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Al "voto utile" preferisco la resistenza

Publie le domenica 7 giugno 2009 par Open-Publishing

Molti, forse troppi, pensano che la politica possa farsi ancora dal "balcone", che la guida cosiddetta politica sia più importante della reale partecipazione popolare. In quest’ottica nel corso degli ultimi 2 decenni si è creata una classe politica autonoma che non ha nulla di condiviso con la società italiana: partiti-persona, partiti-azienda, partiti-assessori, partiti-leader si sono sovrastrutturati alla società e costituiscono in questa fase il centro "governistico" dell’intero sistema Paese. Tutto quanto di negativo potesse accadere in un paese libero e democratico è successo e continua ad accadere mentre il popolo viene gestito e "drogato" da polemiche inutili, anatemi ed invettive, caccia al diverso mediante una informazione corporativa ed incapace di liberarsi dai troppi vincoli.

Votare quindi per cambiare? Voto utile "contro"? Sinceramente la politica del "contro" non mi è mai piaciuta proprio perchè, come l’Isola di Mompracem, raccoglie e da rifugio a tutti finendo poi inevitabilmente per implodere perchè priva di una proposta e soprattutto di un percorso politico.

Resistenza quindi! Resistenza contro i "signori della politica"! Resistenza contro chi ha confuso il "governo" con il "potere"! Resistenza quindi come rifiuto a collaborare perchè questa è l’unica arma possibile per esprimere il proprio sdegno e la propria volontà di costruire una società diversa, plurale e migliore. Resistenza "esprimendo" la proprio volontà, non collaborando, il cui unico modo è NON VOTARE!

« Centomila inglesi proprio non possono controllare trecentocinquanta milioni di indiani, se quegli indiani scelgono di non collaborare. E a questo intendiamo arrivare: a una pacifica, non violenta, non collaborazione.

Fino a quando voi stessi non riterrete saggio andarvene. »

(Mahatma Gandhi)

da: www.hopfrog.it