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Antispecista italiano arrestato in Spagna
Publie le mercoledì 21 novembre 2007 par Open-Publishing1 commento
La sorella: "Ho paura per la salute di Simone: aiutatelo"
Simone Righi al momento dell’arresto a Cadiz
"Ho paura per la salute di Simone: aiutatelo". Erika Righi è ancora sconvolta. Quaranta giorni di carcere ti segnano nel profondo e "mio fratello sembrava portarsi addosso un peso insopportabile". Non l’ha nemmeno potuto toccare, abbracciare: nel Penitenciario di Puerto Santa Maria di Cadiz dove il giovane artista bolognese è rinchiuso dal 7 ottobre scorso - dopo l’arresto avvenuto durante una manifestazione animalista contro lo sterminio degli animali ospiti del canile El Refugio - le visite sono centellinate, una al mese, e la possibilità di vedere Simone solo attraverso un vetro spesso due centimetri. Erika, 33 anni, titolare di una piccola attività commerciale nel bolognese, per la prima volta dal giorno dell’arresto ha potuto incontrarlo. Ma non sa se sentirsi sollevata.
Erika, finalmente ha incontrato suo fratello: come l’ha trovato?
"Non bene purtroppo: era provato, stanco. E ho sinceramente paura che non possa reggere a questa cosa incredibile. Nonostante tutto, però, ho visto che quella grande forza che lo ha sempre accompagnato non lo ha abbandonato. Sono stati momenti molto intensi: abbiamo passato la prima mezz’ora a piangere, tutti e tre (era presente anche la sorella più piccola, Fedra n.d.r.) e paradossalmente era lui che cercava di fare coraggio a noi. E ripeteva in continuazione: ’Mi dispiace per quello che vi sto facendo passare’".
Simone ha subito in passato due operazioni per un cancro alla pelle.
Ci sono timori che partono da qui?
"Certo, si sa che certe malattie possono ripresentarsi o acuirsi in una situazione di profondo disagio come quella nella quale si trova mio fratello. Ma io ho paura soprattutto per la sua tenuta psicologica: pochi giorni fa un detenuto appena entrato in carcere si è tagliato le vene, urlava "sono innocente" e ha provato a farla finita. Stava solo poche celle più avanti a quella di Simone".
Teme per la vita di suo fratello?
"Sì. Ho molta paura: il filo tra la ragione e la disperazione è sottilissimo. Lui prega e cerca di tenersi impegnato durante la giornata: legge, pulisce la stanza, fa ginnastica. Ma immagino quanto debba essere dura: incarcerato per reati che non ha commesso e incastrato nelle maglie della giustizia spagnola. Poi ha subito da poco il trauma della perdita dei suoi tre cani. So che ha scritto nel muro della sua cella ’Ho combattuto contro una malattia grave ma il vero cancro è il carcere’. Credo che sia il riflesso del dramma che sta vivendo in questo momento. Peggiore del cancro appunto".
Le accuse mosse contro Simone sono tentata aggressione, disordine pubblico e resistenza a pubblico ufficiale: in Spagna con questi capi d’imputazione si rischiano 6 anni di carcere.
"Accuse pesantissime che Anna, la compagna di mio fratello, presente anche lei il giorno dell’arresto, ha dimostrato essere infondate. Sono stati portati al giudice dei filmati che mostrano chiaramente che Simone non ha aggredito nessuno e diversi testimoni oculari l’hanno confermato. Ma i tempi della giustizia spagnola, come quella italiana del resto, sono abbastastanza lunghi. Oggi tra l’altro era attesa in tribunale la sindaca di Cadiz, Teofila Martinez, che ha già detto durante precedenti audizioni di non aver riconosciuto Simone quale suo aggressore (e di alcuni membri della giunta comunale n.d.r.)".
Il giudice nel frattempo ha fissato una cauzione di 9mila euro per permettere al ragazzo di ottenere la libertà vigilata.
"Una somma che non comprendiamo, visto che la ragazza spagnola che era stata arrestata con lui è stata già rilasciata e dietro pagamento di una somma di tre volte inferiore. Perché questa disparità di trattamento nei confronti di mio fratello? Tra l’altro è una somma ingente, di cui non disponiamo".
Il Comites di Madrid, l’organismo elettivo di assistenza per gli italiani all’estero, guidato da Pietro Mariani, ha organizzato una gara di solidarietà per aiutare Simone.
"In realtà l’iniziativa di Mariani che si sta impegnando molto non è ancora partita perché serve una fotocopia del documento d’identità di mio fratello che, per il momento, non è possibile recuperare visto che il passaporto ce l’ha l’istituto di pena. Noi non vorremmo chiedere soldi, ma non abbiamo alternative: da quando Simone è in carcere, Anna non sta più lavorando e vive a Cadiz grazie all’ospitalità di un’amica che praticamente le garantisce vitto e alloggio, una ragazza spagnola fantastica. E le spese sono tante: ci sono anche 8mila euro da pagare all’avvocato che sta seguendo il caso e le altre spese processuali. Io sto spremendo le mie casse, sono già al limite, e i miei genitori non hanno possibilità economiche. Tanto più che sono soldi che verranno restituiti non appena si deciderà se fare o meno il processo".
Da quando Simone è stato arrestato avete denunciato più volte l’assenza delle istituzioni. Vi sentite ancora abbandonati?
"Più che abbandonati direi ignorati: non ne possiamo più di sentirci dire che il consolato non ha a disposizione mezzi sufficienti per occuparsi di tutti i casi di italiani detenuti in Spagna. Quello di Simone non è un caso come gli altri: si trova in carcere per colpe che non ha. L’unica sua eventuale colpa è, come ha detto lui stesso, di ’non aver saputo proteggere i suoi cani dalla morte’. Il 7 ottobre, in quella piazza, stava manifestando pacificamente contro quel ’lager legalizzato’: si può finire in carcere per questo? So che il caso di mio fratello è arrivato in Parlamento grazie al senatore Bulgarelli: ma il governo che fa? Voglio solo che mi spieghino perché Simone è ancora in carcere".
Quale appello vuole lanciare allora?
"Innanzitutto vorrei che si parlasse di più della storia di mio fratello: tranne poche eccezioni regna il silenzio. So che il caso di Simone non è l’unico, perché ci sono molti altri giovani italiani detenuti ingiustamente nelle carceri straniere, ma mio fratello ha bisogno urgente di aiuto. Chiedo ai media di parlarne e di fare pressione sulle istituzioni perché sia fatto tutto il possibile per farlo tornare in libertà quanto prima".
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1. Antispecista italiano arrestato in Spagna, 21 novembre 2007, 14:07
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