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Appello contro il negazionismo all’Università

Publie le mercoledì 16 maggio 2007 par Open-Publishing
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La lettera appello di 270 tra docenti universitari, insegnanti, giornalisti, donne e uomini di cultura che non condividono l’invito del prof. Faurisson a Teramo.

TERAMO - Brunello Mantelli, anche a nome di altri 269 cittadini dell’Unione Europea.

Da tempo, sia in quanto studiosi sia in quanto cittadini siamo assai preoccupati di quanto sta avvenendo nell’Ateneo e nella Facoltà di cui siete a capo nell’ambito del “master ‘Enrico Mattei’ in Medio Oriente”, coordinato dal prof. Claudio Moffa.

Ufficialmente, a quanto si legge sul sito dell’Università di Teramo (http://www.unite.it/Offerta_Formativa/offerta_formativa_0607/off/post_laurea/med_ori_pri.htm) obiettivo del master stesso sarebbe: “fornire una coscienza multidisciplinare della complessità della regione medio-orientale e mediterranea, e dei sui conflitti, al fine di preservare, potenziare e sviluppare in ogni campo professionale il dialogo fra civiltà e fra Paesi diversi per cultura, storia, religione e sviluppo economico”, nell’ottica di formare: “esperti destinati all’attività politico-diplomatica; cooperanti in operazioni di peace keeping; giornalisti e corrispondenti dalla regione mediterranea medio orientale; esperti in immigrazione e interculturalità; esperti in questioni energetiche e relative al mercato del petrolio”.

In realtà, ben lungi dal porsi nell’ottica di sviluppare nei giovani un pensiero ad un tempo critico e consapevole delle vicende che hanno attraversato il secolo scorso e si prolungano in quello attuale, il master “Enrico Mattei” è diventato da tempo una tribuna dove si spaccia per legittima critica alla politica dello Stato di Israele la negazione della Shoah; dove si attribuisce a quelli che il grande antichista Pierre Vidal Naquet ha definito: “gli assassini della memoria”, i negatori dell’Olocausto, lo statuto di “storici”; dove si consigliano ai corsisti iscritti al master stesso, quali sussidi didattici, le opere di Carlo Mattogno, autore di testi in cui si mette in dubbio l’uso criminale delle camere a gas di Auschwitz; dove si organizzano convegni, come quello svoltosi alla metà di aprile scorso, in cui, nascondendosi sotto il drappo, quanto mai improprio in quell’occasione, della “libertà di parola” sono state prese le difese dei negazionisti, considerati quali “storici che negano uno o più tasselli della versione ‘ufficiale’ dello sterminio degli Ebrei nella II guerra mondiale” (dal sito del master “Mattei”, http://www.mastermatteimedioriente.it/). È invece a tutti noto che costoro non negano questo o quell’aspetto della Shoah, ma sostengono che essa non sia mai avvenuta. Dar loro la parola in una sede scientifica sarebbe come pretendere che sostenitori del sistema tolemaico intervengano ad un convegno di astronomi!

Va da sé che le sedi universitarie debbano essere spazi di libertà di pensiero, tuttavia in esse la serietà, il rigore metodologico e scientifico devono rappresentare un elemento di discrimine irrinunciabile; ci pare invece che nel master “Enrico Mattei” la tendenziosità abbia prevalso su qualunque minimo criterio di scientificità, svilendo così anche la credibilità di un importante ateneo italiano.

Non per caso, sempre in nome di una malintesa “libertà di parola”, il prossimo 18 maggio è annunciata, presso la sala lauree della Facoltà di Scienze Politiche dell’Ateneo teramano - così si legge sul sito del master “Enrico Mattei” - una conferenza di Robert Faurisson, un ex professore di letteratura francese presso l’università di Lione– non quindi uno storico – noto propugnatore delle tesi che negano lo sterminio degli ebrei d’Europa per mano dei nazisti e delle forze collaborazioniste, ragion per cui di alcuni milioni di esseri umani si sarebbero perse le tracce senza che si sappia bene il perché...

Permettere che in un luogo deputato alla ricerca scientifica si proclamino assurdità del genere è come chiedere che ad insegnare geografia vadano persone convinte che la terra sia piatta.

Come studiosi, intellettuali, donne e uomini di cultura troviamo estremamente grave che tesi insostenibili e falsificatorie come quelle sostenute e diffuse da Faurisson e dai suoi seguaci, dimostratesi false e pretestuose nonché contrarie ai risultati di decenni di ricerche condotte da storici specialisti di tutti i paesi, e perciò frutto rigorosamente di malafede e partito preso (non esente da sfumature a nostro giudizio antisemite), ottengano la legittimazione implicita nel fatto che vengano enunciate in un’aula universitaria, così come è assai preoccupante che le posizioni espresse da Claudio Moffa e da chi ne condivide il punto di vista siano veicolate da un master universitario, e quindi ricevano, inevitabilmente, una patente di legittimità scientifica, che non meritano in alcun modo perché viziate irreparabilmente da ignoranza e malafede.

Ignoranza perché – come è noto anche solo ai lettori delle monografie sulla Shoah – su tempi, modi, cause prossime e remote, luoghi, cifre è in atto da più di mezzo secolo un dibattito vivacissimo, che ovviamente parte però da un indiscutibile dato di fatto: lo sterminio degli ebrei d’Europa si è fattualmente verificato e ed il numero delle vittime ammonta a cinque - sei milioni. Questo è incontrovertibile, sul resto ci si sforza di arrivare progressivamente più vicini alla verità, come è dovere di ogni studioso degno di questo nome.

Malafede perché i personaggi i cui curricola sono sottoposti ai corsisti e le cui tesi vengono loro esposte fino ad invitarne addirittura uno dei capifila perché parli nel luogo dove la Facoltà di Scienze Politiche dell’Ateneo teramano laurea i suoi dottori, non si limitano certo a criticare questo o quell’aspetto dell’imponente massa di studi che dal 1945 ad oggi si è accumulata, in tutte le lingue del pianeta, sulla Shoah, ma negano puramente e semplicemente che essa sia mai avvenuta.

Per tutto ciò chiediamo al ministro dell’Università e della Ricerca ed agli organi dirigenti l’Ateneo e la Facoltà di esprimersi pubblicamente sul valore formativo e sui contenuti culturali che informano il master “Enrico Mattei”, a nostro giudizio inferiori agli standard minimi di scientificità che devono valere in una Università della Repubblica; contestualmente proponiamo al MIUR, all’Ateneo teramano ed alla sua Facoltà di Scienze politiche di rendersi disponibili ad organizzare a Teramo un seminario, aperto agli studenti, che abbia al centro da un lato l’analisi del negazionismo e del suo uso politico, dall’altro le vicende di persecuzione e poi di deportazione che travagliarono l’Abruzzo nel periodo 1938-1945.

NB: ad oggi hanno sottoscritto questa lettera-appello 270 tra docenti universitari, insegnanti, giornalisti, donne e uomini di cultura, cittadini consapevoli.

Per ulteriori adesioni rivolgersi al prof. Brunello Mantelli ai seguenti recapiti:

tel: 011/3825076;
cell: 3384287137
e-mail: brunello.mantelli@unito.it

da http://www.viaroma100.net/notizia.php?id=10260&id_sez=3


(rml, http://incidenze.blogspot.com/)

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