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A Nassiriya spararono su un’ambulanza: nessun reato

Publie le giovedì 23 novembre 2006 par Open-Publishing
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La procura militare di Roma ha chiesto che i due militari italiani accusati di aver sparato su un’ambulanza durante la "battaglia dei ponti" di Nassiriyia non siano processati. Un’archiviazione che non fa luce su tutti i dubbi, ma si basa su una convinzione maturata dal procuratore militare di Roma, Giovanni Barone. Ovvero che i due imputati - il caporal maggiore Raffaele Allocca che sparò contro il veicolo, e il maresciallo ordinario Fabio Stival che dette ordine di far fuoco - rispettarono le regole d’ingaggio e i principi di necessità e proporzionalità della reazione di fronte alla possibile minaccia.

Ma quale minaccia? L’ambulanza nella ricostruzione dell’accusa viene definita «un veicolo non meglio identificato» (privo cioè di un segno distintivo che ne permettesse il riconoscimento) e abbandonato all’ultimo momento da uomini armati, disposti a «sacrificare la vita dei civili trasportati», per portare a termine un’azione «devastante». Secondo la procura è soprattutto «inspiegabile ed inquietante la presenza a bordo del mezzo di uomini armati, forse intenzionati ad approfittare della veste "protetta" dell’automezzo per portare a segno un’azione ben più devastante, anche a costo di sacrificare la vita dei civili trasportati e "abbandonati" al fuoco di reazione italiano».

Ecco perché i due soldati, sempre secondo la procura militare di Roma, fecero bene a sparare. Per autodifesa, oltre che per assolvere il compito «consisteva nell’interdire il passaggio alla zona sud della città ai miliziani armati, cioè sostanzialmente nel bloccare il passaggio di elementi armati o ostili sui tre ponti». Nonostante la richiesta di archiviazione, l’accusa ha invece smentito l’ipotesi, avanzata dall’esercito italiano, che il veicolo fosse in realtà un’autobomba.

Era la notte tra il 5 e il 6 agosto 2004 quando i militari italiani del reggimento Lagunari Serenissima, schierati in difesa dei tre ponti sull’Eufrate a sud di Nassiriya, si trovarono pesantemente coinvolti negli scontri con i seguaci del leader sciita Moqtada al Sadr. Una battaglia violenta durante la quale, come dice il rapporto redatto dal colonnello dei lagunari Emilio Motolese (reso noto qualche giorno fa) furono sparati più di 42mila colpi. venne colpita «un’autobomba diretta contro il contingente». Fu un filmato girato dal giornalista statunitense Micah Garen (che si trovava a Nassiriya "embedded" del contingente italiano) e trasmesso dai Tg nazionali a rivelare che durante quella notte fu colpita un’ambulanza che stava trasportava una donna in cinta all’Ospedale di Nassiriya. Bilancio: la morte della donna, della madre, della sorella e del marito.

Pubblicato il: 22.11.06
Modificato il: 23.11.06 alle ore 15.46
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