Home > AGGREDITI O AGGRESSORI ?

AGGREDITI O AGGRESSORI ?

Publie le martedì 4 gennaio 2005 par Open-Publishing
3 commenti

AGGREDITI O AGGRESSORI ?

Esprimiamo tutta la nostra solidarietà al muratore Roberto Dal Bosco, che, la sera del 31 dicembre, con un gesto che ha espresso tutto il suo giusto odio di classe verso il premier Berlusconi, ha interpretato ed espresso i sentimenti e la volontà di milioni di lavoratori, pensionati, disoccupati...di tutta la classe proletaria che, quotidianamente, subisce la politica antipopolare di questo governo.

Media, opinionisti e politici di ogni schieramento si sono affrettati a stigmatizzare l’episodio, definendolo incivile e violento, quando non addirittura sintomatico di una violenza diffusa e, pertanto, pericoloso e foriero, persino, di possibili attentati.

A destra, si sprecano le parole sull’odio e sulla violenza della cosiddetta opposizione e si arriva a parlare del pericolo di emulazioni e persino a paventare possibili colpi di stato; a sinistra, senza rilevanti distinzioni, ci si dissocia dall’accaduto, si esprime solidarietà a Berlusconi, si coglie l’occasione per ribadire la propria democraticità, il proprio pacifismo, il rifiuto assoluto di qualsiasi forma di violenza.

Insomma, se da un lato le forze di governo utilizzano strumentalmente l’accaduto per fare proclami in cui, di fatto, si legittima la repressione e si auspica uno stato di polizia; i partiti della cosiddetta opposizione si preoccupano, soprattutto, di mantenere un’immagine perbenista e rassicurante.

Si prendono le distanze da un atto definito violento, ma la vera violenza - come sanno bene le migliaia di proletari che vivono ogni giorno sulla propria pelle le conseguenze di una precarizzazione crescente, del carovita, della disoccupazione dilagante, della privatizzazione dei servizi sociali - è la politica di questo governo, una politica che, attraverso leggi, riforme, provvedimenti fiscali, privatizzazioni, acuisce progressivamente il peggioramtno delle condizioni di vita e di lavoro delle classi proletarie.

La vera violenza non è quella di chi scaglia un treppiede, ma quella di chi affama le migliaia di persone che fanno sempre più fatica ad arrivare alla fine del mese con salari da fame; è quella di chi, in nome dei profitti, non esita a lasciare senza lavoro, da un giorno con l’altro, centinaia di lavoratori (come sta avvenendo anche in diverse fabbriche del nostro territorio, aziende che chiudono, non perchè siano effettivamente in crisi, ma spesso solo per aprire fabbriche in luoghi in cui i costi della manodopera sono più vantaggiosi per i padroni); è quella di chi sorvola sulla crescita esponenziale delle morti bianche nei cantieri edili, nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro, dove, sempre più spesso, la sicurezza è volutamente dimenticata a favore delle esigenze produttive.

La vera violenza è perfettamente espressa dalla politica economica e sociale di questo governo, che con la legge 30, più conosciuta come legge Biagi, cancella completamente i diritti conquistati nei decenni passati dai lavoratori e ne precarizza pesantemente le condizioni di vita e di lavoro; con la riforma Moratti, asserve sempre più i contenuti scolastici alle esigenze padronali e all’ideologia al potere e, nel contempo, compromette fortemente il diritto allo studio delle classi popolari, tagliando fondi per la scuola pubblica e finanziando scuole private e confessionali....

La violenza è quella che sempre più sistematicamente sperimentiamo in piazza, nelle fabbriche, nelle scuole, ad opera delle cosiddette forze dell’ordine che caricano e reprimono manifestazioni studentesche, operaie, cittadine, dimostrando quanto, di fatto, l’attuale governo sia democratico e civile.

Tra le varie dichiarazioni di questi giorni, particolarmente schifosa è quella del ministro leghista Calderoli, che, non solo dichiara di provare conati di vomito per la troppo repentina scarcerazione di Dal Bosco, non differenziandosi, in questo, da molti altri esponenti di governo, ma che arriva, altresì, a ravvisare nell’episodio il pericolo di attentati e colpi di stato fomentati dalla sinistra. La cosa più grave, nella sua dichiarazione, è il sostenere la necessità della repressione violenta da parte delle forze dell’ordine e, di fatto, la legittimazione dello stato di polizia; Calderoli, infatti, giustifica l’assassinio di Carlo Giuliani a Genova, sostenendo l’assurda tesi della legittima difesa da parte del carabiniere e arriva a sostenere che ci troviamo in uno stato che indaga sui poliziotti e lascia a piede libero i black block.

Il ministro delle taglie e del “nessuno tocchi un padano”, non poteva esprimere più chiaramente l’ideologia forcaiola, fascista e repressiva del partito a cui appartiene e del governo di cui fa parte.

E, sempre a proposito di aborrire la violenza, vale forse la pena di ricordare la politica razzista dei leghisti, che, con parole, manifesti, comizi e, sempre più spesso, con i fatti, sta mettendo in atto una vera e propria caccia agli immigrati, sfruttati e trattati come merce, in nome della stesse legge Bossi Fini; utilizzati per il lavoro nero e super sfruttato nelle tante piccole fabbriche dei padroncini padani; discriminati e privati dei più elementari diritti; tacciati di terrorismo e sempre più spesso picchiati e aggrediti in sempre più frequenti aggressioni di ronde padane e di gruppi di estrema destra, per non parlare delle crociate anti islamiche dei padani che, improvvisamente, si scoprono paladini del cristianesimo e dei valori della cultura occidentale.

Ma vale anche la pena di ricordare le prese di posizione di ministri e parlamentari leghisti rispetto al tema dell’occupazione, dei diritti dei lavoratori: alla Franzoni, come in altre fabbriche che hanno messo sulla strada centinaia di operai, anche “padani”, la lega ha, di fatto, sostenuto le scelte padronali e la politica economica governativa, svendendo i lavoratori in nome degli interessi economici.

Circolo
"Proletari comunisti" - Dalmine (BG)

info : 3355244902 prol_com_bg@infinito.it fipviavolta7dalmine030105

Messaggi

  • Il vostro articolo mi fornisce lo spunto per alcune riflessioni.
    L’analisi che avete fatto e le situazioni che avete citato mi trovano concorde in tanti punti.
    Sicuramente è innegabile un concreto impoverimento dei cittadini italiani concomitante con una progressiva perdita di welfare in senso lato (sicurezza e garanzia del lavoro, qualità della vita, ecc.)

    Non sono invece d’accordo su una cosa: la responsabilità di questa situazione che in più parti attribuite a questo governo. Non intendo dire che non ne abbia, per carità; ma per amor del vero bisogna ammettere la responsabilità anche di tutti i governi che lo hanno preceduto. Come dimenticare che la legge Biagi è stata partorita all’epoca del precedente governo? Come dimenticare che con i precedenti governi si sono fatte le principali leggi in merito alla precarizzazione del lavoro (interinale, temporaneo, co.co.co, e altre amene formule)? Come dimenticare la sciagura dell’euro? Come dimenticare la progressiva esternalizzazione di posti lavoro a cooperative (di tutti i colori), che le amministrazioni locali (anch’esse di tutti i colori) hanno progressivamente attuato a partire dagli anni ’90? Come dimenticare la legge 142 del 1990 (riforma dell’Ordinamento delle autonomie locali) che ha rappresentato il vero grimaldello di molte delle privatizzazioni poi avvenute negli anni successivi?

    Allora se ricordiamo queste cose dobbiamo ammettere che chi tira le fila non è sicuramente Berlusconi, ma qualcuno più potente: i grossi capitali internazionali; a cui tutti i governi debbono inchinarsi pena la loro stessa esistenza (ed a cui tutti i governi debbono la loro genesi).

    Sulla Lega, ma soprattutto sul ministro Calderoli ho riso, avete sparato sulla crocerossa!

    Sulla questione degli immigrati il discorso sarebbe più complesso. Il problema non è la legge Bossi-Fini. Il problema nessuno lo vuole vedere e nessuno lo vuole approfondire. Una parte li caccerebbe con le ronde e li prenderebbe a bastonate per le strade, una parte è disposta ad accettarli a mani aperte e offrirebbe loro casa e moschea. Nessuno però si chiede a chi veramente fanno molto comodo gli immigrati e chi ne reclama l’ingresso in massa. Gli immigrati fanno comodo al piccolo artigiano che li sfrutta all’osso facendogli fare lavori da bestia e fanno comodo al panciuto borghesotto di provincia che magari ha un appartementino da affittare e ce ne caccia dentro 5 o 6 ammassandoli come delle bestie.

    Mai nessuno che abbia fatto una proposta del genere: vediamo dove abitano questi immigrati: accertiamo le condizioni igienico sanitarie, vediamo dove lavorano: accertiamo le condizioni di igiene e di sicurezza. E dove troviamo gli sfruttatori puniamoli severamente!

    Il vero razzismo non è quello di Calderoli e della Lega (quello è ignoranza e prepotenza) ma è di chi favorisce ed auspica l’importazione in massa di merce umana. D’altronde, da parte di chi parla di MERCATO del lavoro non ci si potrebbe aspettare altro.

    • Per chiarezza, la cosiddetta legge Biagi - ma sarebbe piu’ corretto chiamarla senza fronzoli emotivo/propagandistici legge D’Amato/ Maroni - e’ tutta farina del sacco di questo governo.

      E’ vero invece che il precariato In Italia si era gia’ largamente affermato col pacchetto Treu dei governi di centrosinistra precedenti.

      Non c’e’ dubbio che , sul modello economico/sociale, le differenze di programma tra centrodestra e centrosinistra sono assai minime.

      In questo senso basterebbe riferirsi ai numerosi comunicati di precari che lavorano a vario titolo per il comune di Roma apparsi recentemente in questo sito, per comprendere come la giunta di Veltroni sia stata spesso la migliore esecutrice delle leggi berlusconiane sul lavoro.

      E sicuramente i termini reali del problema sono internazionali, sono appunto "globali".

      Forse mai come in questo periodo storico le teorie di Marx - che pure danno tutti per superato - sulle caratteristiche internazionali del capitalismo imperialista, sono risultate veramente aderenti alla realta’.

      Certo poi il Berluska ha caricato sopra questi problemi di natura globale un po’ di cazzetti suoi personali, un po’ di aziendalismo da comendatur milanese, l’ oggettivo fascismo e razzismo tipici di A.N. e della Lega, una spruzzatina di clericalismo vecchio stile per ingraziarsi le gerarchie ecclesiastiche, piu’ un paio di guerre per recitare, di fronte al resto d’ Europa che lo schifa da sempre, il ruolo dell’ amico europeo di Bush.

      Cosette non propriamente da niente, che qualche oggettiva differenza la fanno.

      Pero’ il problema di fondo rimane il capitalismo liberista che non si abbatte certo alle elezioni.

      Il movimento di Seattle e Genova, senza porsi l’ assolutamente inattuale questione della "presa del potere", qualche ideuzza intelligente l’ aveva data e qualche risultato pratico ( sul debito dei paesi poveri, sugli Ogm ed altro ) l’ aveva pure cominciato ad ottenere.

      Poi e’ tornato in voga il "politicismo" di sempre, l’incapacita’ assoluta di tutti i "politicisti" anche "rivoluzionari" di saper interpretare le realta’ sociali in carne ed ossa, aggiungi l’ oggettiva "distrazione" da queste realta’ sociali provocata dalla guerra in Irak ed oggi quel movimento e’ sicuramente in crisi, in Italia e ovunque.

      Certo non e’ un caso che a chiamare in assemblea plenaria per il 15 gennaio le forze sparse della cosiddetta "sinistra radicale" sia stato proprio il piu’ incallito dei "politicisti", quel professor Asor Rosa che dai tempi di Potere Operaio, passando poi per il Pci e i Ds fino ai nostri giorni, ha sempre teorizzato " l’ autonomia del politico".

      Anche questo e’ decisamente un segno dei tempi, per niente allegri, che corrono.

      Eppure quel capitalismo liberista e rampante e’ oggettivamente in crisi, economica e di innovazione, a livello planetario e ancora di piu’ nel nostro disastrato "paese dei cachi"

      Sta alle nostre intelligenze collettive riprendere le fila di Seattle e di Genova, mandando a cagare partiti e partitini.

      Keoma