Home > Aerei attacano gli sciiti a Najaf
Nel weekend sono morte almeno 114 persone, molti i civili. Si cerca di riaprire la trattativa con Sadr
Ancora nessuna luce in fondo al tunnel della 
rivolta sciita a Najaf, che ormai va avanti da tre 
settimane e che ha causato la morte di diverse 
centinaia di persone. I miliziani di Moqtada 
Sadr continuano a combattere e le forze 
americane e irachene continuano a 
bom-bardare. Un portavoce del ministero della 
sanità ha affermato che solo tra sabato e 
domenica nella città santa sono state uccise 
114 persone, tra civili e guerriglieri.
Nell’ulltima 
notte sono state udite almeno una quindicina 
di potenti esplosioni. Nella tarda serata, un 
razzo si è abbattuto sul muro di cinta della 
grande moschea al cui interno sorge il 
mausoleo dell’imam Ali, provocando una 
breccia larga almeno un metro quadrato. «Si 
tratta di una grave profanazione», hanno 
affermato dei sostenitori di Sadr, secondo i 
quali il razzo è stato sparato da un elicottero 
americano Apache. Il comando Usa ha 
smentito la circostanza, ma l’episodio potrebbe 
comunque suscitare ulteriore collera tra la 
comunità sciita. In mattinata sono poi ripresi i 
combattimenti nel grande cimitero alle porte 
della città, dove sin dall’inizio della rivolta si 
sono asserragliati numerosi guerriglieri.
Alcune fonti hanno affermato che le forze Usa 
stanno avanzando tra le tombe, mentre al 
tempo stesso mantengono con i carri armati 
l’accerchiamento nel raggio di 200 metri dal 
mausoleo, ma gli insorti hanno fatto sapere di 
avere munizioni e cibo per resistere per 
settimane, forse per mesi. 
Le autorità irachene, che la settimana scorsa 
avevano lanciato una serie di ultimatum dando 
agli insorti solo poche ore per deporre le armi, 
sembrano intanto decise a perseguire la via 
del negoziato. La delegazione della 
Conferenza nazionale che giorni fa andando a 
Najaf sembrava esser riuscita a indurre Sadr 
alla resa ieri ha fatto sapere di essere in attesa
di un impegno scritto del leader religioso sul 
disarmo della sua milizia.
«Abbiamo lanciato 
un appello mercoledì scorso per chiedere (a 
Sadr) di impegnarsi per iscritto, con la sua 
firma, sui tre punti votati alla Conferenza 
nazionale, cioé il ritiro dal mausoleo, il disarmo 
della milizia e la sua trasformazione in partito 
politico. Aspettiamo la risposta e quando 
l’avremo ricevuta andremo di nuovo là», ha 
detto un componente della delegazione, lo 
sheikh Mohammad Mohammad Ali. 
Nel frattempo purtroppo non ci sono novità 
riguardo la sorte di Enzo Baldoni, il reporter 
sequestrato nei giorni scorsi dai miliziani. Per 
la sua liberazione si sta muovendo anche 
Scelli della Croce Rossa.
«Non abbiamo nessuna novità, proprio niente, 
niente, è tutto come ieri», ha detto Ida Baldoni, 
la sorella del giornalista scomparso. «Non 
abbiamo - ha proseguito rispondendo all’Ansa 
– alcuna novità, né ufficiale, né ufficiosa». 
Anche dall’unità di crisi della Farnesina - ha 
proseguito - «ci è stato detto che e’ tutto come 
ieri».




