Home > AI CONFINI DEL PARADISO
Regia: Fatih Akin
Soggetto e sceneggiatura: Fatih Akin
Direttore della fotografia: Rainer Klausmann
Montaggio: Andrew Bird
Interpreti principali: Baki Davrak, Nursel Kase, Hanna Schygulla, Tuncel Kurtiz, Nurgül Yesilçay, Patrycia Ziolkowska
Musica originale: Shantel
Origine: Ger, Tur, 2007
Durata: 122’
Il destino e la morte, l’irrefrenabile desiderio di vivere a venti come a sett’anni in una mondializzazione narrata fra l’Occidente anseatico e l’Oriente della Bisanzio del Terzo Millennio sono i fili che legano Yeter, Alì, suo figlio Nejat, Ayten, Lotte e la madre Susanne. Un intreccio di vite e passioni presenti, future, tramontate o rilanciate, in società diverse che si somigliano e differiscono, vorrebbero integrarsi ma alle quali tutto ciò risulta difficile. Sceneggiatura premiata con la Palma d’oro a Cannes che ripercorre l’interessante lezione narrativa di Iñàrritu - 21 grams, Babel -, pur se alcuni legami presenti nella storia di Akin evidenziano qualche forzatura. Il villaggio globale mostrato è ricoperto dalla merce, anche i corpi possono diventarlo – accade a Yeter, prostituta per necessità – ma la pulsione del sesso, scontata fra i giovani, è motore per un rilancio esistenziale quando la vita palesa i prodromi del tramonto come accade ad Alì. I due s’incontrano e decidono di stabilire un legame, poi un fortuito litigio provoca il decesso della donna per mano del vecchio.
Per emanciparsi dal vicolo cieco della violenza anticamera della morte c’è il salvagente della cultura - insegnata da Nejat all’Università di Brema o acquisita nella vesta d’una libreria d’Istanbul - che rappresenta il cemento su cui costruire un’esistenza alternativa. In qualità di seconda generazione d’immigrati lui è plurinazionale o semplicemente cittadino del mondo e può vivere serenamente nella Germania sua seconda patria e nella Turchia delle radici familiari. Riesce a farlo perché un uomo equilibrato e adattabile Nejat, può essere d’aiuto a chiunque. Non può cambiare corso al fato che disegna percorsi strani. Come nell’esistenza difficile, rivolta alla comprensione d’un futuro incerto delle giovani idealiste Ayten e Lotte. La prima si complica la vita che in verità non le offre molte chances, sia per la condizione sociale sia per il paese in cui vive, la tutt’altro che democratica Turchia che dovrebbe o vorrebbe trovare nell’Unione Europea quella tolleranza civile assente nei suoi cromosomi.
Per l’adesione politica ai gruppi rivoluzionari curdi Ayten, braccata dal governo di Ankara, ripara in terra tedesca dove incrocia la solidarietà e l’amore della studentessa universitaria Lotte. La cui umanità e i valori solidali ricevuti da una madre alternativa che il tempo e le vicissitudini hanno reso però isolata e delusa, fanno di Lotte una persona straordinaria. Lo dimostra quando segue l’amica, cui in Germania è stato negato lo status di rifugiata politica, viene rimpatriata e finisce in prigione a Istanbul. Lotte morirà per aiutarla, verrà scippata e uccisa da una banda di bambini con la stessa arma ch’era andata a recuperare per Ayten. Nell’elaborazione del dolore e del lutto Susanne, partita anche lei per la Turchia a riprendersi la salma della figlia, ritrova il senso dei suoi ideali giovanili, comprende i sogni di Lotte e Ayten. Non condanna né biasima, condivide con la giovane curda la malasorte che le ha private d’una persona tanto generosa.
Enrico Campofreda, 11 novembre 2007 pubblicato su Alternativ@mente.info