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APPELLO Contro il fascismo, Contro il razzismo - A SCHIO, PER LA DEMOCRAZIA
Publie le giovedì 30 giugno 2005 par Open-PublishingAppello
Contro il fascismo, Contro il razzismo
A SCHIO, PER LA DEMOCRAZIA
domenica 10 luglio ore 9 piazza Duomo
Per il quarto anno consecutivo la città di Schio, insignita della Medaglia d’argento alla Resistenza, corre il rischio di ricevere l’insulto di un raduno di squadracce neofasciste e neonaziste provenienti da tutto il Paese. Sinora abbiamo subito questo oltraggio, confidando nelle autorità su cui incomberebbe il dovere di difendere i principi sanciti dalla Costituzione. Quest’anno le nostre piazze non possono più essere abbandonate a quanti si proclamano eredi di un’infame storia di razzismo e barbarie, che nel Novecento precipitò l’Italia e l’Europa in una catastrofica voragine di odio.
Questo Paese, che amiamo e che abbiamo contribuito a restituire alla democrazia e alla dignità, vive tempi oscuri. La Costituzione repubblicana viene sfigurata. Il lavoro - fondamento della nostra convivenza civile - è umiliato e privato di diritti. La pace - inviolabile principio costituzionale - è rinnegata dalle illegittime decisioni di un governo servile, arruolatosi tra le file dei nuovi colonialisti. La memoria della Resistenza antifascista è trascinata nel fango. Diciamo basta!
Riteniamo dissennato sottovalutare il rischio rappresentato dall’estrema destra che recluta seguaci nelle periferie degradate, tra i giovani privi di orientamento e di prospettive. Non abbiamo dimenticato la violenza fascista e sappiamo che ciò che è accaduto potrebbe ripetersi. Per questo auspichiamo che il 10 luglio quanti hanno a cuore la libertà e la democrazia di questo Paese scendano numerosi in piazza a Schio.
Adesioni:
Alberto Asor Rosa
Imma Barbarossa
Paolo Beni
Rosario Bentivegna
Giorgio Bocca
Bianca Bracci Torsi
Alberto Burgio
Luciano Canfora
Luciana Castellina
Giuseppe Chiarante
Giulietto Chiesa
Odilla Dal Santo
Giorgio Fanti
Giuliano Gargiulo
Fosco Giannini
Claudio Grassi
Dino Greco
Pietro Ingrao
Lucio Magri
Lidia Menapace
Giovanni Pesce
Massimo Rendina
Gianni Rinaldini
Cesare Salvi
Per sottoscrivere l’appello inviare una mail a
antifascismo.schio@tiscali.it
(le adesioni raccolte saranno trasmesse al comitato organizzatore della manifestazione
PERCHE’ E’ IMPORTANTE SOSTENERE
LA MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA DI SCHIO:
Domenica 10 luglio prossimo il fior fiore dei gruppi neofascisti e neonazisti italiani, convocati dalla associazione dei "Reduci della Repubblica Sociale Italiana" di Salò, invaderà, per il quarto anno consecutivo, la città di Schio (VI), decorata Medaglia d’Argento per i venti mesi di occupazione nazifascista e i mille morti che quella zona del Veneto ha dato alla libertà del nostro paese.
L’iniziativa fu presa dagli stessi "reduci" nel 2002, per ricordare un tragico episodio: nella notte fra il 6 e il 7 luglio 1945 alcuni partigiani, probabilmente in seguito a voci su un’evasione organizzata, entrarono nel carcere di Schio e fucilarono 54 fascisti che vi erano reclusi. Un caso di giustizia sommaria non giustificabile né giustificato, che ha dato lo spunto per una sfilata di camicie nere, saluti romani e croci celtiche, ripetutasi nel 2003 e nel 2004, nonostante che partiti, sindacati, associazioni resistenziali e democratiche avessero chiesto che le autorità locali vietassero la manifestazione. La recente dissociazione delle stesse famiglie dei 54 fascisti da ogni "strumentalizzazione politica" è servita solo a cambiare il titolo del raduno fascista, che sarà dedicato a "tutte le vittime delle stragi partigiane, dimenticate dall’Italia nata dalla Resistenza" e in occasione del quale è annunciato l’arrivo di alcuni pullman dalla Germania (reduci delle SS?).
Il circolo del Prc di Schio, oltre a partecipare a una raccolta di firme, organizzata dall’Anpi, dai partiti di sinistra e dai sindacati, per chiedere ancora una volta il divieto della manifestazione, ha organizzato ogni anno un presidio di protesta. Ma oggi il carattere nazionale assunto dalla manifestazione, insieme al sempre più insidioso revisionismo che cerca di stravolgere e oscurare i valori dell’antifascismo, richiedono una risposta più ampia e più forte da parte degli antifascisti di tutta Italia.
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PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA
Circolo "P.Tresso" - SCHIO - VI
Schio, 22 giugno 2005
Care compagne e cari compagni,
Anche quest’anno sembra che la manifestazione fascista di Luglio a Schio venga concessa.
A tutt’oggi, nonostante sia iniziata una raccolta firme contro questa manifestazione, nonostante Partiti, associazioni e singole persone si siano mosse per cercare di fare pressione sulle forze che hanno la possibilità di impedirla, non abbiamo notizie positive in merito.
Come PRC , insieme ad altre forze politiche , associazioni e movimenti, stiamo tentando di costruire un momento di grande mobilitazione per Domenica 10 luglio 2005 (data della manifestazione neo fascista).
Lunedì sera abbiamo consegnato ai giornali un appello cittadino, firmato da alcune delle forze che sono coinvolte nella costruzione della contromanifestazione, affinché venga reso noto che nel caso la manifestazione fascista venisse concessa, le strade e le piazze di Schio non saranno lasciate in mano ai fascisti.
Abbiamo bisogno del sostegno di tutti i compagni e le compagni, gli antifascisti, i democratici
Domenica 10 luglio 2005 alle ore 09.00
in Piazza Duomo a Schio
si svolgerà una grande contromanifestazione ANTIFASCISTA
Durante questi giorni in molti ci hanno detto che scendere in piazza non serve a nulla, che anzi si darebbe ai mass-media la possibilità di ribadire la teoria degli opposti estremismi.
Noi non crediamo sia così.
In questi mesi le forze "politiche" convocate da Alex CIoni, che si riverseranno nelle strade della nostra città il giorno 10 luglio 2005, si sono rese protagoniste di episodi di inaudita violenza. Non si contano ormai le aggressioni a compagni/e ed a immigrati/e. Bombe molotov e altri oggetti di devastazione sono stati usati all’interno di numerosi centri sociali in tutta Italia.
Lo scopo ci appare chiaro: vogliono alzare il tiro dello scontro.
Questo francamente ci pare un film già visto. Lasciare che questi episodi vengano insabbiati e messi sotto silenzio è un errore grave. Tutte le forze politiche e sociali che hanno a cuore il fatto che non si ritorni al clima di terrore degli anni 70 hanno il dovere politico e morale di schierarsi contro questa preoccupante crescita di attività (e forse anche di consensi) delle forze di estrema destra.
I giovani precari e senza futuro, soprattutto nelle grandi periferie urbane, ma non solo, vedono in queste forze reazionarie un possibile sfogo alle proprie frustrazioni esistenziali. Essi vengono plagiati e fatti crescere con ideologie vecchie e pericolose. La pressoché totale mancanza di cultura non permette loro altri sbocchi.
I Partiti, i sindacati, le amministrazioni comunali ecc.. dovrebbero preoccuparsi innanzitutto di cercare di ricostruire un sentire sociale (e forse anche un tessuto sociale) che ormai declina sempre di più. Tutto è stato infatti risucchiato dal libero mercato che non ammette soggetti deboli, ammortizzatori sociali e soprattutto che non ammette cultura. Le riforme scolastiche fatte in questi anni (riforma Berlinguer compresa) sono state in questo senso devastanti.
Grazie
Gianmarco Anzolin
Giovani comunisti e Segretario PRC circolo "P.Tresso" - SCHIO
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Un recente articolo sui crescenti pericoli della destra in Italia e sul ruolo della Sinistra
Allarme nero
di Luciana Castellina
su Il Manifesto del 17/06/2005
Mentre la sinistra è impegnata nella riflessione (talvolta sopra le righe) sulla non violenza, la violenza dilaga e riprende anche quella etichettata fascista - le squadracce di picchiatori di nostra antica memoria. L’elenco delle ultime settimane è impressionante: dal 3 giugno, quando a Bernardo fu squarciata la gola (rischia di perdere una corda vocale) da un branco di assalitori penetrati dentro Forte Prenestino, di aggressioni con spranghe o coltelli ce n’è stata quasi una al giorno, vittime non solo i Centri sociali ma un Comitato per il Sì, una sede Ds a Torre Maura, isolati cittadini. E non solo a Roma ma a Torino, a Forlì, a Lucca, a Palermo. E poi, in questi giorni, la tragica vicenda di Varese, cui i ministri leghisti fanno da altoparlante, protagonisti odii e controodii razziali e un gruppo dall’inquietante nome «Sangue e onore» che grida ai funerali dell’ucciso: «Difendi il tuo simile, distruggi tutto il resto».
Stile, provenienza e bersaglio sono quelli degli anni 70. Ma sono le sole similitudini con un'epoca che non potrebbe essere più diversa da quella attuale. Allora era la politica che generava la violenza, ora si potrebbe dire che è la sua assenza: sono lo squallore, il vuoto della vita di nuove generazioni senza prospettive, che inducono una violenza generica e generale che si manifesta per le strade, nelle scuole, naturalmente negli stadi. Le periferie urbane non sono più quelle di un tempo, riempite da una presenza capillare dei partiti, da un controllo del territorio garantito da un tessuto ricco di rapporti sociali. Oggi, in quartieri dove ogni comunicazione è cessata, il controllo è esercitato da bande che si disputano la miseria, spesso il collocamento del precariato, un nuovo caporalato urbano.
Le violenze di natura diversa in questo scenario si mischiano, si intrecciano. Paradigmatico il funerale di Zappavigna, leader degli ultrà romanisti, dove il «boia chi molla» e il braccio teso si sono confusi con la passione di chi pure, nella curva sud, fascista non è.
Tutto ciò è quel che viene chiamato «disagio sociale».
E però stiamo attenti: questo è lo sfondo. Ma su questo terreno stanno sviluppandosi fenomeni politici allarmanti: la crescita, ovunque, di gruppi nazifascisti organizzati, Forza Nuova in particolare ma non solo, che diventano ogni giorno più sfrontati perché sanno di aver acquisito omertà e legittimazione: dalla riabilitazione del ventennio e dei «ragazzi di Salò»; dall'affossamento della Costituzione e dunque della radice antifascista delle nostre istituzioni; dalla «normalità» ormai conquistata da ministri che sono stati picchiatori e se ne vantano, fino a non disdegnare di apparire alle loro manifestazioni. Un terreno reso fertile dal razzismo latente, che la spoliticizzazione fa emergere operando da esca, così come dalla disgregazione dei partiti tradizionali, ivi compresa An.
Prima che si reinneschi la tragica spirale degli anni70, quando la violenza fu alimentata dalla necessità di autodifesa di compagni che venivano aggrediti fuori dalle scuole e dalle fabbriche (ricordate S. Babila?) sarebbe bene prendere sul serio quanto sta accadendo. Si tratta di un nuovo fatto politico che aggiunge un’ulteriore buia pennellata alla stagione che stiamo vivendo. I movimenti non possono ignorarlo e credo anzi che questa sia per loro l’occasione, certo difficile, per verificare sul terreno la validità della scelta non violenta come strumento per far arretrare l’aggressione. Per dimostrare che è con l’iniziativa politica che si batte la violenza, e non con la sua escalation.
Ma tocca a tutti, e naturalmente in primo luogo alle forze politiche e alle istituzioni, scendere dall’empireo della loro quotidianità politica per misurarsi con la politica delle periferie delle nostre città. Per non lasciare isolati ed esposti all’accoltellamento quelli che negli ultimi anni sembravano essersi riappassionati alla voglia di cambiare il mondo, e che oggi rischiano di disperdersi, perché ulteriormente disillusi.




