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Afganistan l’Unione sotto le forche cautine della sinistra pacifista
Publie le mercoledì 12 luglio 2006 par Open-PublishingFra cinque giorni l’aula della Camera dovrà votare sulle missioni all’estero e una settimana dopo approderà nelle forche caudine del Senato. Eppure non solo vari dissidenti della sinistra pacifista non sembrano propensi a rientrare nei ranghi, ma tra i partiti della sinistra radicale non è affatto chiara quale strategia adottare per raggiungere lo scopo: indurre il governo a cominciare a smarcarsi anche sulla missione in Afghanistan.
Pdci, Prci e Verdi, tra tavoli coi pacifisti e la mega assemblea di sabato prossimo con Dario Fo, Gino Strada e compagni, si muovono in ordine sparso, apparentemente preoccupati solo della propria visibilità politica. La Cdl sta a guardare le difficoltà in cui si dibatte la maggioranza e conferma il suo voto (tranne la Lega) «se il ddl non sarà modificato».
Ma il ministro degli Esteri D’Alema da Bruxelles lancia un ultimatum, facendo capire che per il governo la posta in gioco è altissima. E lo stesso ministro di Prc Ferrero, quello che non ha firmato il Dpef, giudica «delirante che l’Unione non abbia una sua maggioranza», indipendentemente dai voti del centrodestra: «Se così fosse, il programma della coalizione non esisterebbe più».
Oggi una riunione dei capigruppo potrebbe cominciare quanto meno a fare il punto su come andare avanti, dopo che ieri una raffica di assemblee dei parlamentari di Prc, di Pdci e Ulivo si sono prolungate fino a notte.
Da un lato infatti Prc e Verdi puntano hanno scelto la strada della mozione parlamentare da accompagnare al voto sul ddl (identico al decreto, ma preferito dal governo per ragioni procedurali, in quanto consentirebbe i tempi contingentati). Ma si dividono poi sui contenuti. Dall’altro il Pdci punta invece su emendamenti al ddl (che gli altri rifiutano) e liquida la mozione come inutile. «Una mozione parlamentare non impegna il governo che deve invece cambiare il ddl, almeno un po’, dando un segnale», osserva e non impegnativa».
Quanto all’intervista di George W.Bush al Sole 24Ore in cui il presidente Usa chiede all’Italia di restare in Afghanistan, sembra ottenere l’effetto contrario, spingendo ancor più verso un disimpegno. E oggi il segretario generale dell’Onu Kofi Annan parlerà alle commissioni Esteri riunite.
Ieri Arci, Pax Christi, Un ponte per, Tavolo per la pace, Libera, hanno incoraggiato i parlamentari a mediare, e il capogruppo del Prc Russo Spena ne prende atto: «Ora puntiamo tutto sulla mozione di indirizzo», annuncia. Emendare il ddl viene infatti ritenuto pericoloso: «chi ci assicura - si dice nel Prc - che l’Udeur, per esempio, non presenti emendamenti riduttivi sul ritiro dall’Iraq (che è acquisito senza neppure un aumento del contingente in Afghanistan come ha fatto Zapatero), che potrebbero passare coi voti del centrodestra?».
Nel merito, si chiede una commissione di monitoraggio aperta alle Ong, una definizione più precisa delle regole di ingaggio dei militari italiani e, soprattutto, un impegno del governo a ridiscutere la missione nelle sedi internazionali (in particolare Enduring Freedom - che non è sotto il mandato Onu), stabilendo dei tempi. «Enduring Freedom va superata, coerentemente al Programma dell’Unione che non prevede missioni fuori dall’egida Onu» insiste il capogruppo alla Camera dei Verdi, Bonelli.
I Verdi chiedono anche una riflessione in sede Ue, Onu e Nato e una conferenza di pace Ue-Onu allargata alla Lega araba per definire anche un piano di aiuti più forte, scindendo le sorti della missione Isaf, pacifica, da Enduring Freedom. Quanto agli 8 dissidenti, i Verdi assicurano che Silvestri sarebbe già rientrato, De Petris avrebbe dato segnali positivi mentre Bulgarelli continuerebbe ad avere «problemi di coscienza».
Nel Prc sostengono che Grassi e il gruppo Ernesto sarebbero propensi a trovare una mediazione, mentre resisterebbe l’ala trotzkista: Cannavò, che però è deputato, mentre il senatore Malabarba il 20 lascerà il seggio a favore di Heidi Giuliani, la madre di Carlo, giusto in tempo per non votare. Certo, le parole del presidente della Camera Bertinotti non inducono all’ottimismo: «A questo punto aspettiamo l’esito del voto».
Il verde Paolo Cento si dice sicuro che un accordo si troverà «all’ultimo minuto». Dopo l’assemblea pacifista di sabato, a cui parteciperanno anche esponenti della sinistra Ds.