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A PROPOSITO DEL GIRO DI INIZIATIVE CON IL M.I.B.-Parigi
Publie le sabato 22 aprile 2006 par Open-Publishing2 commenti

Prima di ogni altra cosa è necessario capire cos’è il M.I.B. qual è la sua storia e soprattutto qual è il suo agire politico.
Riteniamo che sia importante aver chiaro con chi andiamo a parlare, a chi rivolgiamo determinate domande, con chi scegliamo di costruire rapporti politici, per meglio comprendere anche percorsi e scelte in contesti diversi dai nostri.
Per quanti non avessero avuto modo di conoscerlo, le Mouvement de l’Imigration dans les Banlieues è fondamentalmente una rete di comitati,di relazioni, di interventi, di condivisioni, che raccoglie le radici della sua storia da quelle che sono state le lotte degli
immigrati in Francia almeno degli ultimi vent’anni, sia in materia di diritti (documenti e tutto ciò che concerne l’integrazione in un territorio/nazione straniero), sia in materia di lavoro (scioperi e lotte in grossi settori industriali sostenuti in gran parte da lavoratori stranieri).
Le lotte su diversi fronti hanno assunto maggior
importanza con il passare degli anni, e quindi delle generazioni di immigrat@, al punto tale che diventa centrale la condivisione delle medesime condizioni di vita nelle banlieues, prima dell’origine.
Da queste considerazioni è partita la valutazione che ci ha spinti ad aprire una riflessione (che ha visto un giro di iniziative nel gennaio scorso a Genova, Torino e Milano) sulle periferie come scenari del conflitto nelle metropoli globalizzate.
In particolare, sulle condizioni di vita nelle banlieues, che determinano uno stato di insicurezza da un lato e controllo dall’altro (di cui l’esplosione delle vicende del novembre scorso), ci è sembrato necessario un approfondimento a proposito di "metropoli globalizzate":
quale forma assumono (quindi divisione/separazione di diverse città nella città), il ruolo delle periferie (contenitore di che cosa e produttore di che cosa), la valenza, nel caso della Francia e di Parigi, del rapporto coloniale, che rimane oltre i confini, in quanto
trasportato culturalmente nella nazione colonizzatrice e al suo interno ri-imposta, e oltre i modelli economici, che indubbiamente non sono più legati ad una dinamica bidirezionale di gestione delle risorse e dei mercati (colonia/paese colonizzante), ma che moltiplicano le direzioni nella irrefrenabile ricerca di nuovi mercati, senza modificare la struttura capitalista??.
Da questa prima analisi si sono sviluppate discussioni interessanti che hanno seguito poi interventi e stimoli anche diversi negli ambiti in cui si sono tenute le iniziative. Ciò che si è comunque imposto come filo comune del dibattito è il ruolo delle periferie, delle condizioni di vita e di vivibilità, di chi le rende tali; soprattutto di chi le abita, delle sue caratteristiche e delle sue istanze, ed in prospettiva del suo potenziale (a questo proposito molto interessante è stata la
considerazione portata da Omeyya a proposito del "discorso politico" e della sua assenza nelle rivolte del novembre scorso).
Da questo se ne deduce che un ragionamento sulla precarietà (lavorativa e di vita) è assolutamente presente nelle banlieues e nel quotidiano dei movimenti, anche (soprattutto) al di là delle recenti mobilitazioni
contro il CPE; e che un confronto su prospettive, modalità di intervento, priorità d’agire, lettura ed interpretazione di fenomeni di trasformazione della "società europa", delle metropoli e delle loro
periferie, e quant’altro possa essere di stimolo e di interesse per le varie realtà è assolutamente aperto e possibile.
Calendario delle iniziative:
25 aprile h 20.30
c/o Storie del vecchio Sud
via Buccari BARI
26 aprile h 18.00
c/o Comitato di Quartiere "Città Vekkia"
Arco Paisiello g/18 TARANTO
27 aprile h 17.00
c/o Ask 191 Occupato Viale Strasburgo 191 PALERMO
29 aprile
c/o Officina 99
NAPOLI
3 maggio h 19.00
incontro con alcune esperienze di lotta romane
c/o lo Spazio sociale ex 51 - Valle Aurelia
via Bacciarini 12 - ROMA
partecipano Confederazione Cobas, Collettivo precari Atesia, Assemblea coordinata e continuativa contro la precarietà, Spazio sociale ex 51, Comitato Carlos fonseca
4 maggio h 12.00
c/o Facoltà di Lettere ROMA 3
Oranizza: Laboratorio Acrobax
partecipano studenti francesi e italiani
CONFEDERAZIONE COBAS
Messaggi
1. > A PROPOSITO DEL GIRO DI INIZIATIVE CON IL M.I.B.-Parigi, 23 aprile 2006, 10:56
Francia / Banlieue e lotte studentesche, parla Alain Touraine
La scuola dei diritti
di Carlo Gnetti
Quali sono le ragioni profonde degli avvenimenti che nelle scorse settimane e nei mesi passati hanno messo in subbuglio la società francese, prima nelle “banlieues” delle grandi città e poi nelle Università in seguito alla proposta – poi ritirata – di introdurre il Cpe
(contrat de première embauche) per i giovani al primo impiego? In gioco vi sono ragioni legate alle incertezze del futuro e al rifiuto della precarizzazione, o ciò che è accaduto nasconde un malessere più profondo, che agita la società francese e i giovani in particolare? Abbiamo girato queste domande al sociologo Alain Touraine, docente universitario e attento osservatore della società francese ed europea.
“Gli avvenimenti danno già una risposta a queste domande, esordisce. Il carattere un po’ tecnico, limitato, del problema Cpe non concerneva solo gli studenti ma tutte le persone con un basso livello di educazione e di qualificazione. Ciò non spiega l’ampiezza del movimento ma mette in evidenza due aspetti. Il primo ha a che fare con la situazione concreta e immediata. È vero che in Francia vi è un tasso di disoccupazione tra i giovani ben più elevato di quello che riguarda l’insieme della popolazione. Molti studenti si mantengono agli studi facendo baby sitting, molti passano due o tre anni a fare stage o lavori di durata limitata. Ma al numero di giovani e di studenti molto più elevato rispetto al passato, e con prospettive professionali sempre peggiori, non corrisponde né crescita né mobilità sociale. In uno scenario di questo tipo il governo aveva deciso di sacrificare i giovani, a qualunque costo. Il merito del movimento degli studenti è stato di portare questa politica a conoscenza del grande pubblico e di rivelare un malessere che era presente nella società ma non era sufficientemente percepito dagli stessi politici”.
Il Mese Qual è il secondo aspetto da sottolineare?
Touraine È il metodo seguito dal primo ministro. Il sindacato sa bene che i problemi legati al regime dell’impiego devono essere trasformati lentamente, dopo molte negoziazioni che durano anni piuttosto che giorni. Ed ecco che all’improvviso il governo presenta un testo che, dal punto di vista del diritto del lavoro, è assolutamente scandaloso. Dopo che il sindacato, in decine di anni, era riuscito a creare un contratto di lavoro che offriva garanzie, nel quale il datore di lavoro doveva spiegare i motivi per poter licenziare, tutto d’un colpo tutto ciò scompare. Non si tratta solo di una norma giuridica estrema. C’è il fatto che per due anni, che sono un periodo di discrezionalità molto lungo, il datore di lavoro può licenziare in qualunque momento un giovane senza spiegazione, senza oneri finanziari né nulla. Dunque c’è un secondo motivo che spiega l’ampiezza della reazione, in particolare del sindacato, ed è l’attacco brutale ai diritti del lavoro, che già sono rispettati sempre meno. Un modo di fare che aggiunge scandalo a scandalo.
Il Mese Cosa succederà ora che il governo è stato costretto a fare marcia indietro?
Touraine L’assenza, o il carattere aberrante, delle politiche sociali della Francia non riguarda solo il governo attuale. Una tale riflessione nasce sia dopo ciò che è successo nelle banlieues lo scorso novembre, sia dopo la vicenda del cpe, che stava per provocare una crisi di governo. In tutto questo periodo, se si prende a termine di paragone la solita Gran Bretagna di Tony Blair ma anche la Spagna, il nostro paese si è mostrato incapace di elaborare una politica sociale tanto in materia di impiego, quanto in materia di lavoro in generale, di giovani e di vita nelle città. C’è una sorta di paralisi, di impotenza, che si riflette all’interno dello stesso apparato politico.
Il Mese Ciò che è avvenuto da voi è dunque un fenomeno tipicamente francese o può riguardare in qualsiasi momento qualsiasi altro paese d’Europa?
Touraine Quando sentiamo condannare da più parti l’eccesso di protezione dei lavoratori salariati bisognerebbe chiedersi quale sarà il nostro avvenire. L’orientamento degli economisti europei è di aumentare la precarietà, di abbassare i salari e di aumentare la durata del lavoro per reggere la competizione internazionale. Per salvaguardare la nostra economia sembra dunque che sia necessario limitare la protezione dei lavoratori, introdurre una precarietà sempre maggiore, come è avvenuto in Spagna dove la proporzione dei precari è il doppio rispetto alla Francia, e accettare una visione del mondo nella quale le risorse vanno ripartite in funzione della collocazione dei singoli paesi nell’arena mondiale. Mi chiedo allora, e penso al movimento degli studenti che forse avrà avuto una reazione esagerata e alcuni aspetti discutibili che hanno infastidito qualcuno, ma senza dubbio ha avuto il merito di far riflettere tutti noi europei, e non solo i francesi: ciò di cui abbiamo bisogno, oggi e domani, è più liberismo o non piuttosto l’aumento delle garanzie? Dobbiamo continuare a liberalizzare tutto oppure, dopo 30 anni di liberismo, dobbiamo riprendere un certo controllo sull’economia, che nel frattempo si è modernizzata? Non sarà più conveniente seguire il modello scandinavo piuttosto che quello americano o inglese (che peraltro è molto meno liberale di quanto si crede), discutendo magari di licenziamenti purché siano offerte altre contropartite? In altre parole la flessibilità necessaria in un’economia aperta deve per forza trasformarsi in precarietà o non deve piuttosto essere integrata o compensata da una serie di garanzie a favore dei giovani e dei lavoratori?
(www.rassegna.it, il Mese di Rassegna sindacale, aprile 2006)
http://www.rassegna.it/2006/granditemi/articoli/francia2.htm
1. > A PROPOSITO DEL GIRO DI INIZIATIVE CON IL M.I.B.-Parigi, 23 aprile 2006, 12:11
Ho partecipato ai dibattiti dei collettivi per il no al referundum europeo,e sono testimone che la francia ,quella del popolo di sinitstra,non vuole un auropa (questa tecnocratica etc)né neoliberale né ultraliberale...La gente dei collettivi(per il no al referendum europeo) ,che sono in tutta la francia presenti sul territorio,in maniera permanente:aspira,auspicano, che in europa altre popolazioni si ribellino a questa europa liberale alla toni blayr oppure a quella possibile ultras delle destre a venire ;...i collettiv del no, sono per un europa sociale ,un europa culturalmente autonoma dalle culture americane,dominanti,/Come italiano preferisco chiaramente un europa che continui il cammino degli stati sociali francesi (rmi,smic,aiuti statali per gli esclusi,salute gratuita pubblica,stato sociale etc,assolutamente assenti in italia fotocopia americana )o svedesi ,(vedete per le auto alterntive ,al petrolio etc)che piuttosto un europa centrista alla tony blayr,nuova destra emergente e complice del dominio usa ...,ciao ciao ...un ex precario cobas della scuola(anni 80 90 ),ora privilegiato ,pensionato (sic e wow,pensando ai nipoti,giovani, che saranno esclusi perché precari,etc, di questa generazione sacrificata)...In francia le lotte delle banlieus ,degli stidenti erano attese da anni in quanto la situa zine é alquanto comlessa,per i tanti problemi generazionali che s’intrecciano.Da una parte c’é una poplazione garantita delle vecchie genearzioni e da una altra aprte esiste una nuova generazione che nl accetta questo stato di cose...Le periferie come i quartieri pololari scoppiano spesso qui in francia al primo sussulto di bavures poliziesche..E possono ricominciare tranquillamnte..in quanto il potere lélite frances ha abbandonato per decine di anni questi quartieri popolazioni che sono orami dei ghettos all’amricana /L sinsitra non ha mai veramente affrontato queste questioni che ora emrgono ...nel clamore dei massmedia...Le lotte degli studenti hanno fatto unire tutte queste forze ,proletarie e studentesche con quelle intergenerazionali dei sindacati radicali critici come ,Sud, Cnt ,e sinistre cgt ;;;CFdT ecc..che si sono dopo aggregate visto che qui i sindacati sono alquanto deboli non di massa come i n italia...che citano spesso i massmedia francesi...per la loro possibilità di cntrattazione ,di massa critica ecc ....E per termnare cosa faceva alain touraine ...soltanto adesso si accorgee di queste popolazioni giovanili,prolos e studenti,precari,che soffrono ,e sono esclusi dal sistema di democrazia sociale francese???La sinistra del psf ha molte responsabilità rispetto aquste problematiche giovanili dei precari ecc;ha sempre privilegiato le classi medie i laviratori funzionari,i quadri impiegatizi, ed adesso si trova co questo bubbone che sta per esplodere ..ed é a sentire i giovani,sempre pronto a riesplodere in caso di nuove ulteriori, bavures poliziesche .(dei giovanisssimi asassinati dalla p,e ordigni nelle chise di periferia e cntrolli contonui verso queste popolazioni che sono francesi da molte generazioni ormaida lungo tempo ...la francia é multicolorata e una minoritaria parte della francia non vuole ammetterlo,e per questo,vota fronte nazionale e ammira ,sarko il nuovo forse futuro presidente del popolo francese conservatore......Questo movimento studentesco ha mostrato molta maturità ed é "unitario",e non si pone ,il solo problema della leggina(cpe),che anzi non risolverà gran che, ; la stessa vittoria dell’avvenuta abolizione eccvitoria delle manifestazioni contro il governo,etc./Il CNE dicono ed altre leggi sono peggiori di qusta del cpe..e continueranno la loro lotta (lotta continua)contro il precariato in generale.Anzi una nuova generazione di militanti é interessata alla politica.Qusto é un dato interessante verso chi, diceva che questi giovani son o, egoisti,non s’interessa no, ecc;anzi le loro preoccupazion,i, vanno anche oltre frontira e sperano che il loro movimento invade, anche le men ti, degli studenti giovani precari d’europa.Difattio stanno organizzando molte coordonazioni contatti in tutta europa compresa l’italia...una nuova genearazione militante é arrivata alla politica??Qusto dovrebbe interessare il nostro, a volte distratto alain touraine,sociologo, dei movimenti socialfrancesi,i, forse un po troppo social liberale ..blayrista???.. La francia no n, é, l’inghilterra dove la disoccupazione vera viene occultata dai tenori di sondaggi nei massmedia ecc europei;;;;di quest’europa techncocratica mediatica neoliberal americana...In francia noi vogliamo un altra europa sociale ,per arrivare in futuro ad una federazione di stati socialisti,pacifisti e independenti economicamente,e culturalmente dall’america dominante in occidente//...bye bye ciao belli ciao./..saluts à tout le monde, in italia: cobas,cub etc;(compagnons de route dei sindacati francesi SUDsolidaires ,sindacati critici radicali);;bye bye e lotta continua.../Il MIB é un movimento molto attivo e presente nelle periferie proletarie francesi e nelle coordinazioni dei ovimen ti qui in francia( insieme ai sans aiers,quelli del DAL,droit devant e tutte quelle associazioni per lotta per lacasa,diritti,etc che fanno la caratteristica dei lvimenti francesi in quanto i sib ddacati sono alquanto deboli e nn di massa come in talia per esempio)/I movimenti associativi sono una vera forza di sinsistra sociale che si potrebbe paragonare a quella sindacale italiana ...(quest é la caratteristica francese dove la socità civile é una vera forza sindacale di co ntropotere che organizza tutte le lotte per la giustizia sociuale ,ecc;(i militanti di questi movimenti associatiiv sono certamente molto piu numerosi di quelli dei partiti di sinistra o dei sindacati ufficiali).Insomma la vera sinistra sociale,(gauche sociale) in francia sono i movimenti le coordinazioni delle associazioni organizzazioni della sinistra sindacale(tipo SUD CNT,a volte gct spettacolo per gli intermittentiartisti, )) e insitra delle orga della s.radicale rivoluzionaria(LCR,AL,GR,post rosk e comm lib etc) etc;/La militanza dei partiti classici(psf pcf verts)come dei sindacati é alquanto minoritaria ,/Les manifs di successo sono quelle organzizzate dalle coordinazioni delle associazioni non certo dai vecchi partiti di sinistra.che sono completatmente assenti (o minoritari)nelle piazze etc etc///dibattito continua...francia italia ribelle...resister c’est créer...