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Aiuteremo Giuliana a salvarsi

Publie le sabato 19 febbraio 2005 par Open-Publishing

Dazibao Guerre-Conflitti medio-oriente Lidia Menapace

di Lidia Menapace

Quando Giuliana sarà tornata a casa (perchè ce la riporteremo) e - dando per una volta ascolto a Pier - ci si sarà trattenuta per un po’, anche col richiamo della sua davvero eccellente cucina, sono certa che ci aiuterà a capire e non demorderà. Perciò tra le cose che possiamo fare, ecco: sosteniamo pubblicamente e di continuo senza stancarci le sue richieste, che del resto sono state sempre anche le nostre (la guerra era sbagliata e niente la può far diventare giusta a posteriori; le truppe italiane inviate prima di qualsiasi deliberazione dell’Onu sono lì in guerra e contro la Costituzione, ritirare o almeno dichiarare solennemente che lo si farà, indicando date e modi è l’unica prima cosa giusta). Del resto, poichè le elezioni le hanno vinte gli Sciiti, ascoltiamo il popolo iraqeno attraverso i suoi rappresentanti, che hanno esplicitamente fatto votare per far andare via gli Americani.

Poi ancora manteniamo attiva, attenta, pronta la società civile, il movimento pacifista, insomma noi con il potere che l’opinione pubblica può avere. Cominciamo ad aiutarla a salvarsi ("aiutatemi a salvarmi" dice nel video, il che significa che anche lei lotta per salvarsi, continua ad essere molto coraggiosa anche se le trema la voce e il volto è preoccupato e lo sguardo serio e il gestire emozionato: ma vorrei vedere i famosi eroi che cosa avrebbero fatto, gli ostaggi che ci sono statti mostrati in questi mesi non erano certo nemmeno paragonabili a Giuliana per determinazione, lucidità, umanità). Davvero, non è l’affetto che ho per lei che mi fa velo: lei continua a chiedere con grande e coraggiosa precisione che si conosca la sorte miserevole del popolo iraqeno, la tremenda tragedia delle donne violentate, la fame, la mancanza di luce, i bambini massacrati dalle bombe cluster e poi di salvare anche lei, di aiutarla a salvarsi. Rivendica il diritto del popolo iraqeno a gestire il suo futuro. Sarebbe difficile in condizioni certo aspre, di isolamento, incertezza, difficoltà, nessuna comunicazione dire di più e meglio.

Allora assumendomi la responsabilità di ciò che dico e che non ho né concordato né confrontato con nessuno affermo: il testo e lo stile del video e il modo della sua divulgazione sono anomali. Non è un testo islamista e nemmeno islamico, dunque diciamo che è laico. Chi può usare tale forma? Chiunque naturalmente, ma ci vuole una qualche sottigliezza: escluderei dunque che, se si tratta di un testo falsificato (che vuol far credere qualcosa di diverso da ciò che è) sia opera di rozzi predoni di strada. Potrebbero essere anche doppi o tripli giochi, lavori di disinformazione. Se però, invece, vuol far capire chi è, allora si può pensare che siano sunniti o baathisti e che la base di tutto sia a Falluja.

Qui c’è una delle cose che dopo il ritorno, dopo il confronto, dopo il recupero di tutte le memorie dovremo fare: esiste un Tribunale internazionale politico libero sull’Iraq, dobbiamo evitare che si costituisca un tribunale come quello di Norimberga, dove i vincitori hanno giudicato i vinti togliendo efficacia a delle condanne giuste e violando il fondamento del diritto: cominciamo a pensare a come potrà essere un Tribunale vero, legittimo, internazionale che giudichi i delitti connessi alla guerra, a cominciare dalla illegalità della sua dichiarazione, falsità delle motivazioni addotte, per andare alle forme di guerra, ai bombardamenti rastrellamenti violenze alla popolazione civile, senza trascurare il terrorismo e distinguendolo dalla resistenza, senza trascurare anche gli eccessi e le rappresaglie indiscriminate e vendette private che certo da varie parti sono state commesse.

Non è da permettere - come in qualche misura si fece dopo la seconda guerra mondiale - che tutto venga coperto e non si giudichi ciò che è avvenuto. Credo che allora si capirà che cosa è stata Falluja, che cosa i diritti umani violati, che tremenda e assuefacente catena di orrori sia qualsiasi guerra. L’insistente dire di Giuliana «Le donne sono violentate, fate vedere le foto con i bambini colpiti dalle cluster bombs» (cioè dalle micidiali bombe a grappolo che sostituiscono le mine antipersona e che - pare - sono fabbricate anche in Italia) dice chiaro che lei non vuole nascondere nulla e compatibilmente col fatto che il testo consegnato all’Associated Press sarà stato visionato e probabilmente anche manipolato (certo tagliato qua e là) dai servizi segreti, il suo parlare è molto chiaro esplicito, come sempre umano razionale e coraggioso.

Giuliana non è un’eroina di quelle che vengono costruite a posteriori, è una persona viva, con tutti i suoi sentimenti e anche le sue naturali debolezze, defaillances e paure: il coraggio del resto non è assenza di paura (che è temerarietà) ma capacità di tenere sotto controllo la paura: di questo controllo ferreo esercitato su se stessa dovrà soprattutto liberarsi e guarire al suo ritorno. Per questo: «torna Giuliana, sta un po’ a casa con Pier, sfogliate le vostre comuni memorie e mettete a punto i vostri segreti e messaggi criptici e poi faremo grandi feste e insieme non smetteremo di voler vedere fino in fondo l’orrore di questa guerra per continuare a dire: mai più, fuori la guerra dalla storia, dalle guerre vogliamo staccarci e ogni volta apprendere ciò che non si deve fare, né lasciar fare, mai lasciare che si spenga la vigilanza pubblica popolare contro violenti guerrafondai pescecani e potenti signori della guerra». La guerra deve essere messa non solo fuori dalle coscienze, ma anche positivamente fuori legge.

http://www.liberazione.it/giornale/050218/R_EDIT.asp