Home > Angelo Frammartino: il racconto di Silvia che si trovava con lui a Gerusalemme
Angelo Frammartino: il racconto di Silvia che si trovava con lui a Gerusalemme
Publie le martedì 15 agosto 2006 par Open-PublishingLa “calma” giornata del giovane leader
di Claudia Russo
La sveglia suona alle 7.00 al centro sociale e culturale Burgj Laq Laq, nel
cuore del “Bronx palestinese”.
Per i quattro ragazzi e le otto ragazze volontari di Cgil e Arci inizia una
nuova giornata. C’è da preparar la colazione, organizzare le attività
ricreative per i tanti bambini che arriveranno alle 9.00, incontrare gente
del posto e confrontarsi con personalità israeliane.
«Angelo, ci puoi giurare, non si alzerà dal letto, o meglio non uscirà dal
sacco a pelo nel quale dorme per terra nello stanzone dei maschi, prima
delle 8. 30 - dice sorridendo Silvia Mariotti, ventitrè anni, un lieve
accento sardo e una sincera voglia di raccontare - perchè il suo motto è
"te dico fermate... ”, cioè tradotto dal romanesco “non ti stressare
compagno che le cose vengono meglio se le prendi con calma e lucidità”.
Già... ma quando m’è toccato fare il turno delle pulizie con lui m’è preso
un colpo per quanto se la prendeva con calma... - continua scherzando -
Indosserà la maglietta con la faccia di Bertinotti, quella che ha lavato
meticolosamente la sera precedente per poterla usare di nuovo oggi e domani
e il più possibile perché “girare per le strade sporche e disastrate di
questa bellissima città ridotta una discarica ci metterà di buon umore, ci
darà energia”. Tiene un quaderno di appunti e a volte si isola per
riflettere.
Come tutti noi capisce che la situazione è di pericolo e soffre
al pensiero che famiglia e compagni non appoggino la sua scelta. Che abbia
la stoffa del leader in grado di scherzare con la giovanissima e un po’
ingenua Annesa e di confrontarsi contemporaneamente con i coordinatori più
anziani Renzo e Sandro senza perdere mai la propria freschezza, lo abbiamo
notato tutti. Nonostante fossimo iscritti alla stessa università, quella
dei “figli di papà ai quaIi dobbiamo dimostrare che non sono i soldi a dar
valore alle persone”, ci siamo conosciuti e trovati direttamente al campo -
osserva Silvia confessando di aver fumato troppo per il nervosismo da
quando è tornata in Italia - In comune abbiamo la voglia di conoscere
realtà diverse dalla propria, un profondo rispetto per i nostri genitori e
quelli degli altri, il progetto di iscriverci, al nostro rientro, ad un
corso di lingua e cultura araba per poter parlare con i bambini e conoscere
la storia della Palestina.
A dividerci, e unirci contemporaneamente, la
politica: io voto Ds, lui è un compagno di Rifondazione. Discutiamo a
lungo. Angelo mi racconta dei compagni di Monterotondo e mi descrive alcune
iniziative che sta promuovendo, prima tra tutte la proiezione, a settembre,
di un film da lui girato con una telecamera digitale che mostra la parte
più bella della sua città. Io lo prendo in giro chiamandolo "il regista" e
lo provoco chiedendogli perché non abbia scelto di aderire ad uno
schieramento più solido e moderato come i Ds. La passione politica - mi
dice - l’ho ereditata da mio padre, l’uomo che mi ha insegnato ad amare la
giustizia e l’uguaglianza.
Con lui mi confronto sempre, e credo sia in
fondo davvero orgoglioso del mio lavoro. Quando gli ho detto che volevo
iscrivermi al Prc ha tentato di mettermi in guardia dicendomi che ci voleva
coraggio e determinazione per militare nelle minoranze. Sai cosa gli ho
risposto? Per me la parola compagni è la più bella del vocabolario:
significa far parte di un “tutto” che condivide un sogno e un ideale. Il
mio ideale non è la libertà, perché le nostre scelte e decisioni sono
sempre frutto dell’ambiente e delle persone che ci circondano, è la
coerenza. Conosci un partito più coerente di Rifondazione o un uomo più
vero di Fausto? ”. E’ talmente sicuro di ciò che dice che ci convince quasi
tutti, Lena compresa. Lena ha 21 anni e lui la definisce, poetico e galante
come al solito, un ossimoro: un misto di tenebre e luce».
Prima di alzarci dal tavolo del bar dove siamo sedute, Silvia ci tiene a
mostrarmi una cosa.
Forse per gioco, forse un po’ per conquistarla, la mattina di giovedì
Angelo scrive a questa ragazza un affettuoso biglietto di saluto che dice
così:
“Sono una persona speciale. Il mio nome, in tutte le lingue, conserva
quella certa sacralità che non ha niente a che fare con le religioni. Ho
dei bei ricci... peccato questo culo grosso... Sono triste perché la nostra
indimenticable esperienza al campo sta per terminare. Ricorderemo sempre i
bambini sporchi e con i pidocchi che non sanno giocare ma solo picchiarsi e
urlare perchè nutriti di violenza. Ricorderemo la difficile comunicazione a
gesti e la voglia testarda di farci comunque capire; e poi la musica araba
che abbiamo ballato di nascosto perchè qui non si può e io non lo sapevo, e
i piatti in cucina da lavare che... io cercavo sempre di trovare una scusa
per non darmi da fare... e poi Mimmo, il mio dodicenne preferito dagli
occhi profond come quelli di un adulto. Si ricorderà di me? E gli altri si
ricorderanno del loro amico che se ne va? ”
Noi, compagno idealista che ami la coerenza e credi nella pace, ti
ricordiamo e amiamo così.