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Alitalia la tensione non si allenta
di Alessandro Ambrosin
ROMA - Alle 17 di oggi il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo ha convocato le sigle sindacali del fronte del no, Anpac, Up, Avia, Anpav e Sdl per chiedere al governo la riapertura della trattativa e per discutere misure concrete sui necessari ammortizzatori sociali. Necessità ribadita anche dal segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero. La giornata rimane comunque preoccupante sul piano dell’operatività dei voli. Anche oggi sono tantissime le cancellazioni e i ritardi, su quasi tutti gli aeroporti italiani dove Alitalia opera.
Disagi che si ripercuotono ancora dallo sciopero spontaneo iniziato lunedì e terminato alle 18 di ieri. A Fiumicino la situazione che si verifica è particolarmente confusa. I voli sui monitor sono operativi, ma quando i passeggeri, dopo aver finito le consuete operazioni di check in raggiungono i gate per l’imbarco, scoprono che il volo è in forte ritardo oppure è stato addirittura soppresso. Sale così la tensione e il malumore tra i viaggiatori costretti ad attese snervanti, senza nessuna certezza di partire.
La Commissione Europea nel frattempo ha fatto sapere di aver accettato il piano Cai, dopo la bocciatura del prestito ponte di 300milioni di euro, ritenuto illegale, che invece rimarrà a carico della “bad company e dovrà essere restituito attraverso gli introiti che Augusto Fantozzi realizzerà con la cessione degli asset. A vigilare sulla modalità di vendita sarà il “monitoring trustee”, un garante scelto da Bruxelles tra i tre candidati che il governo italiano dovrà proporre in tempi strettissimi.
Tuttavia la vicenda Alitalia appare sempre più fuori controllo da tutti, dalla Cai e dal Governo che continuano per la loro strada noncuranti sulle inevitabili ripercussioni che colpiranno i lavoratori e l’intero sistema dell’indotto della compagnia di bandiera. Le emittenti televisive continuano a riportare l’attenzione considerando gli effetti della protesta e non la vera causa. Cioè ascoltando le uniche voci di sfortunati passeggeri, piuttosto che registrare il disagio di chi sta perdendo il posto di lavoro, e ribadire il raggiro che hanno subito tutti i lavoratori della compagnia di bandiera da parte della Cai e del Governo. Altro che privilegi. E poi c’è l’azione giudiziaria, che riguarda l’inchiesta aperta dalla Procura di Roma per indagare sui presunti responsabili del blocco spontaneo di ieri. Anche i sindacati del fronte del no denunciano questa situazione anomala, dove “qualcuno sta tentando strumentalmente di trasformare la “questione Alitalia”, da vertenza sindacale e sociale, in un problema di ordine pubblico”. Fatti, secondo le organizzazioni, che in questo modo non permettono una comprensione efficace sulla realtà dei fatti.
Poi c’è lo sciopero bianco, cioè il rispetto degli standard e delle normative imposte dalla stessa compagnia di bandiera. Forse qualcuno dovrebbe informarsi su come Alitalia è sopravissuta in questi ultimi anni, operando in un sistema trasporto come quello italiano, dove spesso e volentieri i voli partivano in orario perché gli equipaggi facevano il tutto per tutto pur di sopperire alle mancanze dei servizi collaterali, eludendo qualche piccola regola, che di certo non incideva sulla sicurezza ma andava a vantaggio del confort e dell’offerta di un servizio dignitoso al cliente. E questo accadeva in quasi tutti i settori di Alitalia. Questa vicenda, inutile nasconderlo, è il risultato della voce grossa del Governo e di Cai, che adesso si è trasformata nella voce del padrone. Una cosa però sono riusciti a farla. A svendere un patrimonio pubblico e disintegrare economicamente migliaia di famiglie italiane.