Home > Appello per Malalai Joya
Il 7 maggio scorso, la deputata afgana Malalai Joya, che solo
pochi mesi fa abbiamo avuto ospite in Italia a ridosso del sorprendente
risultato elettorale che ha ottenuto, è stata minacciata ed aggredita
nel corso di un dibattito parlamentare indetto per commemorare la fine
dell?occupazione sovietica. Malalai ha coraggiosamente ribadito che
molti mujaeddin hanno fatto dell?Afghanistan liberato dai russi il
fulcro di guerre civili ed internazionali che hanno decimato la
popolazione, distrutto le infrastrutture e ridotto in macerie l?intero
territorio. Non è la prima volta che questa giovane donna sfida i
signori della guerra pretendendo che siano giudicati da un tribunale
internazionale, l?opinione pubblica mondiale ha conosciuto la sua
determinazione nel rappresentare la voce del suo amato popolo oppresso
sin dal dicembre del 2003, quando, in qualità di rappresentante della
sua provincia d?origine (Farah), prese parte ai lavori della Loya Jirga
per ridisegnare la costituzione del paese e accusò, per la prima volta
apertamente, molti dei presenti creando le stesse reazioni violente,
incivili e antidemocratiche che oggi si sono ripetute in sede
istituzionale.
Da allora, Malalai non ha più smesso di lavorare per l?affermazione
dello stato di diritto e per la democrazia. Il suo impegno costante e
la sua determinazione sono stati formalmente riconosciuti a livello
nazionale ed internazionale dal premio afgano ?Malalai of Maiwand? nel
2001, dal premio ?Donna dell?anno? della Val d?Aosta nel 2004 e dal
premio per la pace coreano ?Gwangju Human Rights Award? nel 2006. A
simili onori, tuttavia, non ha mai fatto seguito un?iniziativa concreta
da parte della comunità internazionale per garantire la sicurezza e l?
incolumità della deputata costretta ogni giorno a cambiare residenza a
causa delle continue minacce di morte che riceve.
Nel corso degli ultimi anni, la protezione dell?Onu è stata sporadica e
limitata e solo il lavoro volontario della società civile afgana, che
ha fondato un Comitato di difesa (Defence Committee of Malalai Joya:
www.malalaijoya.com), ha protetto la giovane da attentati e aggressioni
compresa quella molto recente (18 aprile) che ha coinvolto alcuni
impiegati del Dipartimento contro il terrorismo del Ministero degli
Interni, legati al partito di Rabbani ?Jamiat-e-Islami? una delle
principali fazioni dell?alleanza del Nord. I fatti recenti rimettono in
discussione l?efficacia del modello di intervento americano che
propugnava l?esportazione della democrazia e la ?guerra al terrorismo?.
Lasciano intravedere, infatti, uno scenario che lungi dall?essere
pacificato, resta devastante e segnato dalla crescita della criminalità
e del fondamentalismo religioso, quello stesso fondamentalismo che la
comunità internazionale ha condannato e contro il quale ha invocato un
intervento militare.
Narcotraffico, signori della guerra e milizie private controllano
l?intero paese, devastato dalla corruzione. Elezioni presidenziali e
politiche hanno decretato la nascita della Repubblica Islamica
dell?Afghanistan, ma nessuno ha messo in discussione l?effettiva
rappresentatività del nuovo governo sorto in un clima di assoluta
insicurezza, all?insegna di minacce ed intimidazioni di ogni genere,
più volte denunciate dalla società civile. ?La democrazia in
Afghanistan? sostiene Malalai Joya ? ha significato l?imposizione
dell?Alleanza del Nord, vale a dire di signori della guerra che, nel
nome della Jihad in passato, nel nome della democrazia oggi, commettono
gli stessi enormi e deprecabili crimini che violano i diritti umani
della popolazione?. L?impunità compromette irrimediabilmente la
stabilità del paese e, di fatto, rappresenta l?ostacolo principale al
lungo e difficile percorso di ricostruzione e sviluppo democratico
tanto auspicato dalla nostra politica d?intervento.
Per questo
riteniamo che l?Italia, in qualità di membro della coalizione contro il
terrorismo, ha il dovere di sollecitare e contribuire al disarmo e all?
incriminazione dei signori della guerra. Coerentemente all?impegno che
abbiamo assunto contro la guerra, la violazione dei diritti umani
universali ed il fondamentalismo religioso, ed in sintonia con la
risoluzione approvata all?unanimità dal Consiglio regionale della Valle
d?Aosta, riteniamo che l?aggressione a Malalai Joya in sede
parlamentare ?mina alla base il ruolo precipuo di ogni rappresentante
del popolo oltre che il prestigio stesso delle istituzioni?.
Riteniamo, inoltre, doveroso che i nostri rappresentanti al Parlamento
e i Presidenti della Camera e del Senato denuncino ufficialmente la
gravità dell?atto intimidatorio contro la deputata Malalai Joya e
consideriamo indispensabile che all?accaduto faccia seguito un
approfondimento sulle reali condizioni del paese e una verifica
dell?effettiva legittimità delle istituzioni afgane recentemente
costituitesi.
Le Donne in nero e il Coordinamento Nazionale a sostegno delle donne
afgane ?CISDA.