Home > Antifascismo militante: parole poche, sprangate tante.
Antifascismo militante: parole poche, sprangate tante.
Publie le mercoledì 15 marzo 2006 par Open-Publishing1 commento
Era uno slogan molto in voga qualche anno fa. Si leggeva sui muri, nelle facoltà universitarie. Molti erano d’accordo. Anch’io.
E’ passato del tempo, ma posso dire di non aver cambiato sostanzialmente opinione sullo slogan e su quello che sottintende.
Rispetto profondamente la non-violenza e credo che sia una forma di lotta nobilissima. Tuttavia credo che il diritto alla resistenza possa prendere a volte aspetti violenti: non è necessario, ma può capitare. Dipende da tante cose. Non la farò lunga, citerò solo un titolo di film: la battaglia di Algeri.
Però.
Vorrei sinceramente che qualcuno mi spiegasse cosa c’entra l’antifascismo militante con quello che è successo a Milano. Scusate, sarò duro, ma non riesco a vederci nessun legame. I fascisti hanno sfilato. La manifestazione per contrastarli (in teoria) è partita tre ore prima (perché?) e non è mai arrivata a vederli manco di striscio. Le sprangate ai fasci non le ha date nessuno ma sono state bruciate macchine e motorini, bancomat, mcdonalds, nike (simboli delle multinazionali che ci opprimono, vero e giusto: ma anche qui manca qualche anello di riflessione politica)... Poi, la bomba carta coi bulloni (anche qui: ma è una bufala? Una notizia inventata dalla stampa borghese? Vorrei saperlo, ma non ho sentito smentite dal movimento, dunque...).
E questo sarebbe antifascismo militante. La bomba carta coi bulloni.
Chi non c’era ha sempre torto, vero. Ma se condanniamo l’assenza della sinistra "istituzionale" non possiamo chiudere gli occhi davanti a quello che è successo: e non per un banale calcolo elettorale (non saranno questi fatti a spostare le masse) ma per una tristezza di fondo che mi attanaglia quando sento parlare di violenza delle periferie, di giovani allo stremo che non ce la fanno più, di paragoni con i partigiani, le magliette a strisce di Tambroni...
I giovani delle periferie, i proletari e gli operai, i giovani allo stremo che ho sentito evocare in molti post non erano a quella manifestazione.
E per favore, lasciate stare i partigiani. Lasciate stare tutti quelli che hanno dato la vita per la libertà: è una prosopopea stomachevole e rivoltante e infanga il nome dei partigiani quella che ci tocca sentire ad ogni comunicato di solidarietà che sembra uscire da un’officina occupata durante il ’44.
Tutti hanno diritto a giocare alla guerra, se gli pare. Hanno anche il diritto di sfasciare tutto, se gli pare.
Basta che non mi parlino di resistenza e partigiani. Perché se no, ogni domenica fuori dagli stadi ci sono partigiani e fascisti che lottano per la nostra libertà...
Non mi unirò alle molte persone che hanno gioito degli arresti: mi auguro e spero invece che possano uscire presto, senza molte conseguenze. Anche perché, come al solito, la responsabilità maggiore è dei colonnelli che mandano allo sbaraglio questi ragazzini sedicenni che pensano di fare la rivoluzione: e’ un film che ho visto tante di quelle volte...
Concludo con la citazione di un post che ho letto su Indy l’altro giorno: davanti a tanti attacchi, offese, contro-offese e idiozie, mi è sembrato uno dei pochi che, poeticamente, esprimesse una sensazione che condivido.
Perdonate la bestemmia iterata (mi scuso con chi è credente), ma se la levo perde tutto il suo che...
Peace, men.
tristezza
by depression Sunday, Mar. 12, 2006 at 9:24 PM mail:
diocane
diocane che brutta questa tristezza così sorda e profonda
diocane che immane cazzata
diocane che depressione avere regalato la notizia d’apertura ai telegiornali
diocane c’erano 50 mila persone in piazza a roma e non lo sa nessuno
diocane al cabaret del suicidio politico come risposta alla crisi
diocane all’adrenalina triste e sconfitta della propria foto col casco
diocane a vedere la gente che ti urla bastardi e non si può sempre dire che sono bottegai del cazzo
diocane a questi cazzo di trip da messa in scena dell’appartenenza, l’incapacità di stare sulle cose, il delirio delle parole vuote che dette così non hanno davvero più nessun senso
e soprattutto:
diocane la tristezza dei comunicati di solidarietà
diocane il magone di questo silenzio assordante di tutti noi che siamo tantissimi, ma ci esprimiamo in chat, ml, pulvuscoli paralleli che di fronte ai comunicati delle ’realtà’ diventiamo un cazzo, sempre, anche se di quelle realtà abbiamo fatto o facciamo ancora parte
diocane al dolore di vedere luoghi e percorsi che siamo stati e che ormai non riusciamo più a essere e a tenere vivi con un senso
diocane la rabbia di compagni in carcere per una stronzata
diocane la pena di non sapere spiegare cosa volesse dire ’sta stronzata
diocane al testosterone che tira, alla gloria del gesto, all’identità dell’eroismo di merda
diocane a questo mare nero che sale dallo stomaco mentre ti ritrovi con un bilancio desolante fra le mani dopo che c’hai creduto per vent’anni e non sei nemmeno capace di non crederci più
grazie invece a tutte le realtà che non hanno espresso comunicati, è difficilissimo e terribile ma necessario
ogni tanto serve
diocane
Messaggi
1. > Antifascismo militante: parole poche, sprangate tante., 16 marzo 2006, 10:54
my God , come sono d’accordo con te!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Buster Brown