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Troppo non detto in Annozero di Santoro sul trasferimento coatto del PM De Magistris da Catanzaro ordinato dal Guardasigilli Mastella. Lo scandalo enorme che rischia di offuscare tangentopoli e getta nel baratro tutte le istituzioni è zittito da una impressionante omertà: una loggia segreta, magistratura corrotta e ammanicata, GdF, politici locali e centrali, ‘ndrangheta e mafia, tutti uniti in una cricca inestricabile.
Ma quale sia il reato: furto e spartizione di finanziamenti pubblici italiani e europei, per miliardi di euro, nemmeno Santoro lo dice. Che anzi sta ben attento a non fare nomi, a non denunciare crimini, per tema di rivalsa ché già così Mastella aveva minacciato di interdire la trasmissione.
Emergono la ragnatela fittissima che lega comportamenti illegittimi in tutti i gangli dello Stato e condanna all’iniquità e alla miseria le popolazioni del sud, e la furia popolare di protesta che si leva come un urlo solo dalla Calabria e dalla Basilicata contro una corruzione che non rispetta più alcuna cosa o persona e moltiplica le vittime proteggendo i delinquenti.
Che vi sia materiale scottante a iosa, tale da inchiodare qualunque giornalista o magistrato con denunce a raffica è più che evidente.
De Magistris è trattato da pazzo perché ha raccolto un gran numero di tabulati, in cui compaiono troppi politici, ma lui smentisce e le intercettazioni, in verità, sono pochissime. Si dice che vuol mettere sotto controllo 2.000 persone e che ha commesso gravi irregolarità procedurali, lo si dice in una regione dove i DS hanno vinto col 62% dei consensi ma ci sono 33 consiglieri inquisiti su 49, e in un solo anno ci sono stati 23 omicidi irrisolti.
Si profila uno scandalo enorme col suo capro espiatorio, un Magistrato che da 2 anni è sotto il torchio degli ispettori ministeriali che non lo lasciano lavorare e che ora, per ordine di Mastella, intendono proprio levarsi dai piedi questo PM scomodo.
Si sfiorano i nomi di Poseidone e Why not, un giro di depuratori mai fatti che si sono inghiottiti milioni di euro, un giro vorticoso di finanziamento statali e europei che qui hanno trovato le loro sabbie mobili. Sembra chiaro che la Casta comprende ormai la Piovra, in tutte le sue diramazioni, ‘ndrangheta, camorra, mafia e P2.
Lunedì il CSM dovrà decidere sul trasferimento di De Magistris. Le accuse sono di scarsa deontologia e di irregolarità formali, poca cosa contro una sostanza ben più scottante. Dalla decisione del CSM (e vedremo quanto è politicizzato o unito in un rapporto omertoso con la Magistratura calabrese collusa) dipende se il coperchio sarà rimesso e sigillato sul pentolone rovente della disgraziata Calabria e se lo Stato corrotto sfida realmente una rivoluzione popolare, perché la misura è colma, e, se accadranno fatti spiacevoli, gli esiti letali saranno attribuiti ai Grillo o ai Travaglio di turno, come ha già preconizzato Mazza. Dopodiché potremo aspettarci di tutto, non certo un allargamento dell’informazione, della libertà e della giustizia.
Le inchiesta scomode della Magistratura sono state sempre ostacolate dalla classe politica ormai totalmente bypartisan, ma è la prima volta che il trasferimento di un PM viene chiesto da un Ministro addirittura “prima” che una inchiesta si apra. Che il Governo di B fosse nemico acerrimo della giustizia e colpisse in ogni modo i Magistrati puliti, demonizzandoli e insultandoli con una campagna di delegittimazione inaudita lo abbiamo visto.
Il giudice Emilio Sirianni di Magistratura Democratica lo disse chiaro a Sole 24 ore: “Il Sud non è diverso dal resto d’Italia, ma qui tutto è di più”.
Nobilissima Clementina Forleo: “Troppo spesso i magistrati si imbattono nei poteri forti e, come diceva Borsellino, il coraggio è quello che conta. Deve vincere il senso dello Stato e il principio fondamentale dell’uguaglianza, la legge deve essere uguale per tutti! C’è una Magistratura che gira l’occhio dall’altra parte e che contribuisce a diminuire la credibilità dello Stato o per connivenza o per conformismo ecc.. Si sono scoperchiate delle pentole che comprendono le famose toghe lucane e ora arrivano le intimidazioni e i trasferimenti”.
Ci sono più filoni di inchiesta: toghe sporche in Basilicata, finanziamenti pubblici in Calabria, gravi connivenze politiche con malaffare e criminalità organizzata. Alla base di tutto: una classe politica corrotta e spartitoria che fa degenerare le istituzioni rovinando il paese.
La Basilicata è una terra ricca di acqua e di petrolio, eppure è una delle regioni più povere d’Italia dove ingenti finanziamenti pubblici italiani ed europei prendono la via del furto privato, perpetrato e protetto da quella stessa magistratura che dovrebbe reprimerlo.
La madre di una vittima dice: “Qui c’è la volontà ferrea di non fa sapere la verità”.
Come disse Bobbio: “Quando non si vede bene ciò che sta davanti, viene spontaneo chiedersi cosa c’è dietro”.
Dalle testimonianze delle vittima della malagiustizia emergono squarci spaventosi di inchieste gravide di risvolti illegali, scene del delitto modificate, autopsie non praticate, scomparsa di fatti e prove, inquietanti frequentazioni dei magistrati coi peggiori delinquenti, protezione palese degli stessi a livello giudiziario.. ma di fronte a questi abusi che colpiscono le vittime due volte, nessun ispettore ministeriale si è mai mosso e, nel tempo, i magistrati di città piccole come Potenza, di Potenza anch’essi, hanno consolidato frequentazioni inquietanti con i boss locali, al punto da nasconderne i crimini e insabbiarne le denunce.
Perché De Magistris non ha chiesto al suo superiore, il procuratore Lombardo, la convalida ai suoi atti? Forse perché il figlio di Lombardo era uno degli accusati? Forse perché era implicato nell’affare Poseidone col senatore di FI Pistelli? Forse perché si toccavano 800 milioni di euro spariti per i depuratori? E se lo stesso Mastella ha frequentazioni con Saladino, imprenditore che gestiva parte del malaffare, con che diritto può lo stesso Mastella troncare l’inchiesta che lo vede colluso con gli imputati? Col diritto del potere? Ma allora, ditelo, che siamo fuori da ogni democrazia!
Luigi Scotti, sottosegretario della Giustizia e uomo di fiducia di Mastella, non lo difende in modo convincente; di fronte all’enormità dei casi proposti, insiste nei rilievi formali, nell’abuso di ufficio, nelle irregolarità procedurali. Puntualizza che non è la prima volta che Mastella chiede un trasferimento ma la settima, e quel trasferimento è stato chiesto perché ciò è nella potestà del Ministro secondo la legge (quella che il Ministro stesso ha fatto?).
Mastella alle Camere si è detto un mero esecutore, che ha agito seguendo il suo dovere in base a irregolarità denunciate. Nega che questo trasferimento abbia a che fare con la società ‘Why not o la Poseidone, e perché allora i suoi ispettori hanno interrogato il PM soprattutto su queste? Hanno chiesto spiegazioni su 120 imputati interrogati e poi rilasciati senza conferma di fermo e su troppi tabulati telefonici, molti dei quali non autorizzati. De
Magistris ha una interpretazione diversa e 80 imputati gravi per cui ha chiesto provvedimento cautelare sono sospetti di reati grossi, ma una decina di GIP italiani si sono rifiutati di convalidare i fermi e 26 sono stati scarcerati.
Sono 3 anni che de Magistris è torchiato dagli ispettori ministeriali, l’ispezione nei suoi confronti è permanente, e questo- dice lui ironicamente “dovrebbe parlare bene di quello che faccio, visto che gli ispettori si muovono solo dove ci sono Magistrati che lavorano”. “Nel mio cuore e nella mia mente c’è innanzitutto l’articolo 3 della Costituzione che dice che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge”.