Home > Agitazioni sinistre
Agitazioni sinistre
di Marzia Bonacci
Il PdCI in Calabria vede l’autosospensione di 250 iscritti contro la leadership accusata di poca democrazia, mentre la minoranza nazionale fa eco alla denuncia del Sud. Nel Prc si consuma la battaglia sul tesseramento che rischia di cancellare l’assise: domani l’incontro per trovare un accordo
Dal 14 aprile è un crescendo di burrasca nella Sinistra. Con i due partiti comunisti, il PdCI e il Prc, in dirittura d’arrivo ai congressi in condizioni tutt’altro che serene, con le varie anime impegnate a discutere aspramente sotto i cieli neri di quel meno 3% che le ha viste fermarsi alla soglia del Parlamento nell’impossibilità di varcarla.
PdCi. Nel partito dei comunisti italiani la situazione è ai ferri corti come testimonia il caso Calabria, con la sospensione volontaria di 250 iscritti che accusano, appoggiati da esponenti locali del partito, l’assenza di "agibilità democratica". Parola altisonante che sta ad indicare più semplicemente la mancanza di un confronto democratico interno, con le sorti future della formazione monopolizzate da pochi dirigenti della maggioranza. Secondo Katia Belillo, firmataria della mozione che sfiderà quella di Oliviero Diliberto e Marco Rizzo, la vicenda calabra "riguarda in larga parte compagni/e orientati verso il mio documento congressuale". Una esemplificazione, per altro, di un quadro generalmente complesso, che registra l’accadere di "cose incredibili" che "si possono tollerare solo perché esiste un grande amore verso questo partito e lo si vuole proteggere".
Secondo la Belillo, infatti, nella regione del Sud ci sono stati diversi esempi di questa "mancanza di democrazia e confronto": il caso dell’ex ministro comunista Alessandro Bianchi, "costretto ad andarsene perché ‘perseguitato’"; quello dell’ex deputato e segretario regionale della Cgil Fernando Pignataro, "un compagno serio e capace che si è schierato contro la mozione maggioritaria" e che, è il senso del suo ragionamento, ha pagato questo dissenso. Non ultima, la defezione che proviene da un’altra regione, la Campania, "dove il segretario provinciale di Napoli si è dimesso". Quello che appare inaccettabile, secondo l’ex deputata, è che "di questa critica interna nessuno parla". Soprattutto è nella maggioranza che si manifesta un atteggiamento di silenzio. In Umbria poi, racconta lei stessa, la condizione del partito è addirittura "terribile" quanto a rispetto della democrazia.
"A Perugia e provincia, dove esiste una gestione elitaria del PdCi, si sono registrati due casi, a Gualdotadino e Passignano, in cui sono stati impediti i congressi delle sezioni". Perché? "Probabilmente perchè la mia mozione poteva essere dominante". Un’interpretazione eccessivamente burocratica del regolamento, appellandosi a tutte le minuzie possibili, è secondo la Belillo lo strumento usato per mettere a tacere le correnti critiche. Insomma, "prima ti fanno fare il documento, e poi ti puniscono per averlo fatto", accusa. E Diliberto? "Su tutto questo non ha risposto". A testimonianza di tale atteggiamento, l’ex ministra cita esperienze che la riguardano da vicino: "Io sono membro della segreteria e responsabile dei diritti, ebbene alla direzione di domani per approvare il bilancio non sono stata invitata". Doppiamente punita: "perché donna e perché voce critica".
Eppure della segreteria uscente nessuno ha dato le dimissioni, anche se poi come nel suo caso, "ti dimettono di fatto, nei fatti". Alla luce di questo quadro il suo bilancio è drammatico: "La cultura del Pci, quella che mi ha animato e entusiasmato da sempre, la stanno cancellando: oggi, il partito comunista non esiste più". Forse anche per questo, secondo lei, è indispensabile stilare un certificato di morte per poter procedere ad una nuova nascita: "bisogna lavorare ad un nuovo partito unitario della Sinistra dove possa trovare spazio la cultura dei comunisti e delle comuniste".
Eppure, mormorano dall’interno della formazione, all’origine di questo terremoto ci sarebbe uno scontro non tanto tra maggioranza e minoranza, quanto una lotta intestina tra chi ha il vantaggio dei numeri. Ovvero, il dissenso tra rizziani e dilibertiani, dopo mesi di braccio di ferro approdati a sottoscrivere congiuntamente la stessa mozione. Si parla, nei corridoi del partito, del fatto che in verità si sia imposta l’interpretazione politica del documento fatta da Rizzo e non quella del segretario. Perciò, si chiedono in molti dentro il PdCI, vista la diversità fra le due culture non sarebbe stato meglio presentare tre mozioni: quella di Rizzo, quella di Diliberto e quella della Belillo? In un partito che non arrivava ai tempi d’oro al 2%, si capisce quali conseguenze possa avere questo correntismo, ufficiale o dissimulato che sia non importa.
Di tutt’altro avviso rispetto a quanto ricostruito dalla Belillo è l’ex capogruppo alla Camera Pino Sgobio. Per quanto riguarda l’iniziativa della Calabria, Sgobio si dice amareggiato perché, ci spiega, "i problemi si discutono nel partito, ciò che porta fuori la discussione è un modo scorretto di fare. E’un torto, un danno che si commette nei confronti non dei dirigenti o della maggioranza, ma della stessa formazione". Ma dove discuterne? "Ci sono gli organismi nei quali il confronto è assolutamente possibile, perciò mi stupisce un’iniziativa, come quella in Calabria, convocata ad doc e in questi termini".
All’accusa lanciata dalla sua compagna di partito sull’impossibilità di svolgere congressi di sezione in Umbria, proprio laddove la mozione Belillo sarebbe maggioritaria o comunque capace di incassare consenso, Sgobio spiega: "se in quei paesi ci sono le sezioni mi sembra ovvio che ci sarà anche il congresso, se non esistono è chiaro che si agisce diversamente". Il problema secondo lui è di natura procedurale. "Qualora si fossero fatti tesseramenti nel 2008 è chiaro che questi nuovi iscritti non potranno votare al congresso ma solo partecipare", perché si é stabilito che i delegati all’assise fossero solo gli iscritti del 2007: "una misura - ci dice- che serve a tutelare la democrazia interna da un possibile controllo della maggioranza", la quale, da una condizione di forza, avrebbe potuto favorire tesseramenti ad doc per garantirsi il consenso al congresso.
Sul caso Bellillo, ovvero l’esclusione dalla direzione perché dissenziente e donna, l’ex capogruppo non ha dubbi: "mi sembra impossibile che non sia stata invitata, c’è stato solo un disguido. Le e-mail di invito e partecipazione vengono infatti mandate in blocco". L’accusa di misoginia è invece rispedita al mittente. "Il nostro è l’unico partito composto in egual misura dai due sessi. La Belillo, poi, è stata ministro e parlamentare per due legislature, oltre che membro della segreteria". Per questo, secondo Sgobio, il suo "è un giudizio azzardato".
Rifondazione comunista. Non meno critico lo stato di salute del Prc che questa mattina con la sua Direzione Nazionale ha approvato all’unanimità il bilancio consultivo 2007 e quello preventivo 2008. E le casse piangono in via del Policlinico, con il tesoriere del partito Sergio Boccadutri che lancia l’allarme perché "l’azzeramento della nostra rappresentanza parlamentare -spiega- ha significato un duro colpo anche per le nostre finanze, dal momento che sono venute meno le quote che i nostri deputati e senatori devolvono, per statuto, al Partito".
Solo per avere un’idea: nel corso del 2007, i parlamentari hanno contribuito alla formazione versando oltre 7 milioni di euro, una cifra che attualmente va compensata. "Sarà dunque necessario - ammonisce Boccadutri- mettere in campo un’efficace campagna di autofinanziamento a sostegno di Rifondazione, soprattutto in vista delle elezioni europee". Soldi a parte, prossimo banco di prova critico sarà la riunione di domani (martedì) tra le varie anime interne per trovare una convergenza sullo spinoso tema del tesseramento, terreno di scontro fra la componente di Nichi Vendola e Paolo Ferrero che nei giorni scorsi si sono scambiate vicendevoli accuse di scorrettezza. Un appuntamento da cui dipende lo stesso congresso, ancora a rischio qualora non si trovasse una mediazione.
Gli esponenti della ex maggioranza, tra cui Vendola in primis, accusati da Ferrero di aver effettuato iscrizioni gonfiate soprattutto al Sud per favorire la mozione del governatore, hanno accolto la richiesta di effettuate le verifiche sui nuovi tesseramenti in cambio, verificata la loro validità, hanno controavanzato che vengano accettate le iscrizioni.
aprileonline