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APPELLO PER UNA CAMPAGNA NAZIONALE PER IL RITIRO DELLA DIRETTIVA BOLKESTEIN

Publie le domenica 19 dicembre 2004 par Open-Publishing

Il 13 gennaio 2004, la Commissione Europea ha approvato la proposta di Direttiva
Bolkestein, attualmente all’esame del Consiglio e del Parlamento Europeo.
Annunciata come un provvedimento rivolto a "diminuire la burocrazia ed i
vincoli alla competitività nei servizi per il mercato interno", la Direttiva
Bolkestein è nei fatti un pericoloso provvedimento di attacco allo stato
sociale e ai diritti del lavoro nell’intera Unione Europea.
Perché si prefigge l’apertura alla libera concorrenza e alla privatizzazione
di tutte le attività di servizio e dell’istruzione, dalle attività logistiche
di qualunque impresa produttiva ai servizi pubblici, a partire dalla sanità
e dai servizi sociali.

Perché riduce drasticamente le possibilità di intervento e il potere discrezionale
delle autorità locali e nazionali, privandole della facoltà di esercitare
proprie linee di politica economica e sociale.
Perché, in stretto collegamento con le posizioni assunte all’interno dell’Accordo
Generale sul Commercio dei Servizi (Gats) in sede WTO, rafforza le politiche
liberiste dell’Unione Europea tanto verso il mercato interno quanto nel
commercio internazionale.

Ma l’eccezionale gravità della Direttiva Bolkestein risiede nell’assunzione
del "principio del paese d’origine", che stabilisce come un prestatore di
servizi sia esclusivamente sottoposto alla legge del paese dove ha sede
legale e non più alla legge del paese dove fornisce il servizio.
Con l’introduzione di questo principio, la Direttiva Bolkestein si prefigge
la definitiva destrutturazione dei diritti del lavoro nell’Unione Europea.
Perché si tratta di un incitamento legale a spostare le sedi delle imprese
verso i paesi a più debole protezione sociale e del lavoro per poter approfittare
delle legislazioni da "stato minimo" ivi esistenti.

Perché i contenuti della Direttiva rischiano di sviluppare sentimenti xenofobi.
Perché si realizza un vero e proprio "dumping" sociale verso le legislazioni
dei paesi a più alta protezione sociale e del lavoro, affinché riducano,
in nome della competitività, i propri standard di garanzie.

Perché si riducono drasticamente il valore del contratto di lavoro e le
possibilità d’intervento delle organizzazioni sindacali, e si precarizza
totalmente la prestazione di lavoro, anche attraverso le nuove norme sul
distacco dei lavoratori. Senza considerare il pericolo di un incremento
del mercato del lavoro gestito dalle organizzazioni criminali.
La Direttiva Bolkestein, insieme alla proposta di modifica della Direttiva
sull’orario di lavoro, costituisce il colpo di grazia a quel che resta del
"modello sociale europeo", già agonizzante dopo le politiche di privatizzazione
di questi anni e la continua messa in discussione dei diritti sociali e
del lavoro.

Ma opporsi è possibile. Al Forum Sociale Europeo di Londra, il movimento
antiliberista, in tutte le sue componenti sindacali e associative, ha lanciato
una campagna europea per il ritiro della Direttiva Bolkestein.
Ed è in collegamento con questa rete europea che noi sottoscritte realtà
associative e di movimento, forze sindacali e politiche, lanciamo una Campagna
Nazionale di informazione, sensibilizzazione e mobilitazione, nei territori
e nelle istituzioni.

Una Campagna che culmini nella partecipazione di massa alla manifestazione
europea del 19 marzo 2005 a Bruxelles, lanciata dal FSE contro l’Europa
liberista; e in centinaia di iniziative nei territori dal 10 al 16 aprile
2005, all’interno della "Settimana di Azione Globale" indetta dal FSM di
Mumbay, contro il Gats e le privatizzazioni, per i beni comuni e i diritti
sociali.

CAMPAGNA NAZIONALE "STOP BOLKESTEIN! STOP GATS! UN’ALTRA EUROPA E’ NECESSARIA"