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Amici giornalisti, vi interessa la libertà di stampa?
Publie le mercoledì 6 agosto 2008 par Open-Publishing1 commento
Amici giornalisti, vi interessa la libertà di stampa?
di Antonella Marrone
Non è facile trovare il tono giusto, quello persuasivo e inoppugnabile, delicato ma fermo, per parlare nuovamente dei tagli all’editoria, della situazione - sempre più incredibilmente chiara - nel nostro piccolo mondo antico dei giornali. L’argomento è impopolare e la politica resta assolutamente fredda davanti al tema, con il cinismo di chi giustifica i mezzi per il fine.
Non c’è da meravigliarsi: in una società politica che spinge alla semplificazione, quando sul mercato ci sono tre o quattro giornali, può bastare. Come i partiti, del resto. Ma non le tv, che strano...
Sapete che c’è? E se avesse ragione Giuliano Ferrara sui tagli all’editoria? I contributi statali, scrive, sono un lusso, la libertà di stampa non può essere a spese dello Stato, il sistema dell’informazione deve essere libero e non democratico.
Il suo è un ragionamento da "autobus", largamente condiviso dalla maggioranza che vota Berlusconi (con qualche sotterranea sorgente a sinistra), condiviso anche da una buona parte della categoria giornalisti e certamente da una bella fetta di parlamentari. Senza contare il mondo variegato e fegatoso dei grillini che ha deciso di fare di tutte le erbe un fascio, mettendosi sullo stesso piano della "casta" tanto odiata.
Come le mogli della canzone di De Andrè, questo è il ragionamento di chi da buoni consigli perché non può più dare il cattivo esempio. Ma sì, questi contributi sono una manna dal cielo, ce li danno, pigliamoceli ma non circondiamoli di aneliti ideologici, né di un potere taumaturgico verso le masse che ci snobbano a favore de "La Botola" o "Di Più". Esiste il mercato - e questa sarebbe la libertà. Ma il mercato, ad esempo, non ha ritenuto una "notizia", lo sciopero di Pannella per Terek Aziz .
Per fortuna ci sono questi giornali che fanno "insulse battaglie ideologiche", come Liberazione che l’ha messa in prima pagina con una lettera di Valter Vecellio. Potremmo anche fare i signori dicendo che siamo contenti che si continuino ad elargire 305 milioni di contributi indiretti ai grandi gruppi editoriali, mentre tagliano i finanziamenti diretti a giornali politici, a cooperative di giornalisti. Ma non è vero, per una volta non facciamo i signori.
Diciamo invece che non è giusto ridurre solamente certi contributi e non tutti nella stessa misura, che i tagli sono un uragano per le imprese che devono programmare investimenti, che devono risolvere crisi, pagare stipendi. Possiamo scriverlo, possiamo prendercela con Tremonti, Berlusconi, Fini, con la manovra, con i laici devoti, con i teodem, con l’esercito nelle città. Possiamo essere contro la pena di morte e a favore del testamento biologico, possiamo far nascere qualche dubbio o dubitare delle nostre certezze.
Possiamo scrivere tutto ciò e condividerlo con chi ci legge. Tanti o pochi. Possiamo scrivere tutto ciò perché c’è libertà di stampa - e questa è la libertà - appunto. Ma quando non potranno più uscire giornali come Liberazione, il manifesto, La Padania , o settimanali come Il Salvagente , allora, forse, sarà più chiaro che cosa intendiamo per democrazia. Non chiediamo sovvenzioni a pioggia, come è stato in passato. Sono finiti i tempi in cui potevamo permetterci - come nazione, intendo - il lusso di qualche anomalia nel sistema democratico.
Chiediamo finanziamenti trasparenti ed equi, chiediamo che vengano eliminate dai contributi le testate che non hanno i requisiti per ottenerli (finte cooperative o società più private che noprofit) e che siano coinvolti nei tagli anche i grandi gruppi editoriali che, oltretutto, banchettano tra fiumi di denaro pubblicitario (che ai noprofit non arriva) e, dal punto di vista sindacale, sono una miniera di precariato lavorativo (nelle redazioni piccole ed austere l’"abusivismo" non è tollerato né reso possibile). È ideologia? No, è una richiesta sindacale, prima di tutto, chiara e precisa: si perdono posti di lavoro e, insieme, si spengono delle voci utili al confronto politico in senso generale, "alto".
I giornalisti, come forse qualcuno saprà, hanno un contratto scaduto da tre anni. Non è facile rinnovarlo, come non è facile una nuova riforma dell’editoria. La categoria, in genere, resta compatta sulle importanti questioni di principio e di salario. Ci piacerebbe che lo fosse anche in questo caso, che sarebbe, poi, un mero caso di pluralismo dell’informazione. Non possiamo lanciare alti lai per la mancata libertà di stampa solamente davanti alle intercettazioni. O pensare veramente che la libertà di stampa coincida con la libertà di mercato. Sarebbe una caduta di stile.
Messaggi
1. Amici giornalisti, vi interessa la libertà di stampa?, 7 agosto 2008, 11:34, di Claudia
Salve! Da radicale ho apprezzato tanto il riferimento alla battaglia che stiamo conducendo, nel silenzio usuale dei media, affinchè anche l’iraq rispetti la moratoria sulla pena di morte votata all’onu nel dicembre scorso. Grazie
Claudia Sterzi, segretaria dell’Associazione radicale antiproibizionista
Vedi on line : blog dell’associazione radicale antiproibizionisti