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Adesione a "Quanti giorni all’alba?" digiuno a staffetta per la liberazione degli ostaggi e del popolo iracheno

Publie le mercoledì 2 marzo 2005 par Open-Publishing
1 commento

A tutti i luoghi della Rete di Lilliput:

Il Glt NV e conflitti della Rete Lilliput ha aderito all’appello di ’Quanti giorni all’alba’: digiuno a staffetta pubblico e comunitario per chiedere al governo italiano il ritiro delle truppe dall’Iraq; per chiedere la liberazione di Giuliana Sgrena, Florence Aubenas, Hussein Hanoun, delle altre persone sequestrate e di tutto il popolo iracheno; per chiedere la fine di una guerra spaventosa, essa stessa generatrice di terrorismo (di seguito il testo dell’appello).

Alle persone coinvolte viene chiesto un digiuno a praticato a staffetta per 24 ore, da mezzanotte a mezzanotte, Ad ogni persona che digiuna viene chiesto di mettere una fascia bianca al braccio.

Invitiamo tutti i lillipuziani ad aderire all’iniziativa, come singoli, come nodi o come associazioni di appartenenza.

Per comunicare l’adesione: www.pergiuliana.org

L’iniziativa prevede anche una presenza costante nel tempo per presidiare fisicamente Palazzo Chigi.
Per cui invitiamo anche singoli, nodi, associazioni, se possibile, ad essere presenti.

GLT-Nonviolenza e Conflitti
Rete di Lilliput

IL TESTO DELL’APPELLO PER IL DIGIUNO
QUANTI GIORNI ALL’ALBA?

Un digiuno pubblico e comunitario per chiedere al governo italiano il ritiro delle truppe dall’Iraq; per chiedere la liberazione di Giuliana Sgrena, Florence Aubenas, Hussein Hanoun, delle altre persone sequestrate e di tutto il popolo iracheno; per chiedere la fine di una guerra spaventosa, essa stessa generatrice di terrorismo.

Cristiano Lucchi
1 marzo 2005

Con questo appello lanciamo l’iniziativa "Quanti giorni all’alba?", un digiuno pubblico e comunitario che rappresenta un grido sofferto, pagato sulla nostra pelle, per chiedere al governo italiano il ritiro delle truppe del nostro paese dall’Iraq; per chiedere la liberazione di Giuliana Sgrena, Florence Aubenas, Hussein Hanoun, delle altre persone sequestrate; per chiedere la fine dei bombardamenti su Ramadi e l’apertura di un corridoio umanitario; per chiedere la fine dell’utilizzo delle bombe a grappolo o cluster bombs e la liberazione e di tutto il popolo iracheno. Ma soprattutto con questo digiuno intendiamo chiedere con estrema decisione la fine di una guerra spaventosa, essa stessa generatrice di terrorismo.

Si tratta di un digiuno pubblico, interreligioso e comunitario perché chiediamo che a viverlo siano gruppi e comunità religiose e non. In questo frangente è importante metterci insieme, digiunare insieme nel rispetto delle singole tradizioni e culture di appartenenza. Per questo chiediamo la partecipazione al digiuno a tutte le realtà, organizzate e non, che si oppongono ad un sistema di violenza, che fa della guerra lo strumento per mantenere l’oppressione dei popoli.

A tutti i gruppi coinvolti chiediamo che questo digiuno comunitario sia praticato a staffetta per 24 ore, da mezzanotte a mezzanotte. Dato che le comunità digiunanti saranno sparse in tutta Italia, una persona, o un gruppo, sarà ogni giorno davanti a Palazzo Chigi, la sede del governo italiano. Ogni giorno sarà segnato dal nome delle comunità che digiunano. Ad ogni persona che digiuna chiediamo di mettere una fascia bianca al braccio. È un digiuno pubblico fatto davanti alla nazione.

La gravità della situazione irachena è frutto di una guerra ingiusta e immorale. Questo senso di mpotenza, che tutti sperimentiamo, ci ha portato a lanciare questo digiuno come gesto di protesta contro la guerra in Iraq. In tutte le religioni monoteiste il digiuno è un aspetto importante della pratica religiosa, nell’Islam ne è addirittura uno dei pilastri. In tutte le religioni, i grandi maestri della nonviolenza attiva da Abdul-Ghaffar Khan a Martin Luther King, dal Mahatma Gandhi a Desmond Tutu, da Lanza del Vasto a Perez Esquivel, ci hanno insegnato con il loro esempio che il digiuno è uno degli strumenti privilegiati della nonviolenza, per protestare contro regimi e leggi oppressive, inique e discriminatorie.

Testimoniare il bene, la giustizia, la pace è un imperativo etico assoluto. La testimonianza non passa solo attraverso rituali, ma anche attraverso azioni concrete e positive. Il digiuno è certamente una di queste pratiche in quanto si realizza attraverso uno sforzo personale, una privazione. Per tutti il digiuno è diventato uno dei metodi nonviolenti di protesta sociale più apprezzato. Il digiuno non è semplicemente un sacrificio, ma è un mezzo che ci permette di sentire sulla nostra pelle la sofferenza dell’altro - il grido
angosciato del popolo iracheno, di Giuliana e di tutti gli altri - come nostra.

La sofferenza del digiuno che ci apprestiamo ad iniziare affinerà il nostro spirito. Faremo così nostro non solo il grido lancinante del popolo iracheno e la solitudine dei rapiti, ma anche il grido di sofferenza di tutte le vittime di questo sistema di morte, soprattutto il grande grido dei poveri.

Messaggi

  • giovedì 3 marzo 2005 (12h26) :
    Governo del Corano, sharja, voi gli aguzzini di Florence e Giuliana!
    donna proletaria femminismo, rivoluzione, comunismo

    Governo del Corano, sharja, voi gli aguzzini di Florance e Giuliana!

    postato da e.p.

    Martedi 1 Marzo 2005 ore 12:52:25 Florence, arriva il filo della tua voce, il viso crocifisso, in un orribile video... da pochi minuti, il pacco via posta, la raccomandata senza ricevuta di ritorno.(1)

    Implori un aiuto che non viene, una liberazione che non c’è! Florence, coraggio, coraggio.., mobilisation venerdì sera, a Paris, la piazza, altro che silenzio, discrezione.. Fuori la verità!

    ’Nous appelons les Parisiens e les Parisiennes à descendre très nombreux dans la rue à cette occasione! Ils sont partis pour nous, ils rentreront grace à nous!

    Sono partite per noi, noi le faremo rientrare! Parigini, Parigine, vi chiamiamo in piazza, molto numerosi in questa occasione, - l’appello di Liberation e di Reporters sans frontières!

    La risposta agli intrighi, la risposta della piazza, del popolo che conta una ’merda’!,

    Vi deve liberare il governo del Corano, la sua sharja, maledetta!(2)

    Non per le truppe francesi - che non sono in Irak - il martirio, gli aguzzini, - carogne - assassinano la prigioniera politica, per il ’velo’!

    Per il velo, per lo straccetto sulla testa che non è proprio uno straccetto, l’ignominia della donna, l’identità musulmana, che si vuole imporre anche qui, in Francia, da noi! Con le sue regole, a casa nostra!(3)

    Florence.. voce che anela sotto il velo, questo sei, la donna del Corano, il suo anelito, l’urlo sotto il velo, vivere liberaaa!

    Vivere liberaaa vuole la donna irakena, la fine del Corano, Florence, questo sei, la lingua mozzata delle donne irakene, che si fa voce, prende voce, si fa urlo.. incendiare il Corano, il suo mondo! Liberaaa la donna!

    Per questo ti hanno condannato alla lapidazione psicologica, ogni giorno, della tua prigionia.

    Maledetta, sharja, ce le ridarete morte, le nostre compagne, Giuliana, Florence?

    Aguzzini, assassini di Raiza, pagherete caro, pagherete tutto!

    Le donne irakene, per prime, si strapperanno il velo per strangolarvi, tutti quanti, maledetti voi, maledetto il vostro Corano!


    1)"Il mio nome è Florence Aubenas, sono francese. Sono una giornalista di Liberation... La mia salute è pessima. Anche la mia condizione psicologica. Aiutatemi, è urgente

    Così come fece Giuliana Sgrena richiamando il suo compagno Scolari, la francese si è rivolta ad un parlamentare del suo Paese: "La prego, signor Julia, mi aiuti. E’ urgente!"

    Il ’giallo’ del deputato francese Julia. Julia è deputato della Seine-et-Marne, del UMP, una coalizione più di destra che di centro, molte forte politicamente. E’ intimo di Philippe Brett, ex guardia del corpo di Gollnisc, numero due del fronte nazionale di Le Pen. Dunque ’ambienti’ di destra, europea. Ha preso iniziative ’parallele’ alle governative, nel sequesto dei giornalisti Chesnot e Malbrunot,’Grazie ai miei legami con il Baath, il partito di Saddam, sono in contatto con i rapitori, li farò tornare a casa’ ma dal governo - e da Malbrunot - fu poi sconfessato pubblicamente. Sembra dunque che la ’destra francese’ in Irak abbia diritto di parola e non solo. Julia era amico di Saddam, ed è ’titolato’ nel partito Baath, sunnita, affatto sbaragliato dai ’liberatori’ USA.

    Le nostre compagne, rapite, sono di ’sinistra’. Davano fastidio anche a casa loro ? Una ’villegiatura’ in Irak, per Giuliana e Florance, concertata dalla destra europea, insieme al governo del Corano,-la sharja- nella versione sciita o sunnita? Non è finito, l’intigro sulla pelle delle compagne!

    Le richieste fatte dai rapitori di Florence non sarebbero di "ordine politico". Lo ha riferito il primo ministro del governo di Parigi, Jean Pierre Raffarin oggi in occasione della diffusione del video.

    E quali sono queste richieste - non politiche - Monsieur Raffarin? Lo possiamo sapere? On le peut savoir, s.v.p.?

    Il popolo è curioso, gli piacerebbe sapere!

    Le peuple, le Francais, les Italiennes, n’est qu’une merde?

    Nel video dell’orrore Florence implora Julia, di fare ’qualcosa’, gli chiede aiuto. Perchè proprio lui? Per le ’conoscenze’ che ha in Irak, sembra chiaro. Ancor più chiare le sue parole ’I rapitori non sono bande sbandate, ma ’nazionalisti’ . La ’resistenza’, che difende la causa nazionale irakena’. La resistenza ’sunnita’, la resistenza ’sciita’?

    Qualunque ’Resistenza’ sia, è il mondo del Corano, la sharja per le donne!

    Non ci dimentichiamo le teste decapitate, donne che osarono comperarsi le calze di nylon!, a Falluja, nei sotterranei della moschea! Decapitate dalla sharja di Al-Sadr, altro novello imam sciita.

    2) Il ’governo del Corano’: La coalizione irachena unita,- benedetta da USA e soci, Italia compresa, che si è assicurata la maggioranza assoluta nelle elezioni del 30 gennaio, Jaafari, Abdul Aziz Hakim (leader del Supremo Consiglio per la rivoluzione islamica in Iraq, Sciri), Ahmed Chalabi (l’ex pupillo del Pentagono e della Cia poi caduto in disgrazia). Il supremo consiglio dei dotti sciiti a capo del quale c’è Al-Sistani, primus inter pares. Ha chieso all’Assemblea nazionale che il Corano sia nella Costituzione la fonte della legislazione e di rifiutare qualsiasi legge contraria all’Islam. Il premier sciita designato-almomento - è - il capo del Daawa ,Ibrahim al Jaafari. I seguaci di Moqtada al Sadr si sono aggiudicati una trentina dei 140 seggi della nuova Assemblea nazionale irachena conquistati dalla Coalizione irachena unita, sostenuta dal Grande Ayatollah Ali Sistani. Il giovane ’imam ’ aveva in un primo tempo annunciato il boicottaggio delle elezioni, ma poi aveva sparpagliato decine di suoi sostenitori nei vari gruppi che formano l’alleanza, una dimostrazione di forza un monito al futuro governo, probabilmente presieduto da Jaafari, che avra’ anche il delicato compito di disarmare le milizie. Jaafari, tornato in Iraq dopo la caduta del regime di Saddam Hussein,è l’indiscusso capo di del Dawa (Appello), il più antico movimento islamico dell’Iraq. Con la feroce repressione scatenata da Saddam contro il Dawa, , Jaafari è stato costretto a lasciare il suo Paese. Si è rifugiato prima in Iran e poi, nel 1989, in Gran Bretagna, dove è rimasto fino al crollo del regime, nel 2003.

    Numero due della lista unica sciita sostenuta da Sistani, Jaafari è considerato’ un moderato’ e ha sempre respinto, almeno a parole, l’ingerenza dell’Iran, con cui la maggioranza sciita irachena e lo stesso Dawa hanno però forti legami. Il travaso, negli ultimi trent’anni, tra élite sciita irachena e iraniana, è ormai saturo. Lo stesso Sistani era in esilio all’epoca del regime di Saddam Hussein in Iran. L’ayatollah Ali Khamenei, massima guida spirituale iraniana dopo la morte di Khomeini, presidente della Repubblica sciita. ha studiato nella scuola coranica di Najaf, in Iraq, seconda città santa per tutti gli sciiti dopo la Mecca.

    Nozze ’mistiche’ dunque, con velo, burka e sharja, l’emancipazione delle donne, "l’Asse Iran-Irak"

    3) Les affaires sont les affaires! Gli affari del capitale francese con i paesi islamici, Iran in testa! La medaglia al valor nucleare! In Francia l’energia elettrica è quasi esclusivamente nucleare. L’uranio non è in Francia, ma in Iran. Les affaires font les hommes.. gli integralisti in Francia, infatti, dettano le loro ’regole’.

    Di : e.p.
    giovedì 3 marzo 2005