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Addio al Parlamento: da Bertinotti alla Santanchè, la carica dei "silurati"

Publie le lunedì 14 aprile 2008 par Open-Publishing
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Addio al Parlamento: da Bertinotti alla Santanchè, la carica dei "silurati"

Niente seggio per Pecoraro Scanio,
Mussi, Boselli, Luxuria e Storace
ROMA
E’ stato uno uno "tsunami" elettorale quello che si è abbattuto sul Parlamento che esce dal voto. Sono tanti i leader e le personalità che, dopo aver segnato questi ultimi due anni di legislatura, si ritrovano senza un seggio in Parlamento. Su tutti il veterano Fausto Bertinotti, che dopo aver guidato Montecitorio è stato tagliato fuori due volte: come leader della Sinistra Arcobaleno e come segretario del Prc.

L’operazione ghigliottina, condotta dalla soglia di sbarramento, ha fatto cadere le teste di tutti e quattro i leader dei partiti della sinistra che avevano dato vita alla sinistra Arcobaleno. Anzi tre, visto che Oliviero Diliberto, segretario del Pdci aveva già deciso di lasciare il suo seggio ad un operaio della Tyssenkrupp, Ciro Argentino, che però, dato l’esito elettorale, non approderàa Montecitorio, rendendo nullo il sacrificio di Diliberto. Restano fuori anche il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio e Fabio Mussi, il "capo" della Sinistra Democratica. "Silurati" anche Enrico Boselli, leader e candidato-premier del Partito Socialista, e Franco Grillini, presidente onorario dell’Arcigay.

Seggi preclusi anche per il "trio" della Destra: Daniela Santanchè, Francesco Storace e Teodoro Buontempo. Non varcheranno i portoni del Parlamento (almeno per questa sedicesima legislatura) neanche gli antagonisti del Pd, Willer Bordon e Roberto Manzione che avevano dato vita all’Unione Democratica dei consumatori. Stop alle goliardate e alle provocazioni di Francesco Caruso: il no global che aveva fatto il suo esordio alla Camera "traghettato" dal Prc questa volta è rimasto al palo insieme alla pattuglia della Sinistra Arcobaleno. Stesso destino per Luxuria, la prima transgender in Parlamento che proprio per il suo "status" era stata presa di mira dall’azzurra Elisabetta Gardini che voleva imporre alla collega l’utilizzo della toilette destinata agli uomini.

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