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APPELLO ALLA SOCIETA’ CIVILE, A CHI OCCUPA E A CHI SI PREOCCUPA

Publie le giovedì 19 ottobre 2006 par Open-Publishing

Abbiamo rilevato come negli ultimi mesi, anche a seguito dell’azione
concomitante delle rappresentanze politiche e delle istanze portate avanti
da chi rivendica il diritto alla casa per tutte/i, ci siano stati alcuni
segnali di inversione di tendenza rispetto alle politiche abitative
praticate dai precedenti assessori alla casa. L’apertura di nuove
graduatorie anche per i soggetti sociali (come i precari) che ne erano
esclusi e la possibilità anche per chi ha scelto la forma di lotta
dell’occupazione di potervi partecipare, sono novità importanti e che
devono essere rivendicate con forza.
Ci vorrà, però, del tempo affinchè questi elementi di discontinuità
sviluppino pienamente i loro positivi effetti rispetto al patrimonio
abitativo esistente o disponibile in un futuro prossimo e si devono trovare
soluzioni "tampone" per l’immediato.

Abbiamo anche vissuto con dolore e con sgomento lo spostarsi del terreno di
confronto dal dissenso anche forte e radicale alla contrapposizione
ideologica, fino quasi allo scontro fisico.
E’, quest’ultima, una modalità che non condividiamo, che non ci appartiene
e non accettiamo e crediamo che se si continuasse su questo piano si
andrebbe solo,
al di là delle volontà soggettive, a nuove fratture sociali - anche interne
agli strati più deboli - ed alla riduzione complessiva degli spazi di
agibilità di chiunque si batta per la trasformazione dell’esistente.

Pensiamo d’altra parte che uno dei doveri e delle peculiarità
nell’amministrare gli enti locali da parte dell’Unione, debba essere
proprio quello di mantenere sempre aperto il terreno del confronto e della
ricerca di soluzioni che riguardino problemi reali di parti di società
sofferente a prescindere dalla distanza delle modalità con cui questi si
rappresentano.

Si deve continuare testardamente a cercare soluzioni che portino alla
definizione di un percorso di regolarizzazione di situazioni che si pongono
inizialmente su un terreno di illegalità, come è avvenuto anche per larga
parte dei migranti "reduci" dagli sgomberi del lungoreno ed in ciò ci
soccorre, a proposito della cosiddetta "emergenza abitativa" nella nostra
città, anche quanto sta’ scritto nel programma dell’Unione: "... con
riferimento alla questione degli sfratti, proponiamo interventi volti a
garantire il passaggio da casa a casa per i soggetti deboli..." ed a questo
noi vogliamo attenerci.

Sappiamo che a Bologna vi sono diverse decine di appartamenti pubblici
vuoti, come - ad esempio - quelli bloccati per ragioni burocratiche dalla
Sovrintenza,o quelli per i quali l’Amministrazione Comunale non ha, al
momento,
la disponibilità finanziaria per renderli assegnabili e che quindi rischiano
di rimanere inutilizzati per diverso tempo.

Conseguentemente chiediamo:

 all’Amministrazione Comunale (con i suoi assessori compententi) ed ai
collettivi di occupanti (nelle forme di rappresentanza che vorranno darsi)
di superare la fase attuale e di riaprire la trattativa e il confronto;
 di definire e condividere un percorso di fuoriuscita volontaria dalle
case ancora occupate con il trasferimento degli occupanti, anche per un
periodo
definito nel tempo, nelle abitazioni sopra citate (od altre in condizioni
analoghe) attraverso l’utilizzo di progetti di auto-costruzione o di
auto-recupero.

Chiediamo a chiunque, a prescindere dalla propria appartenenza, pensi che
il conflitto sociale e la ricerca costante di soluzioni condivise, siano
elementi di ricchezza della società civile e che debbano portare a
soluzioni avanzate dei bisogni sociali che anche nel nostro territorio si
esprimono,
di aderire e sottoscrivere questo appello affinchè ............ NESSUNO
SFRATTI "CAINO".

Primi firmatari:
Alessandro Bernardi - responsabile movimenti PRC Bologna
Sergio Spina - capogruppo PRC del Consiglio Provinciale
Marzia Mascagni - segreteria PRC Bologna
Agostino Giordano - coordinamento Giovani Comunisti/e Bologna