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Agghiacciante Treu: "la mia legge non è colpevole del precariato, i dati lo confermano!!"
Publie le domenica 12 agosto 2007 par Open-Publishing8 commenti
Mentre l’ex Ministro Scajola, tuttora Onorevole di Forza Italia, continua le sue tranquille vacanze spesato dal contribuente ( è soltanto un brutto ricordo quel "Figura centrale Biagi? Fatevi dire da Maroni se era una figura centrale: era un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza" ) ed il Berlusconi del "Kapò" dato all’eurodeputato tedesco Martin Schulz se la gode a pagamento tra le donnine del Grande Fratello, continua la rappresaglia mediatica contro il disobbiediente Francesco Caruso (che stavolta difendiamo: come si cambia, per non morire!).
Ecco l’ultima perla dell’accattone Treu, ad estrema difesa della sua infame legge: "attacco sbagliato contro leggi che non sono colpevoli del precariato. Semmai hanno cercato di regolare e migliorare il sistema, e i dati lo confermano."
I dati confermano cosa? Ma ti droghi?
francesco fumarola, www.mercantedivenezia.org
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1. Agghiacciante Treu: "la mia legge non è colpevole del precariato, i dati lo confermano!!" , 12 agosto 2007, 12:00
Di vecchi pugili e operai che muoiono sul lavoro
di Girolamo De Michele
Carmilla on line, 10 Agosto 2007
«Lo sai chi ha ucciso Davey Moore? Io lo so, ma tu lo sai?», si chiede in una vecchia canzone Bob Dylan. Non l’arbitro che non ha fermato l’incontro, non gli spettatori che incitavano l’avversario, non l’impresario che ha organizzato l’incontro né lo scommettitore che ci ha lucrato sopra, non il giornalista né quel povero cristo dell’avversario, immigrato sfuggito alla fame grazie alla boxe. Nessuno, dunque. Ma allora chi ha ucciso Davey Moore? E come si permette il signor Robert Allen Zimmerman, in arte Bob Dylan, di affermare: io so chi ha ucciso Davey Moore?
Due lavoratori, Angelo di Mugnano e Cristian di Bolzano, muoiono nei rispettivi cantieri. Due dei tanti: quattro al giorno dicono le cifre ufficiali, che non tengono conto dei lavoratori irregolari trasportati fuori dai cantieri dopo morti e buttati in un fosso, o caricati su una vecchia auto gettata contro un albero. Chi uccide quattro o cinque lavoratori al giorno?Se un uomo che cammina sul crinale di un precipizio fa un passo falso e precipita, a nessuno viene in mente di dire che la causa della sua morte è la forza di gravità: eppure se le leggi della meccanica fossero differenti quell’uomo sarebbe ancora vivo. No, a tutti è chiaro che la causa della morte è il passo falso. E la causa del passo falso? Forse una distrazione, forse un eccesso di alcool, forse l’urto di un altro corpo: una spinta, forse. O la volontà di farla finita. Il punto è che finché la spiegazione, per quanto scientificamente esatta sia, non ci fornisce un’adeguata comprensione noi continuiamo ad aggiungere alla spiegazione un "perché?": perché, dunque, con tanta facilità i lavoratori cadono dalle impalcature? Perché restano schiacciati dai tubi, sepolti dal carico della gru che si stacca, travolti da una struttura che cede o dal mezzo meccanico che stavano guidando? In un caso di cronaca nera il perché? allude alla mano che ha premuto il grilletto, che ha innescato la carica di tritolo sotto la provinciale di Capaci o ha abbandonato la borsa alla banca dell’Agricoltura in piazza Fontana. Ma un lavoratore che cade da un ponteggio o viene massacrato da un tubo? È morto, o è stato ucciso? Sul lavoro si muore o si viene uccisi? Se non ci sono assassini non c’è assassinio, a lume di ragione. Ma se quasi tutti quelli che liquidano Francesco Caruso come un povero demente usano sui propri giornali, nelle sedi sindacali, nei comizi l’espressione "omicidio bianco" una ragione ci dovrà pur essere: perché se c’è omicidio c’è assassino. Se c’è un perché? ci dev’essere una risposta, se c’è un effetto ci dev’essere una causa.
La forza di gravità, combinata al falso movimento del piede, all’usura del tirante, al cedimento della struttura, certo: causa efficiente. L’arresto cardiaco, la frattura alla base del cranio, la perforazione di un organo vitale: causa materiale. Ma anche: la latitanza dei controlli, la sempre più labile osservanza delle norme di sicurezza, la crescente precarizzazione, e dunque l’inesperienza, o la mancanza di colleghi anziani in grado di insegnare le regole minime di comportamento (l’eclisse del sapere operaio, direbbe un vecchio operaista); il sistema delle aste al ribasso, dei subappalti; la tollerata infiltrazione del lavoro nero nel lavoro regolare. Causa formale. Che si intreccia con la causa finale: il sistema del lavoro nell’epoca della globalizzazione. E se queste leggi sono, formalmente, causa di quelli che si usa chiamare "omicidi bianchi", allora sarà permesso dire che i loro artefici sono, in senso lato, responsabili di quegli omicidi?
Si dirà: questa è metafisica. Può darsi: ma cos’è, invece, un assassinio senza assassino, un effetto senza causa, una legge senza effetto? E allora, metafisica per metafisica, meglio una buona metafisica piuttosto che una cattiva: come quella di certi analisti come Ichino con i quali non sembra possibile polemizzare senza passare per filo-brigatisti. Analisti che fingono di ignorare gli effetti allargati, i cerchi concentrici che dalle leggi attuali si dipartono per generare quella precarizzazione dell’esistenza che (come ha messo in luce Sbancor) è argomento di discussione solo a condizione che non si parli delle sue cause oggettive. Che la precarietà sia una condizione soggettiva, esistenziale: un prodotto del non-sentirsi-a-casa-propria come condizione generale dell’esistenza, secondo certe cattive metafisiche, assai gradite alle orecchie di Napolitano e dei cosiddetti miglioristi, che era di moda frequentare quando Marx divenne demodé.
Con buona pace di questi ultimi epigoni del pensiero molle, la precarizzazione, l’incertezza, l’epoca delle passioni tristi non sono né condizioni inalterabili, né prodotti di un destino barbaro e cieco: accadono all’interno di un sistema di leggi che lo hanno consentito dal punto di vista legale.
Accadono all’interno di una condizione generale del lavoro che certo non è stata interamente prodotta da queste leggi, ma che il complesso delle leggi Treu-Biagi difende, impedendone la radicale modifica e consentendone solo piccoli aggiustamenti. Detto altrimenti: tutto quello che all’interno delle leggi vigenti era possibile fare è stato già fatto: senza abrogare quelle leggi nella lotta al precariato non si va oltre (ma si possono sempre scrivere bellissime lettere ai giornali sui ragazzi precari, cosa di cui Veltroni è maestro).
Ma soprattutto, le norme attualmente vigenti producono un effetto performativo di ineluttabilità: la convinzione che il lavoro non può che essere così, che per il lavoro il sacrificio di sangue e vita è un atto dovuto e necessario, come la morte per tumore o leucemia.
Un risultato Francesco Caruso l’ha sicuramente ottenuto: ha ricompattato l’intero centro-sinistra contro di sé. È un cretino, un idiota; straparla; vaneggia; è come Gentilini; delira: le prime pagine di Unità, Liberazione, Manifesto, Repubblica sono intercambiabili, come le dichiarazioni di Napolitano, Giordano, Treu, Maroni, Cicchitto. Marco Biagi, il tecnico del governo D’Alema prestato al centrodestra (il cui assassinio è stato strumentalmente usato per legittimare una legge che D’Alema avrebbe fatto pari pari) non può difendersi, dicono in coro: ma forse può prendere la parola e pronunciarsi sulle leggi Treu e Biagi il lavoratore marocchino che sempre a Bologna, poche ore prima dell’assassinio di Biagi, è morto in cantiere? E Angelo da Mugnano, e Cristian da Bolzano: possono dire la loro?
Pochi giorni addietro il sottosegretario pugliese alla Sanità Antonio Gaglione, all’indomani della morte di Mimmo, giovane operaio all’ILVA di Taranto, ha definito il padrone dell’ILVA «un imprenditore non illuminato che adesso deve imparare a rispettare la legge». La settimana precedente, ai delegati di fabbrica che denunciavano la mancanza di misure minime di protezione (caschi per ripararsi dal sole battente d’estate per i conducenti dei macchinari) Riva a mandato a dire che basta un fazzoletto bagnato in testa. Da quando l’imprenditore Riva ha comprato l’ILVA di Taranto, 14 anni or sono, ci sono stati 40 morti, non in Puglia, non a Taranto: in una sola fabbrica. Ogni anno a Taranto ci sono 400 morti per tumore e 1200 nuovi casi di leucemia: bastano per parlare di di strage, per chiamare i responsabili assassini? Evidentemente non bastano, se il partito Democratico, prima ancora di nascere, si è mobilitato non solo a Taranto, ma a Roma per cercare, inutilmente, di impedire l’elezione a sindaco di Stefàno, l’"estremista" che ha osato mettere in discussione la servitù industriale della città. Non assassino: imprenditore non illuminato. Ma Gaglione va capito: il giorno prima si è candidato alla guida del nascituro Partito democratico pugliese, ci sono i famosi ceti medi da conquistare, non bisogna spaventare l’imprenditoria, ecc.
Le vellutate parole di Gaglione come suoneranno alle orecchie della promessa sposa dell’operaio morto il giorno prima? E a quelle dei suoi genitori? Ma gli operai e i loro congiunti, è noto, hanno il pelo sullo stomaco, e a certe parole non fanno caso.
E allora, se non i padroni delle fabbriche, né gli autori delle vigenti leggi che permettono loro «di precarizzare e sfruttare con maggior intensità la forza-lavoro e incrementare in tal modo i loro profitti, a discapito della qualità e della sicurezza del lavoro»; allora, chi ha ucciso Angelo di Mugnano, e Cristian di Bolzano, e Mimmo di Taranto? Chi ha ucciso Davey Moore? «Assassino? Io non credo, era destino... o magari, chi lo sa... il volere divino»
2. Agghiacciante Treu: "la mia legge non è colpevole del precariato, i dati lo confermano!!" , 12 agosto 2007, 12:05
Di vecchi pugili e operai che muoiono sul lavoro
di Girolamo De Michele
Carmilla on line, 10 Agosto 2007
«Lo sai chi ha ucciso Davey Moore? Io lo so, ma tu lo sai?», si chiede in una vecchia canzone Bob Dylan. Non l’arbitro che non ha fermato l’incontro, non gli spettatori che incitavano l’avversario, non l’impresario che ha organizzato l’incontro né lo scommettitore che ci ha lucrato sopra, non il giornalista né quel povero cristo dell’avversario, immigrato sfuggito alla fame grazie alla boxe. Nessuno, dunque. Ma allora chi ha ucciso Davey Moore? E come si permette il signor Robert Allen Zimmerman, in arte Bob Dylan, di affermare: io so chi ha ucciso Davey Moore?
Due lavoratori, Angelo di Mugnano e Cristian di Bolzano, muoiono nei rispettivi cantieri. Due dei tanti: quattro al giorno dicono le cifre ufficiali, che non tengono conto dei lavoratori irregolari trasportati fuori dai cantieri dopo morti e buttati in un fosso, o caricati su una vecchia auto gettata contro un albero. Chi uccide quattro o cinque lavoratori al giorno?Se un uomo che cammina sul crinale di un precipizio fa un passo falso e precipita, a nessuno viene in mente di dire che la causa della sua morte è la forza di gravità: eppure se le leggi della meccanica fossero differenti quell’uomo sarebbe ancora vivo. No, a tutti è chiaro che la causa della morte è il passo falso. E la causa del passo falso? Forse una distrazione, forse un eccesso di alcool, forse l’urto di un altro corpo: una spinta, forse. O la volontà di farla finita. Il punto è che finché la spiegazione, per quanto scientificamente esatta sia, non ci fornisce un’adeguata comprensione noi continuiamo ad aggiungere alla spiegazione un "perché?": perché, dunque, con tanta facilità i lavoratori cadono dalle impalcature? Perché restano schiacciati dai tubi, sepolti dal carico della gru che si stacca, travolti da una struttura che cede o dal mezzo meccanico che stavano guidando? In un caso di cronaca nera il perché? allude alla mano che ha premuto il grilletto, che ha innescato la carica di tritolo sotto la provinciale di Capaci o ha abbandonato la borsa alla banca dell’Agricoltura in piazza Fontana. Ma un lavoratore che cade da un ponteggio o viene massacrato da un tubo? È morto, o è stato ucciso? Sul lavoro si muore o si viene uccisi? Se non ci sono assassini non c’è assassinio, a lume di ragione. Ma se quasi tutti quelli che liquidano Francesco Caruso come un povero demente usano sui propri giornali, nelle sedi sindacali, nei comizi l’espressione "omicidio bianco" una ragione ci dovrà pur essere: perché se c’è omicidio c’è assassino. Se c’è un perché? ci dev’essere una risposta, se c’è un effetto ci dev’essere una causa.
La forza di gravità, combinata al falso movimento del piede, all’usura del tirante, al cedimento della struttura, certo: causa efficiente. L’arresto cardiaco, la frattura alla base del cranio, la perforazione di un organo vitale: causa materiale. Ma anche: la latitanza dei controlli, la sempre più labile osservanza delle norme di sicurezza, la crescente precarizzazione, e dunque l’inesperienza, o la mancanza di colleghi anziani in grado di insegnare le regole minime di comportamento (l’eclisse del sapere operaio, direbbe un vecchio operaista); il sistema delle aste al ribasso, dei subappalti; la tollerata infiltrazione del lavoro nero nel lavoro regolare. Causa formale. Che si intreccia con la causa finale: il sistema del lavoro nell’epoca della globalizzazione. E se queste leggi sono, formalmente, causa di quelli che si usa chiamare "omicidi bianchi", allora sarà permesso dire che i loro artefici sono, in senso lato, responsabili di quegli omicidi?
Si dirà: questa è metafisica. Può darsi: ma cos’è, invece, un assassinio senza assassino, un effetto senza causa, una legge senza effetto? E allora, metafisica per metafisica, meglio una buona metafisica piuttosto che una cattiva: come quella di certi analisti come Ichino con i quali non sembra possibile polemizzare senza passare per filo-brigatisti. Analisti che fingono di ignorare gli effetti allargati, i cerchi concentrici che dalle leggi attuali si dipartono per generare quella precarizzazione dell’esistenza che (come ha messo in luce Sbancor) è argomento di discussione solo a condizione che non si parli delle sue cause oggettive. Che la precarietà sia una condizione soggettiva, esistenziale: un prodotto del non-sentirsi-a-casa-propria come condizione generale dell’esistenza, secondo certe cattive metafisiche, assai gradite alle orecchie di Napolitano e dei cosiddetti miglioristi, che era di moda frequentare quando Marx divenne demodé.
Con buona pace di questi ultimi epigoni del pensiero molle, la precarizzazione, l’incertezza, l’epoca delle passioni tristi non sono né condizioni inalterabili, né prodotti di un destino barbaro e cieco: accadono all’interno di un sistema di leggi che lo hanno consentito dal punto di vista legale.
Accadono all’interno di una condizione generale del lavoro che certo non è stata interamente prodotta da queste leggi, ma che il complesso delle leggi Treu-Biagi difende, impedendone la radicale modifica e consentendone solo piccoli aggiustamenti. Detto altrimenti: tutto quello che all’interno delle leggi vigenti era possibile fare è stato già fatto: senza abrogare quelle leggi nella lotta al precariato non si va oltre (ma si possono sempre scrivere bellissime lettere ai giornali sui ragazzi precari, cosa di cui Veltroni è maestro).
Ma soprattutto, le norme attualmente vigenti producono un effetto performativo di ineluttabilità: la convinzione che il lavoro non può che essere così, che per il lavoro il sacrificio di sangue e vita è un atto dovuto e necessario, come la morte per tumore o leucemia.
Un risultato Francesco Caruso l’ha sicuramente ottenuto: ha ricompattato l’intero centro-sinistra contro di sé. È un cretino, un idiota; straparla; vaneggia; è come Gentilini; delira: le prime pagine di Unità, Liberazione, Manifesto, Repubblica sono intercambiabili, come le dichiarazioni di Napolitano, Giordano, Treu, Maroni, Cicchitto. Marco Biagi, il tecnico del governo D’Alema prestato al centrodestra (il cui assassinio è stato strumentalmente usato per legittimare una legge che D’Alema avrebbe fatto pari pari) non può difendersi, dicono in coro: ma forse può prendere la parola e pronunciarsi sulle leggi Treu e Biagi il lavoratore marocchino che sempre a Bologna, poche ore prima dell’assassinio di Biagi, è morto in cantiere? E Angelo da Mugnano, e Cristian da Bolzano: possono dire la loro?
Pochi giorni addietro il sottosegretario pugliese alla Sanità Antonio Gaglione, all’indomani della morte di Mimmo, giovane operaio all’ILVA di Taranto, ha definito il padrone dell’ILVA «un imprenditore non illuminato che adesso deve imparare a rispettare la legge». La settimana precedente, ai delegati di fabbrica che denunciavano la mancanza di misure minime di protezione (caschi per ripararsi dal sole battente d’estate per i conducenti dei macchinari) Riva a mandato a dire che basta un fazzoletto bagnato in testa. Da quando l’imprenditore Riva ha comprato l’ILVA di Taranto, 14 anni or sono, ci sono stati 40 morti, non in Puglia, non a Taranto: in una sola fabbrica. Ogni anno a Taranto ci sono 400 morti per tumore e 1200 nuovi casi di leucemia: bastano per parlare di di strage, per chiamare i responsabili assassini? Evidentemente non bastano, se il partito Democratico, prima ancora di nascere, si è mobilitato non solo a Taranto, ma a Roma per cercare, inutilmente, di impedire l’elezione a sindaco di Stefàno, l’"estremista" che ha osato mettere in discussione la servitù industriale della città. Non assassino: imprenditore non illuminato. Ma Gaglione va capito: il giorno prima si è candidato alla guida del nascituro Partito democratico pugliese, ci sono i famosi ceti medi da conquistare, non bisogna spaventare l’imprenditoria, ecc.
Le vellutate parole di Gaglione come suoneranno alle orecchie della promessa sposa dell’operaio morto il giorno prima? E a quelle dei suoi genitori? Ma gli operai e i loro congiunti, è noto, hanno il pelo sullo stomaco, e a certe parole non fanno caso.
E allora, se non i padroni delle fabbriche, né gli autori delle vigenti leggi che permettono loro «di precarizzare e sfruttare con maggior intensità la forza-lavoro e incrementare in tal modo i loro profitti, a discapito della qualità e della sicurezza del lavoro»; allora, chi ha ucciso Angelo di Mugnano, e Cristian di Bolzano, e Mimmo di Taranto? Chi ha ucciso Davey Moore? «Assassino? Io non credo, era destino... o magari, chi lo sa... il volere divino»
1. Agghiacciante Treu: "la mia legge non è colpevole del precariato, i dati lo confermano!!" , 12 agosto 2007, 14:54
Il Movimento di Lotta per il Lavoro e il reinserimento sociale di Salerno, esprime la propria solidarietà al compagno parlamentare Francesco Caruso.
Solidarietà al Compagno Francesco CarusoIl Movimento di Lotta per il Lavoro e il reinserimento sociale di Salerno, esprime la propria solidarietà al compagno Francesco Caruso, contro la campagna denigratoria ed intimidatoria messa in atto ipocritamente dalle forze istituzionali del Parlamento.
Queste si, trasversalmente unite, non per combattere la precarietà del lavoro, ma contro tutte le espressioni politiche e di movimento che da anni individuano nella Legge Biagi e nel pacchetto Treu le cause della schiavizzazione, della precarizzazione di ampie fascie sociali, soprattutto nel Sud Italia (Salerno una di quelle) sono le ultime, e pagano sulla loro pelle:
LAVORO NERO, PRECARIETA’ ESISTENZIALE ED ECONOMICA.
38 MORTI in Campania dall’inizio dell’anno, i suicidi, tutte le forme di schiavitù, questi sono gli effetti! Con il denaro pubblico si arricchiscono i soliti " Sistemi" politici, gli intrecci con il malaffare che costringono nei cantieri edili, nelle società di Servizi, nelle fabbriche a rischiare quotidianamente la vita.
Noi conosciamo Francesco Caruso ed è uno di noi. Perciò esprimiamo piena solidarietà!
Movimento di Lotta per il Lavoro ed il Reinserimento Sociale - Salerno
Movimento Disoccupati Cava dei Tirreni
R.S.A. Cobas Comune Salerno
C.S.A. Asilo POlitico - Salerno
Margaret Cittadino - Segreteria C.G.I.L Salerno
Centro Sociale Autogestito Asilo*Politico
Via Carlo Giuliani, n.1 - Salerno tel. 089-2756527
http://www.ecn.org/asilopolitico/
RedNest Magazine TERRA*TERRA - Salerno
http://www.rednest.org/
2. Agghiacciante Treu: "la mia legge non è colpevole del precariato, i dati lo confermano!!" , 12 agosto 2007, 18:17
L’articolo di Girolamo De Michele è bellissimo.
Vergogna a questi cinici partiti. sono ributtanti!
viviana
3. Agghiacciante Treu: "la mia legge non è colpevole del precariato, i dati lo confermano!!" , 12 agosto 2007, 18:18
Roma, 17:12
CARUSO: DIMETTERMI? PRIMA LO FACCIANO DEPUTATI CONDANNATI
"Assassini non sono le persone ma le loro leggi". Lo ha detto Francesco Caruso, il parlamentare no-global autosospesosi dal gruppo del Prc dopo aver definito Biagi e Treu "assassini" per le loro riforme in materia di lavoro. A chi gli chiede le dimissioni dal Parlamento, Caruso replica: "Potrei anche dimettermi - spiega ai microfoni di SkyTg24 - ma prima dovrebbero altrettanto i 25 deputati condannati in via definitiva per reati di mafia, corruzione o tangenti". Insomma, "tutti quei deputati e senatori di Forza Italia e non solo, inquisiti e condannati non per reati di opinione o per aver difeso gli sfrattati, i precari o i lavoratori, ma perche’ stanno in Parlamento per fare i loro affari e i loro interessi"
www.repubblica.it
4. Agghiacciante Treu: "la mia legge non è colpevole del precariato, i dati lo confermano!!" , 12 agosto 2007, 22:44
Una vignettina sulle frasi di Caruso.
Tubal
5. Agghiacciante Treu: "la mia legge non è colpevole del precariato, i dati lo confermano!!" , 13 agosto 2007, 18:41
Per fortuna c’è ancora gente che, contrariamente ai vari gennari migliori (ridateci i vecchi miglioristi, in confronto a questo qui erano aquile!), sansonetti, diliberti, mussi & co, sa ancora pensare. Un immenso grazie a Girolamo De Michele e a Viviana Vivarelli
Alessandro
6. Agghiacciante Treu: "la mia legge non è colpevole del precariato, i dati lo confermano!!" , 14 agosto 2007, 10:26
Oh. Alessandro, non sai come, egoisticamente, mi fai bene al cuore!
Non è che uno voglia ricevere dai suoi sforzi compenso alcuno, si agisce anche solo per coscienza, ma essere sempre e solo attaccati e insultati non è piacevole e a volte deprime.
Da quando non posso lavorare più, ho dedicato ogni mio tempo a occuparmi di quella politica che avevo disatteso per necessità contingenti, so di non saperne tanto e da voi molto imparo ogni giorno, ma mi aggiusto per saperne quanto più posso. Non sono di nessun partito, chiesa, schieramento, ideologia o culto della personalità. Per questo ricevo in genere solo insulti, attacchi e molestie o, se mi va bene, vengo ignorata, proprio perché non schierata a destra o a manca.
Non c’è peggior vita di un cane sciolto che non si omologa a gruppi. nessuno lo sopporta e si prende calci da tutti.
Pensare in proprio oggi è la peggiore maledizione che possa capitare. Hai tutti contro.
Ma io spero solo , se non mi scioglie il cervello, di continuare a distinguere l’abuso, l’oppressione, la menzogna, la prepotenza dal diritto umano, della democrazia, dalla speranza di un mondo migliore.
Conosco persone che militano in Rifondazione e che stimo moltissimo, prima fra tutti Sabina Siniscalchi di Mani Tese, che vorrei senpre sentire parlare o leggere.
Stimo Caruso e conosco molti compagni di Bologna o di altre città a cui va tutta la mia simpatia.
Ma mi addolora profondamente quando persone che dicono la verità come Ferrando o come Caruso vengono stigmatizzate dagli stessi vertici di Rifondazione. Che cosa sta succedendo?
Il comportamento del partito, di Giordano e di Bertinotti non è stato affatto chiaro e pulito.
Chi non si schiera decisamente da parte degli oppressi fa solo la figura del colluso e del traditore e queste forze malvage che ormai si sono impadronite anche del centrosinistra stanno producendo troppo dolore e troppa morte al paese e non è giustificabile in alcun modo che questo sia permesso.
Auspico perciò che da parte di Rifondazione e di altri partiti chiunque essi siano si levi una partecipazione maggiore verso le sofferenze umane dei lavoratori, e ribadisco che questo attacco inconsulto a Caruso, solo perché faceva nomi e rompeva i tabù impliciti dell’autoconservazione della casta, mi è suonato enormemente insultante.
Non posso e non voglio pensare che costoro per difendere la loro posizione non siano più in grado di avere sentimenti umani e non riescano nemmeno a far convergere la loro attenzione sui disastri che le false riforme legislative stanno provocando nel paese.
Non mi importa niente se si chiama di sinistra un d’Alema che ha aperto alla precarizzazione senza regole o sia di centro un Treu che ha confezionato il suo capolavoro o se sia di destra quel pacchetto Biagi che Maroni ha stravolto, io dico solo: basta!
E’ ora di finirla!
Si ravvedano o la loro maschera di aggressori sociali e di nemici del paese sarà l’unica cosa che riusciremo a vedere!
viviana