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Alitalia. Pubblico o cordata italiana? Era meglio l’Air France Klm

Publie le sabato 6 settembre 2008 par Open-Publishing

Alitalia. Pubblico o cordata italiana? Era meglio l’Air France Klm

di Alessandro Ambrosin

Il Consiglio straordinario della Regione Lazio ha raggiunto una risoluzione conclusiva sulla vicenda Alitalia. Nel documento approvato ieri in tarda serata alla Pisana si evidenzia la realtà produttiva e occupazionale che rappresenta la compagnia di bandiera e l’hub di Fiumicino nella provincia romana, con 35mila addetti e 130mila lavoratori coinvolti nell’indotto.
E’ indubbio che la crisi della compagnia di bandiera avrà maggiori ripercussioni proprio nel territorio laziale dove sono dislocati la maggior parte dei suoi dipendenti e delle attività legate ad Alitalia. Per questo il presidente Pietro Marrazzo ha ventilato la possibile entrata nel Cda della Cai, la Compagnia Aerea Italiana, la quale preleverà la parte operativa del vettore italiano. L’impegno sullo stanziamento di fondi, si era parlato di 10 o 20milioni di euro destinati alle missioni per lo sviluppo economico, convince tutta la maggioranza della Giunta Regionale che sigla un accordo affinchè si proceda rapidamente all’esame della Legge del 2001, che prevedeva l’Istituzione del Distretto industriale di lavoro e servizi di Fiumicino, denominato "Città del volo".

Una decisione che nei giorni scorsi aveva sollevato diverse polemiche, in primis da parte del ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, che ha esortato il presidente Marrazzo "a fare il suo mestiere, la Regione Lazio, ha gia’ tante difficolta’, si occupi di piu’ dei servizi ai cittadini della regione’’. Ma i soldi secondo il governatore del Lazio ci sono e non vi è alcun rischio per la regione di finire in bancarotta. Anzi Marrazzo ha lanciato la sua ricetta anche ai comuni di Roma, Fiumicino e Milano, in modo che ognuno contribuisca con la sua parte economica al rilancio della nuova società.

La possibile entrata della Regione nel Cda rappresenterebbe comunque solo una minoranza, che punta soprattutto a garantire l’occupazione e gli interessi economici che orbitano nell’area in questione. Ma non tutti sono d’accordo con l’iniziativa di Marrazzo, e lanciano addirittura il pericolo di un nuovo statalismo, come ha sentenziato Roberto Formigoni. Insomma, secondo il governatore della Lombardia, se Alitalia dev’essere privatizzata, allora tutti i nuovi soci sono benvenuti, purchè privati. Eppure la nuova cordata è stata soggetta alle scelte del Governo in carica che ha in qualche modo imposto i nuovi acquirenti. E anche questo la dice tutta. Troppe preoccupazioni, troppe illazioni su una compagnia aerea, la quale non da ieri, ma da troppi anni versa in una condizione estremamente critica. Un motivo sicuramente c’è ed è più legato al mero fattore di un guadagno sicuro piuttosto che altro. Gli advisors della Cai non sono certo sprovveduti e punteranno sulla massima produttività e sull’abbassamento dei costi, specie del personale. Tenteranno comunque di escludere fino all’ultimo momento i sindacati, perchè i problemi non sono legati esclusivamente agli esuberi, dei quali tra l’altro non si conosce con esattezza la realtà numerica, ma anche dai futuri effetti contrattuali che comporteranno una sostanziale modifica degli attuali rapporti di lavoro stipulati in passato da Alitalia.

Poi c’è il piano "Fenice". Cento pagine di un piano industriale che ridurranno la vecchia compagnia di bandiera in un vettore regionale, con il taglio della flotta, delle rotte e del ramo manutenzione abbandonato a una morte sicura. Oggi i lavoratori dell’Atitech hanno manifestato davanti allo stabilimento di Capodichino a Napoli per i 750 tagli previsti. Un settore, quello della manutenzione ,che ha sempre rappresentato il fiore all’occhiello, proprio per l’alta specializzazione raggiunta.

E c’è già chi ha iniziato a storcere il naso pensando al futuro di Alitalia, e a questa pseudo società che la farà diventare un vettore regionale, aggravando ulteriormente le sorti del trasporto aereo italiano. Un rilancio che alla fine ricadrà sulle casse dello Stato e penalizzerà dipendenti, servizio e le tasche dei contribuenti. A partire dagli esuberi dove ognuno continua a calcolare e diffondere cifre di convenienza, spesso per difetto.

L’Alitalia, intanto parola di Augusto Fantozzi, commissario straordinario, ha dichiarato l’insolvenza decretando in pratica il suo fallimento con debiti quantificati in circa 1miliardo e mezzo di euro. Il mancato acquisto da parte di Air France Klm, che si sarebbe fatto carico delle passività e dei nuovi investimenti e avrebbe pagato 135 miliardi di euro per acquisire la compagnia di bandiera, dei quali 66 sarebbero andati direttamente nelle casse del ministero del tesoro, lascia l’amaro in bocca. Se nessuno avesse messo i bastoni tra le ruote a questo accordo tra la compagnia italiana e la quella franco-olandese, oggi Alitalia avrebbe potuto continuare a solcare i cieli, mantenendo il suo logo italiano e sicuramente anche i dipendenti avrebbero guadagnato un migliore trattamento e sicuramente anche manager all’altezza. D’altra parte in un panorama internazionale la cui sopravvivenza è messa in crisi anche dalle low cost, le alleanze rafforzano le strategie. Peccato nessuno se ne sia accorto prima.