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Alitalia, piloti e assistenti: «Violati accordi di settembre»
Publie le lunedì 3 novembre 2008 par Open-PublishingAlitalia, piloti e assistenti: «Violati accordi di settembre»
di Gemma Contin
L’accordo c’è. Tra Roberto Colaninno e Silvio Berlusconi, per il tramite del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, sulle linee guida del cosiddetto "lodo Alitalia". Ma non c’è con i piloti e gli equipaggi, che hanno convocato per lunedì alle 15 un’assemblea a Fiumicino.
Il documento l’hanno firmato nella serata di venerdì 31 ottobre il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi e - obtorto collo - le sigle sindacali dei trasporti di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Non l’hanno voluto firmare le cinque organizzazioni dei piloti (Anpac e Unione Piloti) e assistenti di volo (Anpav, Avia ed Sdl).
Oggetto del contendere non sono i 300 milioni di euro del prestito ponte già incamerati che Colaninno e soci non hanno nessuna intenzione di accollarsi, e pertanto non saranno mai restituiti dalla nuova compagnia subentrante; e neppure i tempi dell’offerta Cai che vale solo per trenta giorni e scade dunque alla nuova data capestro del 30 novembre.
Non ci sono questioni neppure sulla scelta del partner internazionale, tuttora sconosciuto, che forse verrà svelato il 12 novembre, o sull’ottenimento dei necessari viatici da parte delle autorità europee, che Berlusconi e Tremonti sono certi di riuscire a convincere - ma dovranno battersi per ottenerli - sulla bontà e la correttezza dell’operazione dal punto di vista del mercato, pur con l’intervento finanziario dello Stato.
Oggetto del contendere è, come era facilmente prevedibile, il cuore stesso del "lodo Letta", e cioè l’"Accordo sui criteri di assunzione a tempo indeterminato» firmato appena 48 ore fa a Palazzo Chigi. Vale a dire la carne e il sangue dei dipendenti che dovranno essere segati e buttati via. Sicché la nuova Alitalia targata Cai parte, si fa per dire, senza piloti e senza personale di bordo.
L’offerta, ha detto Colaninno, come già nel passaggio precedente, «va intesa come un piano unitario e inscindibile». Prendere o lasciare, compresi i «criteri di selezione e assunzione» dei 12.639 lavoratori che entreranno nella "Nuova Alitalia", stigmatizzati dai piloti e dalle organizzazioni delle hostess e degli steward per «il numero abnorme di esuberi previsti, per le condizioni contrattuali che penalizzano i dipendenti molto al di là dell’accordo già raggiunto in settembre, per i precari, per l’incertezza di migliaia di lavoratori che dopo gli ammortizzatori sociali si troveranno senza lavoro e senza pensione. Condizione questa che riguarda tutti i lavoratori coinvolti nel progetto Cai: personale di terra, di volo, piloti e comandanti».
Inoltre, sostengono le cinque sigle "disobbedienti", «sui criteri di esclusione delle assunzioni c’è un’eccessiva discrezionalità che non tiene conto neanche delle consuetudini previste per legge, nonostante che Cai usufruisca di ingenti finanziamenti dallo Stato (200 milioni di euro in tre anni) in termini di decontribuzione per l’assunzione di personale in cassa integrazione».
Così Colaninno e Sabelli, «oltre a pretendere di operare come azienda privata con i soldi dello Stato - dicono Anpac, Up, Anpav, Avia ed Sdl - non vogliono neanche assumere chi è gravato da condizioni di particolare disagio (astensione per maternità, esonero dal lavoro notturno) con un risultato finale del tutto diverso dalle condizioni precedentemente concordate e sottoscritte».
Per il segretario nazionale della Fiom Giorgio Cremaschi: «E’ necessario che la Cgil ridiscuta la firma apposta al diktat di Cai e Berlusconi che impone i lavoratori Alitalia clausole brutali, discriminatorie e ai limiti della costituzionalità. Ora pagano tutti i lavoratori - conclude Cremaschi - e tutto il sindacato subisce una sconfitta umiliante che cancella rappresentanza e democrazia sindacale».
Secondo il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro: «Ciò che sta accadendo dimostra che c’è un ricatto politico che si sta portando avanti ai danni dei lavoratori di terra e di volo, costringendoli ad accettare condizioni capestro: un’estorsione politica che non dovrebbe essere possibile in un paese democratico».
Da Instabul, nel corso di una visita ufficiale in Turchia, il presidente della Camera Gianfranco Fini ha fatto appello ai piloti e al personale navigante: «Ognuno si assuma le proprie responsabilità. Credo che nessuno possa permettersi il fallimento di Alitalia - ha detto Fini - auspico che il pluralismo delle sigle sindacali tra i piloti, il personale di volo e quello di terra, consenta alla Cai di iniziare a operare salvando così la compagnia di bandiera».