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Angelo Frammartino: ma quella terra è "maledetta"?

Publie le giovedì 17 agosto 2006 par Open-Publishing

L’agguato di Gerusalemme. L’ultimo applauso per Angelo. "Ma quella terra è maledetta...". Ora per lui la marcia della pace e un libro-ricordo. Ai funerali del pacifista, monsignor Capucci e tante corone israeliane Il vescovo: «Un eroe dei più deboli, un simbolo del nuovo pacifismo».

di Federica Angeli

E’ un silenzio assoluto quello rotto all’improvviso da un applauso lungo, energico, straziante.

Monterotondo ha accolto così, alle 16 meno qualche minuto, in piazza del Duomo, sotto un sole inclemente, l’arrivo del feretro di Angelo, avvolto nella bandiera arcobaleno e sorretto dagli amici. In chiesa si fa fatica a respirare: la folla, fra la disperazione, l’afa e l’odore delle corone di fiori arrivate anche da Israele, è come stordita, intorpidita.

Ma quando monsignor Lino Fumagalli, vescovo della diocesi sabina, comincia a recitare la sua omelia, amici, compagni di sezione e di scuola, compaesani e conoscenti, sembrano risvegliarsi dallo strano torpore. E ascoltano, rapiti, le sue parole. «Con la morte sei diventato seme di pace, hai servito Gesù, implicitamente, nel tuo servizio generoso ai più deboli e avrai il suo abbraccio».

Cerca di lenire, monsignor Fumagalli, attraverso la lettura del vangelo - il passo che parla delle beatitudini - lo strazio della famiglia del piccolo eroe della pace, emblema del nuovo pacifismo. E ricorda l’impegno di Angelo Frammartino, ringraziandolo a nome di tutti. «Il tuo esempio ci rafforzi nel nostro impegno per la pace. La pace è possibile e necessaria, diritto inalienabile di ogni popolo».

A spezzare la dolcezza dell’omelia, le parole dure e di condanna del vescovo emerito di Gerusalemme monsignor Hilarion Capucci, in rappresentanza del presidente palestinese Abu Mazen. «Dal fondo del cuore esprimo le condoglianze mie personali e di tutto il popolo palestinese che si vergogna del comportamento di questo schifoso squilibrato palestinese - grida il vescovo dall’altare - Questa terra ormai non è più santa, è una terra maledetta, dove c’è solo odio e violenza. E io mi vergogno per quello che è accaduto a un angelo, di nome e di vita».

All’applauso del duomo gremito fa eco quello della piazza e della strade del paese, piene, stracolme di gente e di bandiere arcobaleno, che, grazie agli altoparlanti ha potuto ascoltare la messa per Angelo. Con un inno alla solidarietà e la promessa di continuare il lavoro iniziato dal giovane volontario, gli undici ragazzi partiti per Israele e tornati senza l’amico pacifista, chiudono l’omelia.

Così, subito dopo i funerali, Monterotondo si è già mobilitata per continuare l’impegno iniziato dal ragazzo inspiegabilmente accoltellato alle spalle lungo le mura di Damasco. La prima iniziativa è quella di dedicare ad Angelo la marcia della pace Perugia-Assisi già prevista per il prossimo 26 agosto. C’è poi la volontà, espressa dai compagni della sezione di rifondazione comunista del paese, di raccogliere in un libro i tanti scritti, articoli, e-mail, pensieri e citazioni del ragazzo.

E infine ha preso piede una raccolta di fondi per il centro "La Torre dei fenicotteri" di Gerusalemme, quello dove Angelo, insieme agli altri 11 volontari, era impegnato ad aiutare i bimbi palestinesi, nell’ambito del "progetto sviluppo promosso da Cgil e Arci".

Piccoli grandi passi per consegnare il testimone dell’impegno di Angelo a quanti hanno bisogno di credere che la pace può esistere.

http://www.socialpress.it/breve.php3?id_breve=1279