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Amnesti e Hoam Right Watch chiedono indazione ONU su Tibet

Publie le sabato 12 aprile 2008 par Open-Publishing

(Copio dal web da varie fonti)

Human Right Watch e Amnesty International e condannano la repressione delle forze di sicurezza cinesi nei confronti dei manifestanti di Lhasa nel Tibet e chiedono alle autorità di Pechino di usare moderazione nella reazione alle manifestazioni e di autorizzare un’inchiesta indipendente dell’Onu sui fatti.

‘Le autorita’ cinesi devono consentire lo svolgimento di un’indagine
indipendente delle Nazioni Unite su quanto sta accadendo in Tibet,
soprattutto alla luce della chiusura della regione e delle permanenti
restrizioni alle attivita’ degli osservatori sui diritti umani. La
situazione in Tibet merita l’attenzione del Consiglio dei diritti umani,
la cui sessione a’ attualmente in corso’ – ha dichiarato Amnesty
International.

L’organizzazione per i diritti umani chiede al governo cinese di
esercitare moderazione di fronte alle proteste, fornire complete
informazioni su tutte le persone arrestate a Lhasa e in altre zone del
Tibet e rilasciare tutti coloro che sono in carcere
per aver espresso in forma pacifica le proprie idee e aver esercitato il
diritto alla liberta’ d’espressione, associazione e riunione.

Secondo Amnesty International, le autorita’ cinesi devono affrontare le
ragioni che sono alla base delle rivendicazioni del popolo tibetano,
frutto di politiche governative decennali: l’esclusione dai benefici dello
sviluppo economico, le limitazioni alla pratica religiosa e l’attacco alla
cultura e all’identita’.

Anche il Dalai Lama ha chiesto l’avvio di un’inchiesta internazionale. "Per favore indagate da soli, se possibile lo faccia qualche organizzazione rispettata a livello internazionale, indaghi su che cosa è successo, su qual è la situazione e quale la causa. Tutti vogliono sapere, me compreso, chi ha davvero creato questi problemi adesso? Ognuno sa qual è il mio principio, completa non violenza, perché la violenza è quasi come un suicidio. Ma che il governo cinese lo ammetta o no, c’è un problema. Il problema è che l’eredità culturale nazionale è in una fase di serio pericolo. La nazione tibetana, la sua antica cultura muore. Tutti lo sanno. Pechino semplicemente si affida all’uso della forza per simulare la pace, ma è una pace creata con l’uso della forza e il governo del terrore. Un’armonia genuina deve venire dal cuore del popolo, sulla base della fiducia, non della paura".

Le proteste sono nate lo scorso 10 marzo, quando migliaia di persone hanno manifestato a Lhasa e in altre località del Tibet per commemorare le vittime della sanguinosa repressione del 1959, attuata dal governo comunista contro la popolazione tibetana che chiedeva il ritorno dell’indipendenza. Durante quelle rivolte, il Dalai Lama era stato costretto all’esilio. Secondo testimoni oculari riportati da Amnesty, la polizia cinese ha usato gas lacrimogeni e pungoli elettrici per disperdere 500 manifestanti che stavano chiedendo il rilascio di alcuni monaci arrestati nel corso delle proteste dei giorni precedenti. Sono seguiti arresti di decine di persone. In seguito 953 persone sono state arrestate e 400 di esse sono state carcerate con l’accusa di sedizione, terrorismo e turbativa dell’ordine pubblico. Dall’inizio della rivolta le persone arrestate sono state 2.300. I morti confermati sono 153 ma i numeri possono essere molto superiori.

"Quello che accade in Tibet è la conferma che la Cina non intende rispettare l’impegno assunto nel 2001" - ha detto il presidente della sezione italiana di Amnesty International, Paolo Pobbiati. "Quello che sta accadendo oggi in Tibet e non solo in Tibet dimostra che è stata una promessa vana e non mette in discussione il fatto che i giochi si svolgano a Pechino, ma la serietà dell’impegno che la Cina ha assunto per migliorare la situazione dei diritti umani". Amnesty ha chiesto "la cessazione di ogni atto di violenza da parte delle forze cinesi e la liberazione dei dimostranti che manifestavano in maniera pacifica".

http://unimondo.oneworld.net/article/view/158882/1/3940

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