Home > Anche le/gli ultime/i italiane/i lasciano Gaza
di Lia Bandera CRIC
Venerdì in seguito ad insistenti pressioni del Consolato Italiano a
Gerusalemme ed indicazioni pervenute direttamente dalla vice-ministra
Patrizia Sentinelli i/le 6 cooperanti di CRIC ed EducAid hanno lasciato Gaza
attraverso il valico di Herez perché la situazione a Gaza è ritenuta troppo
a rischio per la sicurezza e si hanno fondati motivi per temere un ulteriore
peggioramento. 5 di loro resteranno a Gerusalemme in attesa che la
situazione diventi meno incandescente. Per Meri Calvelli, invece, la sorte è
diversa. Respinta all’aeroporto di Tel Aviv nel novembre scorso per generici
“motivi di sicurezza”, Meri era rientrata a Gaza passando da Rafah. La sua
presenza in territorio israeliano non è permessa, quindi verrà accompagnata
con auto consolare ad Amman da dove dovrà ri-imbarcarsi per tornare in
Italia.
Tutto questo avviene mentre vi è un chiaro impegno della vice-ministra
Sentinelli a riavviare l’invio di aiuti “umanitari” per il popolo
Palestinese che ormai sta subendo le conseguenze di una vera emergenza.
L’episodio, che non raggiungerà certo le prime pagine dei giornali, è
indicativo delle ambiguità e ipocrisie che regnano nelle politiche
dell’aiuto in contesti di guerra più volte denunciate non solo dalla nostra
ONG.
Essere costretti/e ad abbandonare Gaza, anche se solo temporaneamente, è una
sconfitta non solo per la nostra organizzazione ma per la politica italiana
tutta che con il nuovo governo non è ancora riuscita a dare quel segnale
forte di discontinuità rispetto al governo precedente come tanti e tante si
sarebbero attesi/e. E’ una sconfitta anche per il movimento pacifista che di
fronte al massacro fisico oltre che politico e mass-mediatico del popolo
palestinese non ha la forza di rivendicare il ripristino del diritto
internazionale e il ruolo della politica.