da Walter Graziano secondo il quale l’impresa che per prima arrivò sul posto dopo il crollo delle Torri era la stessa che giunse presso il Murrah Federal Building dopo l’esplosione. Per una strana ironia il suo nome è: «Controlled Demolition Inc.»; ed è sempre la stessa impresa che, all’indomani dell’11 settembre, si occupò di rimuovere in fretta e furia le macerie delle Twin Towers e di venderle ai commercianti di rottami di New York, che a loro volta le esportarono in Cina e Corea. In questo modo ogni perizia legale basata su di una analisi fisico-chimica dei detriti, che avrebbe potuto appurare la reale causa dei crolli, fur resa impossibile. L’articolo di Kaminski non era certamente il solo in cui si sosteneva la tesi della demolizione controllata delle Torri del World Trade Center. Tuttavia nel contesto dell’argomento trattato esso riveste una particolare importanza, in quanto sarà in conseguenza della sua lettura che circa un anno dopo, il 19 aprile 2004, una email verrà spedita a tutta una serie di indirizzi di posta elettronica, tra i quali figurava anche quello di John Kaminski. Ecco il testo originale della email con le relative intestazioni:
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From: "Scott Forbes"
To: skylax@comcast.net
Subject: Official Ver[si]on of 9/11 - new info
Date: Mon, 19 Apr 2004 12:35:12 +0000
To John Kaminski,
I was pleased to read your article "The Official Version of 9/11 is a Hoax" ... Please note some other facts. My name is Scott Forbes and I still work for Fiduciary Trust. In 2001 we occupied floors 90 and 94-97 of the South Tower and lost 87 employees plus many contractors. On the weekend of 9/8,9/9 there was a ’power down’ condition in WTC tower 2, the south tower. This power down condition meant there was no electrical supply for approx 36hrs from floor 50 up. I am aware of this situation since I work in IT and had to work with many others that weekend to ensure that all systems were cleanly shutdown beforehand ... and then brough back up afterwards. The reason given by the WTC for the power down was that cabling in the tower was being upgraded ... Of course without power there were no security cameras, no security locks on doors and many, many ’engineers’ coming in and out of the tower. I was at home on the morning of 9/11 on the shore of Jersey City, right opposite the Towers, and watching events unfold I was convinced immediately that something was happening related to the weekend work ... I have mailed this information to many people and bodies, including the 9/11 Commission but no-one seems to be taking and registering these facts. Whats to hide? Can you help publicise them? Please feel free to mail me.
Scott Forbes
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Scott Forbes lavorava dal 1999 per la Fiduciary Trust, una banca successivamente acquistata dalla Franklin Templeton, in qualità di «senior database administrator». Era (ed è) quindi un esperto in Information Technology. Nel 2001 tale società occupava il piano 90 ed i piani 94-97 del WTC 2. Forbes rimase evidentemente molto colpito dalle affermazioni di Kaminski sulle demolizioni controllate, e le mise subito in relazione con ciò di cui era stato testimone l’8 e il 9 settembre 2001 nella Torre Sud. Veniamo al punto: Forbes affermò che nel fine settimana che precedette martedì 11 settembre, nella Torre Sud ci fu una interruzione della corrente elettrica («power-down»). In quella circostanza l’edificio rimase privo di energia elettrica per trentasei ore dal cinquantesimo piano in poi. Ufficialmente l’elettricità venne tolta per consentire lavori di adeguamento e potenziamento del cablaggio. Forbes era informato della faccenda perché doveva provvedere che tutti i sistemi computerizzati della banca venissero chiusi in maniera corretta e poi riattivati al termine dei lavori. Nella email aggiunse che senza energia elettrica non funzionavano né le telecamere di sicurezza né i sistemi di chiusura delle porte. C’è inoltre un piccolo particolare, apparentemente insignificante, che però in tale contesto potrebbe assumere una certa importanza: Forbes menzionò che molti «’engineers’» entravano ed uscivano dalla Torre Sud. Il fatto in sé stesso potrebbe essere assolutamente normale, in quanto erano in corso importanti lavori di adeguamento in un enorme e complesso edificio con un conseguente andirivieni di tecnici ed operai. Tuttavia Forbes mise stranamente la parola tra virgolette: forse intendeva dire che le persone in questione non erano ciò che sembravano essere? L’email si concludeva con l’affermazione che tali informazioni furono da lui comunicate a molte persone ed organizzazioni, inclusa la Commissione sull’11 settembre; ma nessuno sembrò prenderne atto. È chiaro il sospetto che si affacciò nella mente di Scott Forbes dopo la lettura dell’articolo di Kaminski ed il ricordo della sua esperienza: se le Torri crollarono a causa di una demolizione controllata, forse l’esplosivo fu collocato in quelle trentasei ore tra l’8 e il 9 settembre. O perlomeno il suo sospetto fu che, in quel lasso di tempo, qualcosa fosse stato approntato in vista dell’attentato compiuto la mattina dell’11. Ed è solo a questo punto che egli decise di spedire i messaggi di posta elettronica per rendere nota l’inquietante circostanza relativa al «power-down».
Pochi giorni dopo la data di invio della email da parte di Forbes, Victor Thorn cercò di approfondire la vicenda con l’articolo «Pre-9/11 World Trade Center Power-Down» del 23 aprile 2004. Thorn confermò le notizie contenute nella email di Scott Forbes, aggiungendo alcuni particolari. La Fiduciary Trust fu una delle prime società ad installare i propri uffici nel World Trade Center subito dopo che furono costruite. E da allora nessun «power down» era mai stato organizzato prima di quella occasione. In altri termini, era la prima volta che l’erogazione della corrente elettrica veniva sospesa per consentire lavori di adeguamento del cablaggio come predisposto dalla Autorità Portuale di New York proprietaria degli edifici. Ciò che colpisce in questa storia non sono dunque i fatti in quanto tali, bensì la loro prossimità temporale con gli avvenimenti dell’11 settembre. Comunque nei piani più bassi della Torre Sud l’energia elettrica continuò ad essere presente, ed il personale tecnico addetto ai lavori aveva libero accesso nell’edificio per il fatto che i sistemi di sicurezza erano stati disattivati. Forbes lavorò fino alla mattina di lunedì 10 settembre per completare la riattivazione di tutti i sistemi computerizzati di sua competenza. Oltre a ciò, secondo Thorn, Forbes riportò altri particolari piuttosto inquietanti: 1) dipendenti della Fiduciary Trust, intrappolati tra i piani 90-97 del WTC 2, mediante il telefono cellulare comunicarono ai familiari di aver percepito nell’edificio il rumore di una serie di esplosioni; 2) le videocamere posizionate in cima alle Torri la mattina dell’11 settembre inspiegabilmente non funzionavano; 3) un dipendente della Fiduciary Trust, che fuggì dalla Torre Sud subito dopo il primo schianto contro la Torre Nord, dichiarò di essersi alquanto meravigliato del gran numero di agenti dell’FBI già presenti nella zona pochi minuti dopo il primo attacco; 4) infine il particolare e la coincidenza più strani; Ann Tatlock, CEO della Fiduciary Trust ed ora membro della Franklin Templeton, quando gli attentati ebbero inizio era appena arrivata nella base dell’Air Force di Offutt in Nebraska per prendere parte ad una conferenza. Più tardi nello stesso giorno, per ragioni di sicurezza, George W. Bush volò in quella stessa base aerea a bordo dell’Air Force One. Non solo, ma questa base fu legata in passato ad oscuri progetti ed esperimenti della CIA, come ad esempio l’MK ULTRA.
Il 2 giugno 2004 Forbes spedì una email a David Griffin che quest’ultimo riportò nel suo libro: «Sono esterrefatto dalla reazione a quello che inizialmente avevo scritto nel blog [...]. Posso solo dirle che è tutto assolutamente vero e, se vuole, farle i nomi di persone che sono in grado di confermarlo. Ciò che mi sorprende, ed è anche il motivo per cui l’ho scritto all’inizio, è che nessuna autorità vuole ammettere che nel fine settimana dell’8-9 settembre ci fu un’interruzione di corrente di 36 ore nella metà superiore della Torre 2. Io non ho nessuno scopo recondito se non quello di far ammettere la verità in modo che siano condotte indagini». Evidentemente le email spedite precedentemente, tra le quali quella indirizzata a Kaminski, non avevano sortito alcun effetto. Nessuno aveva inteso approfondire le affermazioni fatte da Forbes, nemmeno per smentirle. Silenzio assoluto.
Il 24 novembre 2005 sul George Washington’s Blog venne pubblicata un’intervista a Scott Forbes. Dalle risposte che quest’ultimo fornisce all’intervistatore possiamo ricavare ulteriori particolari sull’intera vicenda. Per la maggior parte del tempo Forbes lavorò, assieme ai suoi colleghi, al novantasettesimo piano del WTC 2; anche se occasionalmente si spostò negli altri piani occupati dalla Fiduciary Trust. Tutti i sistemi computerizzati vennero disattivati la mattina di sabato 8 settembre, e l’energia elettrica venne tolta approssimativamente verso mezzogiorno della stessa giornata, per poi venir di nuovo erogata intorno alle due del pomeriggio di domenica 9 settembre. A questo punto dell’intervista, troviamo un passaggio cruciale che riportiamo per esteso: «GW: How do you know that there was no electricity from floor 50 up, if Fiduciary Trust was on much higher floors — starting at the 90th floor? SF: I can’t absolutely verify that there was no power on lower floors ... all I can validate is that we were informed of the power down condition, that we had to take down all systems and then the following day had to bring back up all systems ...». L’intervistatore chiede a Forbes come facesse a sapere della mancanza di elettricità a partire da cinquantesimo piano in su, dal momento che il primo dei piani occupati dalla Fiduciary Trust era il novantesimo. La domanda, non molto chiara, sembra suggerire l’eventualità che, all’insaputa di Forbes, al di sotto del novantesimo piano ci fosse in realtà energia elettrica e che il «power-down» fosse limitato ai piani dal novantesimo in su. L’affermazione contenuta nell’email era chiara: il «power-down» interessò il WTC 2 dal cinquantesimo piano in poi senza distinzioni. Forbes rispose chiaramente di non poter verificare che effettivamente nei piani compresi tra il cinquantesimo ed il novantesimo non ci fosse elettricità. Tuttavia confermò che egli ed i suoi colleghi furono informati della condizione caratterizzata dall’interruzione della corrente elettrica affinché potessero provvedere allo spegnimento ed alla riattivazione dei sistemi informatici della banca. Tale risposta potrebbe far pensare ad una sostanziale inattendibilità delle affermazioni di Forbes, in realtà è una risposta logica: il compito di Forbes non era quello di verificare personalmente l’effettiva mancanza di elettricità, ma solo quello di agire di conseguenza una volta informato della circostanza; e cioè spegnere correttamente senza perdita di dati i computer dell’azienda per poi riaccenderli quando l’energia elettrica fosse stata di nuovo erogata. Forbes è uno specialista di Information Technology, non di impianti elettrici. In se stessa, la mancanza di corrente elettrica non era di sua competenza, non doveva occuparsene. Quindi, informato del «power-down» imminente, Forbes si limitò a fare il suo lavoro: il backup dei dati, lo shutdown dei computer e, al termine, la loro riattivazione. Proseguendo nell’intervista Forbes confermò la presenza di molte persone che, assieme a lui, si occuparono del problema («GW: You’ve previously stated that you were aware of the power down since you worked in the IT department and had to work with many others that weekend to ensure that all systems were cleanly shutdown beforehand ... and then brought back up afterwards. How many other Fiduciary Trust folks were you working with? Can any of them verify your story? SF: Many, many people worked on the power down, both from the IT department and from the business, revalidating systems when they were available again. Other people can validate my information. Some people do not remember the circumstances, some people will not revisit that time ... but others acknowledge the power down freely and can validate my information»); nonché il fatto che le videocamere di sorveglianza fossero spente e le serrature elettriche delle porte non in funzione, fornendo anche una (strana) precisazione riguardo agli «’engineers’» che si muovevano dappertutto nella Torre Sud e che comunque non avevano un aspetto mediorientale: si tratterebbe di «operai» («workmen»). Forbes continua sostenendo che quando vide, dal suo alloggio nel New Jersey, il primo crollo, quello appunto della Torre Sud, l’evento gli sembrò incredibile. Alcuni mesi più tardi, quando constatò che le autorità mostravano di non sapere nulla del «power-down» o addirittura negavano la circostanza, i suoi sopetti aumentarono («SF: When the South Tower collapsed, like a pillar of sand, it seemed unreal and inconceivable and I immediately thought something weird was going on. I became more suspicious several months later when the power down condition was never acknowledged and in some instances was denied by authorities»). Concludendo l’intervista dichiarò di essere stato interrogato da Scotland Yard a Londra, ma l’FBI o la polizia di New York non interrogò alcun testimone («SF: [...] As a British National I was contacted by Scotland Yard in London to interview me on the events ... but I’ve often wondered why us authorities, like the New York police or FBI, did not interview all those witnesses available altogether in New Jersey. It seems like incompetence to me at best ... negligence at worst»).
Infine il 24 dicembre 2005 Forbes concesse un’altra intervista, questa volta al Killtown Blog. Riassumiamo i punti più salienti dell’intervista: l’intenzione di staccare la corrente elettrica fu notificata dalla Port Authority di New York con tre o quattro settimane di anticipo. Il «power-down» fu comunque un fatto senza precedenti, se si esclude quello verificatosi a causa dell’esplosione del 1993. Nel fine settimana precedente gli attentati, molte persone, estranee al personale che normalmente lavorava nel World Trade Center, entravano ed uscivano dalla Torre Sud portando con sé vari tipi di attrezzi lavorativi. Per quanto riguarda il problema di chi fossero esattamente costoro, Forbes non ricorda se questi individui portassero o meno dei cartellini identificativi. Quando Forbes vide lo schianto contro il WTC 2 e poi il suo crollo, considerò subito che la recentissima interruzione dell’elettricità avesse una connessione con l’attentato, in primo luogo a causa di una tempistica secondo lui niente affatto casuale («KT: Let’s recap a little, you said you felt something wasn’t right when the first crash happened and when the 2nd crash happened, you felt that this had something to do with the "power down" in the South Tower that you worked in. Did you immediately think it was an "inside job" at this point and did you think it just involved maybe the owners of the WTC, or did you also suspect that this may have also involved someone in the government? SF: I didn’t think that one group specifically were the cause, but I immediately was very suspicious about the power down. The timing was so coincidental»). Poi, come abbiamo già ricordato, ebbe modo di leggere l’articolo di Kaminski che lo spinse a scrivere le email. Confermò inoltre di avere discusso di questo fatto anche con altre persone («KT: Has any of these people, or anybody else who was in the South Tower for that matter, have come out publicly about the "power down" the weekend before or reports of hearing bombs in the building when they were inside? SF: Many, many people have talked to me about the power down and one person was contacted by a journalist as a backup source for my information»). Forbes tentò per tre volte di contattare la Commissione sull’11 settembre per riferire dei fatti di cui era stato testimone, nonché la stessa Autorità Portuale di New York, ma non ottenne alcuna risposta. Nel 2003 postò alcune righe sull’argomento in un blog sul quale però non fornisce indicazioni. Si trattava molto probabilmente dello stesso blog a cui fece riferimento nella email inviata a Griffin. Affermò anche di aver concesso delle interviste a giornalisti inglesi e di aver realizzato una intervista video con un giornalista olandese.
Come afferma Griffin, sarebbe opportuno che Scott Forbes, assieme a tutti coloro in grado di confermare le sue parole, venisse chiamato a testimoniare davanti ad una commisione d’inchiesta; finora però le autorità americane hanno completamente ignorato le sue segnalazioni. D’altronde è ciò che in sostanza è accaduto anche a William Rodriguez, il guardiano del WTC 1 testimone di eventi totalmente diversi da quelli raccontati dalla versione ufficiale e narrati in un libro per il quale rimandiamo alle Fonti del presente articolo. Ma a conclusione delle considerazioni fin qui svolte circa l’eventualità che le Torri Gemelle fossero state minate con delle cariche esplosive, vogliamo citare una affermazione contenuta in un discorso di George W. Bush del 15 settembre 2006: «For example, Khalid Sheikh Mohammed described the design of planned attacks of buildings inside the U.S. and how operatives were directed to carry them out. That is valuable information for those of us who have the responsibility to protect the American people. He told us the operatives had been instructed to ensure that the explosives went off at a high — a point that was high enough to prevent people trapped above from escaping» ( http://www.whitehouse.gov/news/releases/2006/09/20060915-2.html ). Un’affermazione che può essere paragonata ad una celebre dichiarazione di Donald Rumsfeld, fatta durante un’intervista concessa a Parade Magazine il 12 ottobre 2001: «Here we’re talking about plastic knives and using an American Airlines flight filed with our citizens, and the missile to damage this building and similar (inaudible) that damaged the World Trade Center».
FONTI
– Internet:
«Heightened Security Alert Had Just Been Lifted», di Curtis L. Taylor e Sean Gardiner, NYNewsday, 12 settembre 2001, http://911research.wtc7.net/cache/wtc/attack/nynewsday_wtcdogs.html (cache).
«Interview with Scott Forbes», George Washington’s Blog, 24 novembre 2005, http://georgewashington.blogspot.com/2005/11/interview-with-scott-forbes.html
«Nuove rivelazioni sull’11 settembre», di Maurizio Blondet, Effedieffe, 13 giugno 2005, http://www.effedieffe.com/rx.php?id=474
«Pre-9/11 World Trade Center Power-Down», di Victor Thorn, Wing TV, 23 aprile 2004, http://69.28.73.17/thornarticles/powerdown.html
«Scott Forbes Interview», Killtown Blog, 24 dicembre 2005, http://killtown.blogspot.com/2005/12/scott-forbes-interview.html
«Silverstein, FDNY Decided to ’Pull WTC 7’: An In-Depth Analysis», Prison Planet, http://www.prisonplanet.com/011904wtc7.html
«The Official Version Of 9/11 Is A Hoax», di John Kaminski, Rense, 22 marzo 2003, http://www.rense.com/general36/hoax.htm
«UNLIKELY: ’The South Tower Was Powered Down Before the Attack’», 9-11 Review, http://www.911review.com/errors/wtc/forbes.html
– Libri:
Berg Philip J. e Rodriguez William, «11 settembre. Bush ha mentito», Editori Riuniti, Roma, 2006, 99, pag. 60.
Graziano Walter, «Hitler ha vinto la guerra», Fazi - Arcana, Roma, 2005, cap. 3, pag. 57-91.
Griffin David Ray, «11 settembre», Fazi, Roma, 2004, Postfazione 4.4, pag. 180-182; nota 34 e 35, pag. 254.
Montesano Marina, «Mistero americano», Dedalo, Bari, 2004, cap. 5, pag. 73-87.