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Aiuto, hanno accerchiato la 180!
di Luigi Attenasio e Angelo Di Gennaro, Presidente e Direttivo Psichiatria Democratica Lazio
Psichiatra Democratica e l’associazione europea "European Democratic Movement for Mental Health"
Oggi, promossa da Psichiatra Democratica si costituisce a Roma l’ associazione europea "European Democratic Movement for Mental Health". Al Parlamento italiano giacciono tre proposte di legge che minano alla radice la 180. Ha dato il via alle danze, dell’attuale governo, Paolo Guzzanti: «Esiste innanzitutto quel business mondiale costituito dai continui convegni internazionali organizzati dai nostri intellettuali per divulgare agli osservatori stranieri questa "Cuba" della psichiatria che è l’Italia della legge 180. Un’ isola in cui si finge che un ’Fidel’ Basaglia sia salito nella Sierra e abbia liberato i poveri matti non solo dai manicomi ma dalla pazzia stessa... Distruggere la 180 con il lanciafiamme e approvare una nuova legge che sia all’avanguardia, progressista e scientificamente di alto livello». Gli fanno eco i senatori Carrara/Bianconi/Colli che in modo meno "tuonante" ma altrettanto pericoloso per i valori di civiltà, democrazia, libertà, migliore assistenza, che la 180 incarna, accompagnano il loro disegno di legge così: «la singolarità che sempre ha caratterizzato la psichiatria rispetto alla medicina è nella differenza, talvolta radicale, fra l’area di riferimento razionale in cui si muove il medico e quella in cui si muove il malato. Un’area quest’ultima, caratterizzata dalla mancanza di critica di malattia, dalla gravissima frattura del rapporto di realtà e, quindi, in una parola, dalla incapacità del malato di esprimere sia un valido consenso sia un valido dissenso alla presa in carico terapeutica».
Qui il numero 180 indica i gradi di inversione ad U rispetto alla nostra trasformazione psichiatrica: i matti sono matti, stanno in un altro mondo (la luna?) rispetto ai cosiddetti normali, e tra i due mondi, quello della razionalità e quell’altro, non vi è comunicazione. Altro che protagonismo dei pazienti!!! Ciò che ha caratterizzato il "caso" italiano, la liberazione dalle catene reali e simboliche del pregiudizio di incurabilità e irrazionalità di migliaia di ricoverati, ridiventati padroni e protagonisti del loro destino, viene spazzato via. A questi è seguito a ruota l’on. Ciccioli con una altra proposta e ancora, più recentemente, Paolo Guzzanti. E’ ancora il modello manicomio e la sua "cultura" all’orizzonte: internamento a vita per motivi psichiatrici, grandi contenitori di "scarti sociali"; allungamento temporale, quasi "senza limiti", del trattamento sanitario obbligatorio e soprattutto cure obbligatorie anche in strutture private. E’ un vero e proprio scandalo, etico ancor prima che giuridico: è possibile la limitazione di libertà per motivi sanitari, quali il TSO è di fatto, in spazi privati?. E il conflitto di interessi? Lo stesso di un carcere privato: un vero e proprio obbrobrio anche costituzionale. Inoltre si tende a rimettere al centro una visione psichiatrica, old fashion, lasciando al solo potere medico la possibilità di decidere se trattenere o no il paziente, con pratiche snellite, sino al punto da istituire trattamenti sanitari extraospedalieri anche domiciliari, di sei mesi in sei mesi. Chi verificherà in questi lunghi lassi di tempo il paziente "contagiato" dalla obbligatorietà della cura ? Dove risiederà in quei sei mesi, e poi ancora sei e così via ? Utilizzeremo anche per lui un braccialetto elettronico, che ci dirà momento per momento dove è ? Parteciperà pure lui a un reality così saremo a conoscenza dei suoi spostamenti 24 ore su 24 ? Ci sarebbe da ridere, invece siamo preoccupati perchè anche questo si inserisce nella più ampia deriva sicuritaria che ci sta cambiando il mondo davanti agli occhi.
L’impressione è di una 180 accerchiata: è il caso di rinforzare i contatti con il territorio, con le associazioni di utenti e familiari, con gli operatori dei servizi territoriali e pubblici che sperimentano le difficoltà del vivere quotidiano; date non tanto dalla follia quanto dal processo di esclusione cui i cittadini, specie quelli più deboli, sono sottoposti e dai problemi che sembrano minacciare l’Italia in questo periodo e a cui la follia è una reazione: razzismo, intolleranza, mancato rispetto dei diritti, scarsa o nulla conoscenza dell’altro, scienza non controllata o male intesa (si veda il film di Samuel Fuller: Il corridoio della paura , 1963). Ed è bene confermare i rapporti con i colleghi europei, soprattutto dell’Est, che ci hanno scelto come interlocutori per idee e processi di lunga durata, l’abolizione dei loro manicomi e della manicomialità. Abbiamo avuto una recente visita di una settimana di una qualificata delegazione della Repubblica SRPSKA, Bosnia- Erzegovina nel nostro Dipartimento di Salute Mentale. Il Vice ministro per la Salute e la Previdenza Sociale, membro della delegazione, si è espresso in modo entusiastico sul nostro DSM e su Psichiatria Democratica. Quasi contemporanea la visita nello stesso DSM del Working Group on Arbitrary Detention (WGAD) delle Nazioni Unite per informazioni sui trattamenti riservati alle persone ristrette contro la propria volontà non solo in carcere ma anche sui trattamenti sanitari obbligatori. Hanno visitato il reparto di psichiatria, parlato con i pazienti in TSO: anche qui gradimento e soddisfazione generale.
Psichiatria Democratica tiene duro, perché se per Guzzanti "è un diritto civile dell’Italia liberale liberarsi della Legge Basaglia", noi non ci facciamo intimidire dalle "sparate" sue e dei suoi sostenitori e accanto alla "merda" schizzataci addosso per giustificarsi c’è anche tanto altro: Radio Città Aperta con una notte intera a raccontare "storie matte"; il teatro India di Roma che propone lo spettacolo Ritter/Dene/Voss (Voss è il fratello "matto") in cui l’autore, Thomas Bernhard, indaga sul rapporto lancinante dei tre fratelli-serpenti: un lui e due lei; la pubblicazione di Tanto scappo lo stesso di Alice Banfi, in cui il dolore e la forza di rimonta ne fanno una delle voci più coraggiose nella lotta per i diritti delle persone con sofferenza mentale; il regista Giulio Manfredonia con il film Si può fare, che racconta di alcuni malati appena liberati dal manicomio che, per la 180, mettono su una cooperativa e affrontano il mondo. Oppure ancora Mediaset-Fiction che stà producendo un film sulla vita di Franco Basaglia. E, infine, il Parlamento europeo che, con la Conferenza "Together for mental health and well-being", a Bruxelles il 12 giugno 2008, approva il Patto europeo per la salute mentale e il benessere... Anche questo conferma la giustezza del nostro lavoro per cui continuiamo a stare nei nostri servizi, con la schiena dritta, avvertiti da Patrick Chamoiseau e Edouard Glissant: «La tentazione del muro non è nuova. Ogni volta che una cultura o una civiltà non è riuscita a pensare l’altro, a pensarsi con l’altro, a pensare l’altro in sé, rigide difese di ferro, di filo spinato, di reti elettrificate o di ideologie chiuse si sono innalzate, sono crollate e ora ritornano con nuovi stridori».