Home > Annan accusa: "Israele ha usato bombe a grappolo"

Annan accusa: "Israele ha usato bombe a grappolo"

Publie le venerdì 1 settembre 2006 par Open-Publishing

di Roberto Farneti

Polemica anche sui tempi del ritiro. Per il segretario generale dell’Onu dovrà avvenire contemporaneamente all’arrivo dei caschi blu, ma Tel Aviv prende tempo

Conferenza stampa a Shuneh, in Giordania, sul Mar Morto. Il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan e re Abdallah di Giordania incontrano i giornalisti, al termine di un colloquio durato un’ora. Parla Annan ed è un durissimo atto d’accusa contro Israele che avrebbe usato bombe a grappolo durante i bombardamenti in Libano. Un’accusa che era già circolata ma che stavolta ha un sigillo di ufficialità. «Anche in guerra la popolazione civile deve essere rispettata», ha detto Annan, che ha aggiunto di aver «già chiesto ad Israele di fornirci una mappa dei campi minati perché si possa garantire protezione ai civili».

Poi, un altro affondo. Annan spiega di «aver chiarito» alle autorità israeliane che «non appena il numero delle truppe Onu raggiungerà le 5.000 unità sarà il momento per Israele di ritirarsi completamente» dal Libano. «Se pienamente applicata», ha aggiunto il segretario generale dell’Onu, la risoluzione 1701 rappresenta un’opportunità per tutta la regione, con la potenzialità di riattivare tutti i canali che consentirebbero una pace solida nell’intero Medio Oriente.

La risposta di Israele su ambedue le questioni non si fa attendere. A stretto giro, un portavoce del governo fa sapere che le munizioni e le bombe utilizzate dalle forze armate israeliane nell’intervento in Libano sono conformi al diritto internazionale. Quanto al ritiro, Annan spiega di aver «appena discusso con il governo israeliano» e di aver convenuto insieme che 5mila uomini dell’Unifil siano una «forza sufficiente» a permettere all’esercito israeliano di ritirarsi dal sud del Libano: «Pensiamo che nel giro di una settimana, una decina di giorni, i 5000 caschi blu siano lì. In quel momento - ha proseguito - gli israeliani saranno obbligati a ritirarsi. E’ molto importante perchè la situazione è fragile: finché vi saranno truppe israeliane sul territorio libanese, vi saranno libanesi che ritengono di essere occupati». Il governo israeliano ha replicato con una battuta secca, sottolineando che la valutazione sui tempi del ritiro non si baserà certo su mere considerazioni numeriche.

La questione resta comunque ambigua. Ieri Romano Prodi che ha incontrato a Palazzo Chigi il vicepremier israeliano Shimon Peres, ha fatto sapere di aver avuto assicurazioni sul pronto ritiro di Israele all’arrivo della missione Unifil. Ieri il presidente del parlamento libanese e leader sciita Nabih Berri ha chiesto al governo del premier Fuad Siniora di «sfidare» il blocco aeronavale israeliano e riaprire l’aeroporto internazionale di Beirut ai voli commerciali.

Berri ha poi affermato che il Libano non può accettare «l’umiliazione» del blocco aeronavale israeliano e ha inviato «tutti i deputati di tutte le tendenze» a dar vita a partire da sabato prossimo a un «sit-in permanente» all’interno del parlamento a Beirut, fino alla fine del blocco stesso. Infine, dicendo di parlare «anche a nome di Hezbollah» e del suo leader, «il fratello Hassan Nasrallah», Berri ha affermato: «Continueremo all’interno e all’esterno del consiglio dei ministri ad appoggiare il governo e i suoi impegni per l’attuazione della risoluzione 1701, soprattutto per permettere all’esercito libanese di svolgersi pienamente i suoi compiti».

Liberazione