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ARCI : SBAGLIATO PENSARE DI RISOLVERE PROBLEMI SOCIALI CON MISURE REPRESSIVE
Publie le mercoledì 26 ottobre 2005 par Open-PublishingA Bologna vanno costruite soluzioni partecipate
Dichiarazione di Paolo Beni, presidente nazionale Arci
e Giovanni De Rose, presidente Arci Bologna
Roma 22 ottobre 2005
La scelta del sindaco di Bologna di sgomberare con le ruspe le baracche in
cui vivevano i lavoratori rumeni ha riaperto una discussione su legalità e
solidarietà alla quale purtroppo abbiamo gia assistito molte volte in questi
anni e che non ha mai portato a niente di buono.
Sul tema della legalità esiste oramai una retorica dalla quale non si può
prescindere: chi la utilizza sa di suscitare il plauso di alcuni e la
protesta di altri.
Pensare di risolvere i problemi sociali con misure repressive è una
scorciatoia sbagliata.
I problemi sociali sono complessi, tanto più quelli dei migranti che, oltre
a subire, come milioni di altre persone, le ingiustizie di un modello di
sviluppo sbagliato, devono anche sottostare ad una legge che li costringe a
passare in Italia periodi molto lunghi di irregolarità o clandestinità.
Limitarsi a “ripristinare la legalità” di fronte a cosi gravi problemi
sociali, spesso nasconde la mancanza di soluzioni efficaci e giuste. Lo
sgombero infatti non risolve alcun problema, al massimo sposta i problemi
altrove, provando a nasconderli agli occhi dell’opinione pubblica.
L’unica via d’uscita è provare a costruire soluzioni partecipate, che
partano dalla consapevolezza che la democrazia locale ha bisogno di tutti i
soggetti per governare la complessità e non di un sovrano illuminato.
Pensiamo che Bologna possa uscire da questa empasse ospitando un incontro
nazionale, dal quale far partire una riflessione avanzata su “complessità
sociale e urbanistica dell’inclusione”. Un incontro che veda come
protagonisti la società civile bolognese, le esperienze migliori delle città
metropolitane e quei soggetti, movimenti, singoli e associazioni, che con la
loro esperienza possono contribuire a trasformare Bologna in un laboratorio
nazionale.
Editoriale di Paolo Beni per ArciReport
Bologna è un caso nazionale. Lo sgombero delle baracche degli immigrati
deciso dal sindaco, le reazioni esasperate e sopra le righe di alcuni, la
polizia che carica i giovani davanti al Comune, alimentano tensione in città
e preoccupazione per ciò che può avvenire d’ora in poi nel paese. Il
conflitto che sta degenerando nasce da un approccio sbagliato ai temi della
legalità e della sicurezza.
La legalità è il complesso di regole e valori condivisi su cui fondare il
patto di cittadinanza, lo strumento con cui la società garantisce a tutti la
possibilità di praticare i propri diritti senza ledere quelli degli altri.
Identificarla con l’imposizione di regole a garanzia della sicurezza
significa aprire la strada a una legalità di parte che tutela gli interessi
di gruppi sociali forti a danno dei soggetti più deboli, che finisce per
criminalizzare il dissenso.
E’ una scorciatoia sbagliata cercare in misure repressive la soluzione a
problemi sociali complessi come quelli dei migranti costretti dalla legge
Bossi-Fini a vivere nell’irregolarità. L’unica via d’uscita è nella ricerca
di soluzioni partecipate, per costruire convivenza la comunità non ha
bisogno di sovrani illuminati ma del concorso responsabile di tutte le sue
componenti.
Bisogna recuperare una riflessione seria su questi temi, tanto più di fronte
agli effetti del governo Berlusconi che, a suon di condoni, inviti
all’evasione fiscale, attacchi ai diritti dei lavoratori e alle libertà, ha
prodotto la mortificazione della cultura della legalità e la crisi
dell’etica pubblica. E’ indispensabile che la sinistra rilanci una sua idea
di legalità come strumento di giustizia sociale e non protezione dei più
garantiti.
Che senso ha invocare la fermezza delle leggi di fronte a chi rivendica
diritti e dignità quando proprio chi dovrebbe garantirglieli ostenta
l’illegalità del potere? Come nei confronti delle migliaia di giovani
lavoratori precari privati delle loro più elementari tutele dalla Legge 30:
una situazione allarmante, che abbiamo denunciato ieri in centinaia di
proiezioni del film “Il Vangelo secondo precario”.
Paolo Beni
Presidente nazionale Arci