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A Dio quel che è di Dio, a Cesare quel che è di Cesare
Noi siamo rispettosi della par condicio e, dopo il post di ieri (www.eugualemcalquadrato.ilcannocchiale.it) dedicato alla Chiesa di Roma - estratto da MicroMega su "Dio e Mammona" -, per non suscitare gelosie in alcuno, ci siamo subito messi in regola, inquieti per le tante menzogne ascoltate ed in ora antelucana, dopo aver assistito alla trasmissione di ieri sera: Ballarò.
Presenti due galli da guerra del PDL, così come la sera prima a l’Infedele erano state inviate due "galline da combattimento" - definizione non mia, ma calzante e la sposo - e tra i due disturbatori un certo Ministro, ex-Governatore della Regione Puglia, che ha pontificato, fitto fitto, con aria angelica ed atteggiamenti da primo della classe, permettendosi il lusso - dopo essere stato esonerato dall’arresto, ancora pendente, anche con il concorso, di certo, dei voti dell’opposizione - di attaccare perfino il Sig. Giudice Caselli.
L’altro, intestatario di un Legge che ha esteso l’impero televisivo del suo Capo, suscitando le obiezioni, inascoltate, dell’Europa, ha sputato veleno - con menzogne recitate con il solito sorriso di chi la sa lunga - contro un Professionista di levatura internazionale (Chirurgo), prestato alla Politica, il quale si è illuso di poter cambiare il Mondo ed ha sparigliato le carte alla farsa delle primarie nel PD in corso.
Purtroppo alcuno degli altri presenti ha avuto memoria per stilare - di contro -, in diretta ed al solo scopo di mettere in luce le qualità di "combattenti per una giusta causa" dei personaggi politici, le schede dei "guerrieri", dei quali il primo è emerso dopo anni di MSI-Destra Nazionale e poi di AN ed il secondo del quale io conoscevo per grandi linee le gesta che ora mi sono ripassato dopo aver consultato Wikipedia:
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Raffaele Fitto (Maglie, 28 agosto 1969) è un politico italiano, attuale Ministro per gli Affari Regionali nel Governo Berlusconi IV.
Biografia [modifica]
Figlio di Salvatore Fitto, esponente della Democrazia Cristiana e presidente della Regione Puglia dal 1985 fino alla morte nel 1988 per un incidente stradale, Raffaele, dopo la maturità scientifica, ha iniziato la carriera politica giovanissimo, come il padre, nella DC. Nel 1990 fu eletto consigliere regionale.
Entrato in Forza Italia, è stato vicepresidente della Regione Puglia dal 1995 al 1997, nella giunta di Salvatore Distaso, ed è stato eletto presidente della regione nel 2000 con il 53,9% dei consensi, divenendo il più giovane presidente di regione italiano.
Dal 1999 al 2000 ha fatto parte del Parlamento europeo.
Nell’aprile 2005 è stato sconfitto da Nichi Vendola nelle elezioni regionali pugliesi con 14.000 voti di scarto. Coordinatore Regionale di Forza Italia fino al 2009, è stato per un anno a capo dell’opposizione di centrodestra in Consiglio Regionale, prima di dimettersi, optando per il seggio di Parlamentare.
Nelle elezioni politiche 2006 è stato eletto alla Camera dei deputati nella circoscrizione Puglia. È stato componente della I Commissione della Camera, Affari Costituzionali. Nel 2006 è stato nominato da Berlusconi responsabile di Forza Italia per l’Italia meridionale. Nel dicembre 2007, in piena condivisione con il processo di innovazione di Forza Italia, è stato nominato da Silvio Berlusconi responsabile, per il Popolo della Libertà, ai Rapporti con altri partiti e movimenti.
Alle elezioni politiche 2008 è stato rieletto alla Camera dei deputati nella circoscrizione Puglia.
Nel maggio 2008 è stato nominato Ministro degli Affari Regionali e le Autonomie Locali del Governo Berlusconi IV.
Provvedimenti giudiziari [modifica]
La richiesta di arresto per corruzione, falso e illecito finanziamento ai partiti [modifica]
Raffaele Fitto è indagato dalla Procura di Bari per corruzione, falso e illecito finanziamento ai partiti.
Il 20 giugno 2006 la Procura di Bari ha chiesto alla Camera dei Deputati gli arresti domiciliari di Fitto con l’accusa di illecito affidamento dell’appalto di gestione di 11 residenze sanitarie di proprietà dell’imprenditore romano Giampaolo Angelucci (proprietario di numerose cliniche private). Il Gruppo Angelucci ha versato 500.000 euro alla lista di Fitto "La Puglia prima di tutto" in occasione delle elezioni regionali del 2005. Secondo il gruppo (Tosinvest), si tratta di un regolare finanziamento registrato a bilancio. Per la Procura di Bari si tratta invece di una tangente pagata per assicurarsi l’appalto da 198 milioni di euro con cui Angelucci ha ottenuto la gestione delle undici residenze sanitarie "assistite" dalla Regione Puglia[1]. Si tratta della stessa inchiesta per cui è indagato Francesco Storace. Il parlamento, tuttavia, ha respinto l’autorizzazione a procedere con l’arresto con 457 voti favorevoli (su 462 presenti), 1 contrario (dello stesso Fitto) e 4 astenuti.
Il 7 luglio 2008 il Tribunale del riesame ha riconfermato il sequestro della somma in questione oltre a beni di proprietà di Angelucci per un valore di 55 milioni di euro.
Il 20 aprile 2008 la Cassazione ha confermato a sua volta il sequestro dei 500.000 euro, non condividendo la tesi della difesa ma ritenendo invece che il sequestro sia giustificato anche dal fondato sospetto che il reato sia stato commesso, almeno a giudicare dagli elementi attualmente disponibili[2].
Il rinvio a giudizio per concorso in turbativa d’asta e di interesse privato [modifica]
Il 3 febbraio 2009, Raffaele Fitto è stato rinviato a giudizio con l’accusa di concorso in turbativa d’asta e di interesse privato del curatore fallimentare per aver venduto a prezzo di favore (per sette milioni di euro, a fronte di un valore stimato di 15,5 milioni di euro) la società commerciale Cedis (fallita nel 2005) a un contraente predeterminato (la società Sviluppo Alimentare, riconducibile all’imprenditore Brizio Montinari) durante la sua presidenza della Regione Puglia. La Cedis si trovava in procedura di amministrazione straordinaria e, secondo le accuse, Fitto sarebbe stato ’concorrente estraneo’ in questa vicenda, giocando il ruolo di ’referente politico’ di alcuni fra gli indagati per i quali la procura ha chiesto il rinvio a giudizio[3]. Il processo è stato fissato dinanzi al giudice monocratico del tribunale di Bari al 12 Maggio 2009. Alla fine di Marzo 2009 arrivano alla Procura di Bari le ispezioni dei tecnici del Ministero della Giustizia, inviati in Puglia dal guardasigilli Angelino Alfano, nonché collega del ministro Fitto. Il 4 aprile 2009 il Consiglio Superiore della Magistratura ha archiviato una denuncia esposta da Raffaele Fitto contro i Pm pugliesi. Il Csm ha aperto subito dopo un nuovo fascicolo al fine di scongiurare eventuali ingerenze politiche in una vicenda d’ambito squisitamente giurisdizionale[4], una decisione quindi volta ad assicurare l’indipendenza e la continuità del lavoro dei pubblici ministeri. Nel frattempo il ministro Fitto descrive i magistrati inquirenti come "un manipolo di legionari", e il Csm come espressione di una casta togata presente anche al Senato.[5][6].
Le possibili implicazioni nel "Barigate" [modifica]
In alcune intercettazioni telefoniche riguardanti conversazioni di Giampaolo Tarantini, al centro di un insieme di indagini denominato "Barigate" legato agli appalti sanitari nella regione Puglia, si fa cenno al coinvolgimento di Fitto (che all’epoca dei fatti ricopriva la carica di presidente della Regione) nelle attività orchestrate dallo stesso Tarantini[7]. In tutte le intercettazioni, comunque, è lo stesso Tarantini a cercarlo e a pretendere un appuntamento da Fitto, che risulta sempre sorvolare e rimandarlo all’infinito, pur di non allacciare nessun contatto con il personaggio, su cui gia’ a Bari giravano strane voci.
Il procedimento per abuso d’ufficio [modifica]
Il 25 settembre 2009 si apprende che Fitto, insieme al collega ministro Angelino Alfano, risulta indagato per abuso d’ufficio[8] [9]. La storia è incentrata su una ispezione nei confronti della procura di Bari disposta dal ministro Alfano ed effettuata il 31 marzo 2009, nei confronti dei pubblici ministeri e del procuratore aggiunto che indagano su Fitto. L’ispezione è stata disposta in seguito all’esposto che Fitto ha presentato Alfano il 19 febbraio 2009.
Messaggi
1. "A ciascuno il suo", 30 settembre 2009, 09:17, di carunchio
Purtroppo non esiste un contraddittorio serio e capace, pronto alla bisogna, poiché alle affermazioni dei suoi servitori sciocchi su - per esempio - “Il Presidente dice ciò che pensa…” occorrerebbe si replicasse con “Si, va bene, ma deve pensare prima a ciò che andrà a dire, anche e soprattutto perché non parla in nome proprio, ma rappresentando il Popolo italiano ed il Governo della Nazione” e, continuando, al “Nella sua vita privata può fare ciò che vuole …”, controbattere che “I suoi vizi non devono ricadere economicamente e qualitativamente sul Paese, con la nomina delle sue “cavalle” a posti di prestigio (Caligola docet!)” e così via discorrendo.