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Alexis Benhumea, in stato di coma, combatte tra la vita e la morte
Publie le lunedì 15 maggio 2006 par Open-PublishingAd una settimana dalla repressione, Alexis Benhumea, in stato di coma, combatte
tra la vita e la morte.
Narco News è entrato in possesso del proiettile che ha colpito lo studente ad
Atenco... ed ha verificato che è stato prodotto negli Stati Uniti
dall Equipe Mobile di Narco News
Otro Periodismo con L’Altra Campagna in San Salvador Atenco e Città del Messico
12 maggio 2006
San Salvador Atenco 4 maggio e Città del Messico 10 maggio 2006. A poco più di
una settimana dalle violenze, barbarie e brutalità perpetrate dai cinque corpi
di polizia (3 mila elementi) contro i floricoltori di Texcoco e del Fronte dei
Popoli in Difesa della Terra (FPDT) e degli abitanti di San Salvatore Atenco
nello stato del Messico, lo studente del quarto semestre di Economia
all’Università Nazionale Autonoma del Messico (UNAM) Alexis Benhumea, si
dibatte ancora tra la vita e la morte.*
Alexis, di 20 anni, oltre che parlare russo, recentemente è stato anche ammesso
ad un secondo corso di laurea: Matematica nella Facoltà di Scienze. Secondo suo
padre Angel, da otto anni pratica danza classica e contemporanea per 6 ore al
giorno ed è un appassionato dei Beatles.
Alexis è in stato di coma, in terapia intensiva, all’ospedale Zaragoza
dell’Istituto di Sicurezza e Servizi Sociali dei Lavoratori dello Stato
(ISSTE), mentre suo padre Angel, familiari ed amici aspettano, dormono e
mangiano sulla porta in attesa di notizie positive. Solo un miracolo potrebbe
salvare questo studente dal suo lungo letargo, agonia e resistenza che gli
permette di essere ancora in vita. Oggi nel tradizionale “giorno della mamma”
messicano, la tranquillità e serenità della famiglia sembra essere
l’incredibile costante, ma per i genitori di Alexis ed in particolare per sua
madre, non c’è niente da festeggiare, tuttavia, il tenero sorriso che regala a
noi reporter è di esemplare umanità.
Dalle università ad Atenco
La famiglia Benhumea è evidentemente aderente e militante della Sesta
Dichiarazione della Selva Lacandona e l’Altra Campagna zapatista. Il giorno 2
maggio, durante la manifestazione politica del Delegato Zero-Subcomandante
Insurgente Marcos, Commissione Sesta dell’Esercito Zapatista di Liberazione
Nazionale (EZLN) sulla spianata principale della UNAM, Angel ed Alexis erano
presenti il primo come oratore in rappresentanza della Coalizione dei
Lavoratori Amministrativi ed Accademici del Sindacato de Lavoratori della UNAM
(STUNAM), il secondo come studente.
Nel pomeriggio, nell’Università Autonoma Metropolitana di Xochimilco durante la
riunione tra il Delegato Zero ed il settore studentesco, Angel ed Alexis hanno
scambiato parole e sguardi con la squadra di Narco News. Nel clima emozionante
per l’emergere di un movimento studentesco e nella frescura della sera, Angel,
che partecipò allo storico movimento universitario degli anni 1968 e 1971,
sottolineava l’importanza di integrare la lotta dell’Altra Campagna zapatista
con i diversi spazi studenteschi. E diceva: “La Sesta si sta realizzando, la
quantità di correnti ed i diversi gruppi perfino antagonisti ci hanno
avvicinato ed ora stiamo vivendo il periodo di transizione per poter poi
integrarci, il messaggio fondamentale è chiaro, la Sesta è un’alternativa, è
un’opzione. La Sesta è una forza importante nell’università, è il migliore
messaggio”. Il suo messaggio di integrazione ed evidente solidarietà con altri
gruppi è la chiave della sua tragica visita al cuore di San Salvador Atenco la
notte seguente, 24 ore dopo.
Dal lungo letargo alla lunga attesa
Mentre la Battaglia di Texcoco imperversava fin dalle prime ore del 3 maggio,
Angel ed Alexis seguono la carovana zapatista per Città del Messico. Informati
che le violenze sono arrivate fino ad Atenco, i Benhumea preparano il loro
trasferimento in appoggio solidale al FPDT. Durante il teso meeting politico in
Tlatelolco del pomeriggio quando si confermava la sospensione dell’Altra
Campagna e l’Allerta Rossa dell’EZLN, padre e figlio si sono diretti ad Atenco.
Quella notte assunsero la loro posizione di protezione nel villaggio come
osservatori per evitare nuove aggressioni contro gli abitanti della comunità.
Alle due del mattino del 4 maggio si sono sentiti i primi rintocchi delle
campane che avvisavano l’arrivo della polizia, ma era un falso allarme. Alle
6:30 in punto, le campane della chiesa del centro di Atenco hanno suonato per
segnalare l’irruzione delle forze dello Stato. Angel ed Alexis si trovavano tra
i cordoni degli attivisti che cercavano di frenare il passo alla polizia in
calle Fresno: entrata principale del paese.
In quei momenti, secondo Angel: “Arriva un contingente di granatieri
antisommossa che lancia migliaia di proiettili, seguiti dai “robocop” super
equipaggiati e poi un battaglione leggero con il compito di ricercare e fermare
le persone, anche con cani. Potevano correre e saltare tra le case, le terrazze
ed abbattere porte... erano tre battaglioni differenti, battaglioni organizzati
militarmente”. In quel momento il concetto di tempo e spazio per i Benhumea è
radicalmente cambiato. Alexis è stato raggiunto da un proiettile di lacrimogeno
in testa. Lo studente cade, viene sollevato da suo padre non senza prima
ricordare a quest ultimo che gli sono caduti gli occhiali; il giovane resterà
cosciente ancora per 2 o 3 ore.
Il lungo letargo e catarsi incomincia nel momento in cui i Benhumea si rifugiano
insieme a circa 24 persone in una casa privata di due piani. Fuori della casa:
la guerra; gruppi della Polizia Federale Preventiva, municipale e statale in un
vero “operativo di Stato di oltre 5 mila poliziotti”, come dice oggi Angel.
Alexis è stato colpito alla tempia sinistra, dall’impatto del proiettile di
metallo che conteneva gas lacrimogeno. Questo proiettile è stato raccolto dalla
squadra di Narco News nella casa in cui si erano rifugiati i Benhumea per 10, 11
ore. Sulla superficie metallica del proiettile si legge prodotto negli Stati
Uniti:
“SPEDE-HEAT CN Long Range 150 YD 37MM Single Projectile” (“Proiettile a lunga
gittata 150 yarde, 37 millimetri”). La marca è: “DEFENSE TECNOLOGY- FEDERAL
LABORATORIES” Le altre caratteristiche sono: “17 CN-LR F206CN”; “TO BE USED BY
TRAINED LAW ENFORCEMENT, CORRECTIONAL OR MILITARY PERSONNEL. DO NOT USE FOR
OPERATIONS AFTER FIVE YEARS FROM DATE OF MANUFACTURE”. (“Uso riservato a
personale di polizia, carcerario o militare. Non usare in operazioni dopo 5
anni dalla data di fabbricazione”).
La data di fabbricazione non si legge perché la parte metallica è rovinata.
La prova che nessun organo di informazione ha documentato, tanto meno le
televisioni Televisa e TV Azteca quando il subcomandante Marcos ha mostrato
loro altre cartucce e la testimonianza del padre che parlava da sola: “Gli
spari arrivavano ad un metro e mezzo da terra; sparavano per ammazzare, non per
disperdere la folla. Abbiamo chiamato un’ambulanza e quando un medico è uscito
per aspettarla, è stato arrestato ad un isolato di distanza. Sembra che
l’ambulanza stesse per arrivare, ma non è mai arrivata, gli hanno negato
l’accesso. Nel paese non entrava neanche l’aria”, dice.
Angelo racconta a questa squadra di reporter alcuni dettagli del grave e tesa
situazione che si viveva all’interno dell’abitazione: “Dopo un po’ sono
arrivati i poliziotti con i cani pensavano che i cani li avrebbero trovati
con l’olfatto (...) i poliziotti sembravano macchine, spazzavano via tutto
quello che si trovavano davanti”; allora un compagno ha orinato in un
recipiente e mischiato l’orina con l’aceto che è stata sparsa sulle porte e le
finestre delle due stanze per confondere l’olfatto dei cani, ed ha funzionato,
non ci hanno trovato, miracolosamente i cani non si sono avvicinati”.
La conversazione sale di intensità quando Angelo parla della resistenza, del
lungo tempo in cui sono rimasti nella casa: “Alexis è stato cosciente per 2 o 3
ore ma col trascorrere del tempo i sintomi si aggravavano, pallore per
l’emorragia, immobilità degli arti a causa del colpo alla testa, perdita della
parola ed alterazione del ritmo cardiaco”.
Il padre racconta che cresceva anche la disperazione, tutti quelli che si
trovavano nella casa erano prede di crisi nervose, temevano di essere
picchiati, arrestati o uccisi, erano costernati per quello che sentivano da
fuori e non sapere esattamente che cosa stava succedendo. Alcuni proponevano di
uscire ed arrendersi, altri di rimanere ed aspettare. Ma erano preoccupati per
Alexis che era sdraiato sul pavimento solo con una benda in testa, volevano
chiedere aiuto per lui ma era rischioso uscire per la brutalità dei poliziotti.
Angel Benhumea ha dovuto prendere una decisione al riguardo: “Preferivo che mio
figlio morisse tra le mie braccia che uscire e farlo uccidere dalla polizia”.
Alexis si dibatte ora tra la vita e la morte.
Mentre la gente era nascosta, sentiva picchiare e trascinare via le altre
persone, si sentivano grida, vetri rotti, rumore dei calci che sfondavano le
porte ed il lancio di lacrimogeni. Mentre succedeva tutto questo continua
Angel “noi lo vedevamo per televisione”, dice che c’erano due uomini col
volto coperto che continuavano a indicare, dall’alto o via terra, le case da
perquisire, si sentiva battere sulle porte per cercare di ripulire la zona e
non farsi scappare nessuno, “Ci tenevano in stato d’assedio”, aggiunge Angel.
Al calare della sera la situazione si è tranquillizzata; camminando per le
strade di Atenco si vedevano solo poliziotti, resti di copertoni bruciati, auto
distrutte e spazzatura. Oltre ad un odore di gas lacrimogeno e al peperoncino,
si respirava una calma tesa.
L’ambulanza non arrivò mai, ma alle 17:30 circa, in un combi (un taxi
collettivo) con giornalisti di media alternativi, si è riusciti a recuperare
Alexis e trasportarlo in un ospedale vicino. Subito dopo è stato operato.
Appuntamento con la storia
Il quadro clinico indicava 30% di ematoma nel cervello (colpi interni) e due
fratture esposte del cranio.
Per Angel Benhumea si è trattato di un operativo di “Stato” militare,
premeditato, organizzato e predisposto dai tre poteri e dai tre partiti.
Ritiene inoltre: “C’era stretta comunicazione tra terra ed aria, tra i
poliziotti e gli elicotteri. Questi ultimi guidavano i primi attraverso il
paese. E’ così che entravano nelle case a cercare leader e persone”. Poi Angel
si riferisce ad Atenco ed esprime la sua analisi portandola alla situazione
politica nazionale, ed al riguardo commenta: “Il presidente municipale di
Atenco, del PRD ha messo l’ultradestra su un piatto d’argento... questo è stato
un operativo di Stato, uno Stato terrorista. È la lotta di classe, noi facciamo
blocchi e loro ci fregano. Abbiamo bisogno di un fronte nazionale antifascista”.
La conversazione lascia i toni formali, il suo bisogno di essere ascoltato è
forte.
“Mi hanno domandato: tutto questo a costo di tuo figlio?” dice Angel.
– ”Immaginati i minatori di Lázaro Cárdenas continua la società non ha
un’altra strada che la mobilitazione. Fermiamo il fascismo. E’ terribile per
mio figlio, speriamo si riprenda... è stato orribile”.
E’ davvero sorprendente la capacità di parola e articolazione delle idee di
Ángel. Un uomo tutto d’un pezzo, un albero forte e deciso nonostante l’agonia
di suo figlio. Ma fuori dell’ospedale ci sono altri alberi che solidarizzano
con questo forte albero e sostengono il suo mondo. E’ la famiglia, la madre, la
sorella, lo zio Oscar, amici e compagni di lotta che arrivano.
Ci sono state critiche sulla decisione di andare ad appoggiare il FPDT ad Atenco
proprio durante un operativo di tale portata. Perfino il Subcomandante Marcos ed
América Del Valle figlia del leader del movimento locale ed arrestato Ignacio
Del Valle sono stati criticati per aver proposto di andare sul luogo degli
scontri. Tuttavia, per Angel, quello che lui e suo figlio hanno fatto, è stato:
“Accorrere ad un appuntamento storico, non potevamo lasciare solo il popolo di
San Salvador Atenco in quella situazione”. E torna a segnalare la lotta dei
minatori di Sicartsa. Non sono ciechi, hanno gli occhi bendati ...
Lo zio Oscar commenta ai nostri reporter: “Questo è qualcosa che la gente deve
sapere, c’è gente con coscienza sociale. E’ un bene che ci sia il risveglio
della coscienza e della lotta sociale, che vedano che c’è gente che non ha da
mangiare...tanta gente con coscienza sociale. Questo continua Oscar dà
coraggio e tristezza, ma anche forza per proseguire. Questa è la famiglia, noi
siamo parte di loro. La gente è cieca, non si accorge che si sta risvegliando
la lotta sociale, che ci sono persone che lottano per il benessere sociale”
tra la folla si sente una voce -: “non sono ciechi, hanno gli occhi bendati”,
ed Oscar replica: “arriverà il momento in cui si leveranno la benda”.
In questo momento le condizioni di Alexis sono ancora gravi: ha una doppia
frattura del cranio con esposizione di massa encefalica. Questo pomeriggio,
mentre i medici valutavano se trasferirlo in un altro ospedale meglio
attrezzato, Alexis ha rischiato di morire per tre blocchi respiratori. A causa
delle sue condizioni rimarrà in questo ospedale.
In un breve intervallo, la famiglia si consulta su alcune cose. La madre riesce
anche a sorriderci. La fiducia è grande. Sua madre, mamma di tre figli, nel
giorno a lei dedicato e con sguardo tranquillo ci dice del più piccolo: “Sento
un profondo dolore, una grande impotenza e rabbia contro questo governo. Non si
rispettano più nemmeno i più minimi diritti umani, questo ci fanno, ed è per
spaventare i giovani. Hanno fatto questo non solo ad un ragazzo, ma a tutti i
giovani allo scopo di spaventarli, la storia si ripete come nel ‘68, ‘71, ed
ora un’altra volta” termina con tristezza.
La speranza alberga nel cuore della famiglia Benhumea e degli amici. La
serenità, la pazienza e la gentilezza sono costanti nello scambio verbale e
fisico. L’attesa può essere ancora lunga e le notizie incerte. Ma di una cosa
possiamo essere sicuri, che l’ottimismo e la dignità nella lotta per la vita di
Alexis, per i Benhumea è anche la lotta per trasformare questo paese che si
chiama il Messico.