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A Kabul altri 30.000 marines

Publie le lunedì 22 dicembre 2008 par Open-Publishing

A Kabul altri 30.000 marines

di Michelangelo Cocco

Il mullah Omar avanza la sua «pace»: via la Nato, governo con Karzai

Raddoppio del contingente d’occupazione. 30.000 soldati, 10.000 in più rispetto alle previsioni circolate nelle ultime settimane, da mandare nel paese asiatico a combattere contro i taleban. È una vera e propria escalation militare quella annunciata ieri a Kabul dall’ammiraglio Mike Mullen, proprio mentre il governo afghano presieduto da Karzai traballa sotto i colpi dell’offensiva della guerriglia.

Il comandante delle truppe Usa e di quelle della Nato in Afghanistan, generale David McKiernan, aveva chiesto almeno 20.000 uomini. In campagna elettorale il presidente eletto Barack Obama aveva promesso di spostare l’attenzione e gli sforzi di Washington dal secondo al primo fronte della cosiddetta «guerra al terrorismo». L’esercito ora punta al massimo sforzo, consapevole che a Kabul la posta in gioco è altissima per gli Stati Uniti e per la Nato, alle prese con la prima missione di guerra al di fuori del suo tradizionale ambito di operazione.

Perfino il momento del dispiegamento è stato anticipato. «Non è un problema di se, ma di quando - ha dichiarato Mullen -. Stiamo cercando di renderli operativi in primavera, ma certamente lo saranno a partire dall’inizio dell’estate». Con l’intensificarsi degli attacchi della guerriglia e con le ultime azioni dei taleban - che sono riusciti a tagliare le linee di rifornimento dal Pakistan con una serie di attacchi nel Paese dei puri - con lo scioglimento in primavera di parte dei picchi afghani, i combattimenti riprenderanno con maggiore vigore.

Tre soldati danesi sono rimasti uccisi ieri quando la jeep su cui viaggiavano è saltata in aria su una mina piazzata ai bordi della strada nella città di Gereshk, nella provincia meridionale di Helmand. Un militare olandese è rimasto ucciso nella provincia di Uruzgan, sempre nel sud, dove è più forte la guerriglia. E, secondo quanto annunciato ieri da Mullen, sarà proprio in quelle provincie meridionali che il grosso dei rinforzi sarà spedito, ad affiancare britannici, olandesi e canadesi che fronteggiano con crescente difficoltà la riscossa dei taleban. «È lì che ci sono i combattimenti più duri - ha tagliato corto il capo di stato maggiore -: quando spediremo altre truppe lì, la violenza aumenterà, i combattimenti saranno ancora più duri».

Attualmente le truppe Usa nel paese invaso all’indomani degli attacchi dell’11 settembre 2001 sono 31.000, 14,000 delle quali inquadrate nel contingente Isaf (51,000 uomini) a guida Nato di cui fa parte anche il contingente italiano.

A partire dal 2005 i taleban si sono riorganizzati, ma è negli ultimi mesi che la loro influenza nel paese si è fatta sempre più forte: in molti distretti sono stati in grado di mettere in piedi governi - militari e civili - paralleli e in alcuni casi più efficaci di quello centrale.

Tanto forti che il leader dei taleban, il Mullah Mohammad Omar, avrebbe compiuto il passo di avanzare una sua «proposta di pace», consegnata ieri al re saudita Abdullah. Secondo quanto ha reso noto il quotidiano Outlook, citando fonti giornalistiche iraniane, il mullah Omar ha definito un calendario per il ritiro delle forze militari americane e della Nato che dovranno essere sostituite «da soldati provenienti da paesi musulmani al fine di assicurare una transizione senza problemi fino a che l’Afghanistan potrà avere un governo su cui vi è consenso».

Il Mullah Omar avrebbe inoltre chiesto di condividere il potere con l’attuale «regime afghano»: inquadramento dei miliziani taleban nell’esercito regolare e garanzia di un’amnistia. Lo scorso ottobre, con la mediazione dei reali sauditi, si erano incontrati a Riad esponenti del governo afghano e del movimento dei taleban. In quell’occasione si era parlato della possibilità dell’avvio di negoziati di pace. Ora il leader spirituale dei taleban - forte dei successi conseguiti sul terreno dalla guerriglia - si mostra sicuro al punto da elaborare un suo progetto di soluzione all’infinita guerra afghana.