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A PROPOSITO DI “UNITA’ DELLE SINISTRE”
Publie le lunedì 15 giugno 2009 par Open-Publishing8 commenti
IMBROGLI BUROCRATICI O FRONTE UNICO DI LOTTA?
La sincera domanda di unità a sinistra si esprime in milioni di lavoratori ed elettori merita un rispetto profondo. Proprio per questo non può essere usata , strumentalmente, dai gruppi dirigenti delle sinistre come leva di una propria autoassoluzione; men che meno come arma impropria di una loro(ennesima) guerra interna “per bande”, a prescindere dal merito politico delle posizioni, dei bilanci, delle prospettive.
UN CICLO POLITICO SI E’ CHIUSO COL FALLIMENTO DEI GRUPPI DIRIGENTI DELLA SINISTRA
Dopo 15 anni un ciclo politico si è chiuso a sinistra. Quel patrimonio grande di ragioni sociali, energie, aspettative che si era raccolto negli anni 90 attorno al PRC è stato prima colpito dai governi di centro-sinistra – con la corresponsabilità di tutte le sinistre- e poi privato di ogni rappresentanza istituzionale in sede nazionale ed europea.
L’ “ unità delle sinistre” non è affatto mancata quando Diliberto, Salvi, Ferrero votavano uniti come un sol uomo missioni di guerra, regalie alle banche, precarizzazione del lavoro. E’ mancata quando gli stessi gruppi dirigenti dovevano contendersi, gli uni contro gli altri, il controllo dei rispettivi partiti e la propria sopravvivenza istituzionale. Non è mancata l’unità quando si trattava di colpire la propria base sociale; è mancata quando si trattava di difenderla. In questa semplice verità sta la radice del disastro politico compiuto, e l’anagrafe impietosa delle responsabilità storiche, incancellabili, degli stati maggiori della sinistra.
NEL NOME DELL “UNITA’”, SOLO INGEGNERIE DI AUTOCONSERVAZIONE.
Chiedo: possono oggi candidarsi a ricostruire la sinistra quei gruppi dirigenti che l’hanno distrutta?
Tutte le vecchie o nuove formule organizzative e politiche che oggi vengono avanzate , nel nome dell’ ”unità “( “ federazioni, “ costituenti” ecc) hanno un punto comune singolare : la permanenza al posto di comando di tutti i responsabili della disfatta. Di più: ogni formula è confezionata si misura, al di là delle chiacchere, attorno alla sopravvivenza di ruolo, o alle nuove ambizioni, di chi la propugna. In una guerra di tutti contro tutti.
La cosiddetta “ federazione” della sinistra alternativa allude alla centralità inamovibile della segreteria Ferrero nel Prc, in perfetto bilanciamento tra minoranze bertinottiane, aree togliattiane ed eventuali “sinistre critiche”. L’ “ unità dei comunisti” allude ad una nuova leadership Diliberto-Grassi a scapito dei Ferreriani. La “ costituente della sinistra” propone la leadership di Vendola-Fava su un nuovo soggetto che rompa il PRC e scalzi Ferrero/Diliberto…
Il tutto senza alcun bilancio autentico delle proprie responsabilità verso i lavoratori e senza alcuna svolta strategica di prospettiva e di proposta. Laddove la cosiddetta “ autonomia dal Pd” evocata da Ferrero convive con la continuità inossidabile della propria permanenza nelle giunte più impresentabili di centro-sinistra. E la cosiddetta “Sinistra innovativa” sbandierata da Vendola si candida a negoziare l’ennesimo “ nuovo centrosinistra” con l’atteso D’Alema.
IL PCL NON SI SUBORDINA AI GENERALI DELLA DISFATTA
Il Partito Comunista dei Lavoratori non è interessato a queste ingegnerie burocratiche perché ne contesta il presupposto: non ci sarà nessuna via di uscita dalla crisi storica della sinistra senza una svolta radicale di posizioni, programmi, gruppi dirigenti; senza una radicale rottura con la cultura sedimentata del governismo, nazionale e locale; senza il recupero di un programma anticapitalista e rivoluzionario che assuma come unico vincolo l’interesse generale dei lavoratori e del movimento reale, non l’interesse particolare della propria autoconservazione di ceto. Il nostro piccolo partito è nato , in controtendenza, con questa precisa ispirazione di svolta. Per questo non solo non è disponibile subordinarsi ai gruppi dirigenti fallimentari della sinistra , ma assume il cambio radicale di direzione della sinistra italiana come asse centrale del proprio impegno e della propria costruzione indipendente. Anche a partire dall’allargamento, in tutta Italia, delle proprie radici sociali e territoriali.
LA NOSTRA BATTAGLIA PER L’UNITA’ DI LOTTA DEI LAVORATORI E DELLE SINISTRE.
Significa forse che non ci interessa l’”unità”? Al contrario. Significa che rispondiamo alla domanda unitaria del popolo della sinistra non dal versante del “nostro” interesse di Partito, ma dal versante dell’interesse generale dei lavoratori.
In primo luogo – e non da oggi- siamo noi a sfidare all’unità di lotta tutte le sinistre politiche e sindacali di questo paese.
Perché non lavorare insieme ad una proposta di unificazione e radicalizzazione della lotta sociale, a partire dalle aziende in crisi? Perché non batterci insieme in una campagna per la nazionalizzazione , senza indennizzo e sotto controllo operaio, delle banche e delle aziende che licenziano o che causano omicidi bianchi? Perché non promuovere insieme sul territorio, a partire dal Nord, strutture unitarie di vigilanza e di controllo operaio e popolare contro il dilagante rondismo xenofobo e la criminalità quotidiana del capitale( sfruttamento del lavoro nero, evasione fiscale, crimini ambientali…) ? Abbiamo avanzato pubblicamente queste e altre proposte unitarie ben prima dell’ultima campagna elettorale, con ripetute lettere aperte e numerosi appelli. Ma nè “ i federatori”, nè i “ costituenti” , nè i retori dell’ “unità comunista” hanno sentito il bisogno di aprire un confronto di merito. Forse che l’unità d’ azione dei lavoratori e delle sinistre nella lotta di classe è meno importante delle sofisticate alchimie del proprio risiko organizzativo?
LA NOSTRA PROPOSTA DI “PARLAMENTO DEI LAVORATORI E DELLE SINISTRE”.
In secondo luogo, rilanciamo con forza la nostra proposta di Parlamento dei lavoratori e delle sinistre, già avanzata pubblicamente un anno fa, e oggi più attuale di ieri. Se tutte le sinistre sono estromesse da ogni parlamento, perché non lavorare insieme ad un” Parlamento delle sinistre”, quale pubblica tribuna di libero confronto e sede naturale dell’unità d’azione? Un “Parlamento delle sinistre”, come noi li intendiamo, salvaguarderebbe la piena autonomia di ogni sua componente; si baserebbe su una rappresentanza rigorosamente proporzionale dei diversi soggetti politici della sinistra , e sul coinvolgimento attivo del loro popolo, a partire da un elezione democratica, dal basso, delle sue rappresentanze; consentirebbe un dibattito trasparente nella sinistra italiana ove ciascuno si assumerebbe pubblicamente le responsabilità delle proprie posizioni, fuori dalla logica dei cenacoli ristretti e della diplomazia segreta di corridoio; favorirebbe la promozione del fronte unico d’azione, su obiettivi comuni, nel movimento reale delle lotte: e anche per questo dovrebbe aprirsi alla partecipazione piena di tutte le rappresentanze del sindacalismo di classe, dei movimenti di lotta, dell’ associazionismo popolare anti-fascista e anti-razzista…
Questa proposta, come si vede, ha una caratteristica molto semplice: non precostituisce egemonie burocratiche a favore di nessuno, nè tutela alcuna rendita di posizione. Muove unicamente dall’esigenza generale di un confronto vero e largo nel popolo della sinistra, e dalla necessità della massima unità di lotta contro il governo Berlusconi e la Confindustria.
Il Pcl è disponibile ad essere minoranza in questo parlamento delle sinistre, impegnandosi al contempo in una aperta battaglia per le proprie idee Le altre sinistre sono disponibili a mettersi in gioco in un confronto vero, senza bilancini prefabbricati e reti protettive, rispettando la democrazia del proprio popolo?
In conclusione. Il Pcl non ha rendite burocratiche, da difendere ha solo un programma per cui battersi: quello del governo dei lavoratori. Per questo la piena autonomia politica del nostro partito convive con la battaglia per l’unità dei lavoratori. Ciò che non accetteremo mai è la subordinazione del nostro programma , e quindi del nostro partito, al programma di autoconservazione degli stati maggiori della sinistra italiana. Anche quando si maschera , furbescamente, dietro la parola “ unità”.
MARCO FERRANDO ( Partito Comunista dei Lavoratori)
Messaggi
1. A PROPOSITO DI “UNITA’ DELLE SINISTRE” , 15 giugno 2009, 20:34, di Pasqer
"Per un politico, tanto più se di sinistra, la credibilità è tutto, ma che dire di Ferrando che si ostina a tenere in vita un partitino e ha giudicato positivamente il risultato elettorale del PCL, passato dallo 0,6 allo 0,8%?"
2. A PROPOSITO DI “UNITA’ DELLE SINISTRE” , 16 giugno 2009, 00:33, di Nando
Caro Ferrando, sarebbe bello un partito unico di sinitra, compatto che è daccordo su quelle tematiche che tu hai mensionato, e per fare questo molti dirigenti devono andare a casa e deve essere rappresentata più la base.
Speriamo che un giorno ciò avvenga, grazie anche al tuo contributo, perchè devi sapere e sono sicuro che te ne sei accordo, che molti che si sono astenuti alle ultime elezioni o molti che votano lega, nonostante tutto sono ancora comunisti, però il nuovo Pci che vogliamo in molti è che deve essere sopratutto LIBERTARIO e dobbiamo lottare per una democrazia diretta e non rappresentativa!
comunque di danni la sinistra in italia nè ha fatti molti con tutte quelle "popò" di riforme che ha fatto!
Spero in una tua risposta per vedere se sei daccordo o meno.
1. A PROPOSITO DI “UNITA’ DELLE SINISTRE” , 16 giugno 2009, 09:20
Caro Ferrando, e questa e’ l’unica via per poter dialogare nuovamente per la nascita di un nuovo partito comunista italiano che non sia solo strettamente dogmatico. Io sinceramente sono allineato alla corrente Gramsciana ed ho a cuore il problema delle egemonie culturali.
Salvatore
PS:
Sara’ che questa e’ solo una mia impressione ma ho notato che Berlusconi appare essere in difficolta’ quando:
quando la sinistra non litiga a livello locale
quando la sinistra collabora a distanza con la destra per la difesa del territorio
quando la sinistra parla di modernita’ e difende i lavoratori italiani
quando i docenti, genitori e studenti scendono in piazza tutti insieme
quando la sinistra si svincola dai giochi dei palazzi di potere e da’ voce a chi non e’ ricattabile
quando annozero parla dei problemi dei lavoratori italiani senza mezzi termini
quando la sinistra torna a parlare con la gente a livello locale e rilancia le iniziative popolari
quando gli intellettuali di sinistra tornano a parlare agli studenti nelle universita’ e non li trattano come consumatori
quando la Dandidni mette le calze velate (perche’ la rendono piu’ sexy) ed invita tutto il vecchio armamentario intellettuale di sinistra e non ci sono tutte quelle ballerine e spettacolini di avanspettacolo delle vecchie lobby di sinistra
Sara’ solo una mia impressione ma io la vedo cosi’. Sara’ che la sinistra non ha vinto ma percepisco che la sinistra e’ piu’matura, coerente, pronta al dialogo, piu’ disinteressata per le poltrone e piu’ vicina ai cittadini, piu’ vicina agli italiani ed all’italianita’ che e’ continuamente sotto attacco dalla globalizzazione.
3. A PROPOSITO DI “UNITA’ DELLE SINISTRE” , 16 giugno 2009, 11:33, di carlo
"In estrema sintesi dico a Ferrando:
Questo tuo intervento lo avrei potuto condividere nel contesto di un "Comitato Centrale" del PCI di qualche anno fa,
e tu giustamente facente parte da singolo membro di questo comitato.
Letto invece in un contesto molto più vasto quale quello della politica attuale mi sembra soltanto scritto quale autoreferenziamento della propria cultura politica.
Un poco come assistere ad un comizio con la presenza di una bandiera, tre compagni, due gatti ed un cane agli angoli della vasta piazza.
Unica responsabilità sento dare a quel grande ed unico compagno che fu Berlinguer è quella di non avere voluto, o saputo dare per tempo un ricambio alla sua leadership.
La Sinistra soffre ancora oggi la mancanza di un grande leader, ma soprattutto delle regole (tipo centralismo democratico) che servano da collante alle varie idee prodotte dai compagni, perché noi la politica l’abbiamo nel cuore, un po meno nella testa".
carlo.gasperini@gmail.com
1. A PROPOSITO DI “UNITA’ DELLE SINISTRE” , 16 giugno 2009, 12:25
x Carlo - Ma Berlinguer aveva realmente un ricambio per la sua leadership ??!!
A me pare di no e non per colpa totalmente sua !!
Nel veccchio PCI, lo dico per esperienza personale, si faceva carriera solo per cooptazione e chi anche solo tentava di superare tale logica deragliando su posizioni leggermente critiche, veniva immediatamente bollato di frazionismo, emarginato e canditato alla radiazione !!
In queste condizioni era molto difficile che potesse maturare una leadership alternativa o comunque di ricambio a quella in essere e quelli che gli sono poi forzatamente succeduti erano solo copie sbiadite di Berlinguer, privi di carisma e di precisa identità poilitica.
Oggi il problema non si pone più in questi termini perchè di fatto non esistono più strutture partitiche, fortemente organizzate ed ideologizzate.
Il PD è un partito d’opinione retto da un gruppo dirigente autorereferenziale, immodificabile ed inamovibile, che si riproduce per clonazione e composto prevalentemente da pubblici amministratori e colletti bianchi operanti nelle coop e nell’indotto politico.
I partiti a sinistra del PD sono un’accozzaglia variopinta di personaggi allevati nei vecchi pollai del PCI e del PDS, che non sono riusciti a far carriera nel partito "madre" e che hanno dato vita a micro-partiti con impostazioni politico-ideologiche , che coprono tutte le diverse sfumature possibili all’interno del marxismo-leninismo e che si beccano tra loro come i polli di Renzo, spesso ben felici di fare da ruota di scorta alle amministrazioni di centro-sinistra dove le mancano i numeri per governare da sole !!
In queste condizioni pensare o ipotizzare che sia possibile un’unità della sinistra è pura follia !!
MaxVinella
4. A PROPOSITO DI “UNITA’ DELLE SINISTRE” , 17 giugno 2009, 23:28, di studente
Ferrando ha più che ragione, lo dico da elettore di rifondazione
1. A PROPOSITO DI “UNITA’ DELLE SINISTRE” , 8 luglio 2009, 00:40, di Martino
Berlinguer...PCI....ohè ma quì si santificano quelli che hanno fatto il compromesso storico con la borghesia e aperto la strada alla catastrofe operaia e al PDS! Successori di Berlinguer? eccoli: D’Alema, Veltroni..erano i suoi luogotenenti alla FGCI degli anni ’70! Il PCI ha partecipato alla politica repressiva del movimento del 1977-’81 a braccetto coi stragisti democristiani. Berlinguer voleva forse la Repubblica dei Soviet dei lavoratori? Ma compagni, siamo ancora coi miti socialdemocratici travestiti con la falce e martello? Coi miti del governismo e della collaborazione di classe per la "democrazia italiana"? Cioè la "democrazia" di Confindustria, Mediobanca, NATO ("ombrello protettivo" per Berlinguer!) e Vaticano? E poi il PCI era antirvoluzionario già dalla conferenza di Salerno nel 1944: ricordiamoci del governo di unità anifascista..sacrifici, sacrifici, sacrifici...per gli operai, profitti profitti nella ricostruzione post-bellica per i padroni! E il ministro alla Giustizia Togliatti concedeva l’amnistia ai fascisti.......boh! sembra che molti non abbiano realizzato le origini della merda attuale che attraversa la classe operaia. NON è solo colpa del nemico di classe! Il PCL chiama all’unità di classe nell’azione di massa contro il capitale e i suoi governi (centrodestra o centrosinistra che siano) ma rivendica la sua l’autonomia progettuale e programmatica che è quella di un partito marxista rivoluzionario: un governo dei lavoratori su un programma operaio anticapitalista che ponga fine al dominio politico ed economico della borghesia. Togliatti e Berlinguer erano contrari a questo governo operaio! Dopo la fine del compromesso storico (col PCI ai minimi storici alle politiche del ’79) Berlinguer governava mezza Italia con Craxi!
2. A PROPOSITO DI “UNITA’ DELLE SINISTRE” , 8 luglio 2009, 10:44
Perfettamente d’accordo con l’analisi storica dell’ultimo commento.
Berlinguer aveva certamente una statura morale e culturale oggi impensabile in questa italietta di cialtroni, compresi i suoi "allievi" dell’epoca.
Ma da un punto di vista "di classe" aveva una visione socialdemocratico/autoritaria in perfetta continuità col togliattismo di cui era l’erede diretto e coerente.
Un pò più complicato il discorso su Ferrando.
Ad esempio dovrebbe spiegare perchè, dopo essere stato uno dei fondatori dei Cobas della scuola, è poi tornato armi e bagagli nella Cgil.
Forse perchè nei Cobas non era riuscito a fare il leader maximo ed assoluto ?
Cosa che invece nel minipartito Pcl, anche a forza di epurazioni ed espulsioni, invece gli riesce benissimo ?
Raf