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Appunti sulle guerre
a cura di Paolo De Gregorio - 31 ottobre 2006
La maggior parte delle guerre hanno inizio basandosi su una stima che la propria forza militare è superiore a quella dell’avversario, e le infinite guerre di aggressione di stampo colonialista lo dimostrano, dove le tecnologie più avanzate in mano all’Occidente (gli inglesi in particolare) servivano a massacrare e a rendere vassalli enormi paesi che nulla potevano contro lo strapotere militare.
Senza entrare nella “querelle” sulla legittimità o meno del fatto che i più forti aggrediscono i più deboli per derubarli e soggiogarli, sta di fatto che la superiorità militare rende più facili le guerre, che si pensa di poter vincere pagando un prezzo relativo. Le guerre dove vi è un equilibrio di forze, come quello in cui si trovarono per molti anni USA e URSS, non possono scoppiare perché la vittoria è impossibile, e l’equilibrio del terrore ha funzionato eccome.
Ma, senza pensare agli scenari nucleari, una guerra che durava da venti anni, quella del Vietnam, finì solo quando fu neutralizzata la più potente, e vigliacca arma in mano agli Usa, i bombardieri B52, che cominciarono ad essere regolarmente abbattuti dai moderni missili antiaerei che l’Unione Sovietica fornì ai vietnamiti.
Vi è una guerra oggi nel mondo che dura da 50 anni, e anche qui non voglio entrare nel merito sulle responsabilità, ma certamente è una guerra che non potrà mai finire se non si colma l’enorme divario di mezzi militari che vi è tra israeliani e palestinesi, che rende Israele enormemente arrogante e propensa ad imporre i suoi interessi con la forza, visto che una operazione militare con bombardamenti aerei, elicotteri e carri armati, contro il nulla, è poco più di una passeggiata, o una vigliaccata se preferite.
Essendo l’America il più grande alleato di Israele e la principale responsabile di averle fornito tutta la più sofisticata tecnologia militare, dagli F16, agli elicotteri Apache, fino ai missili antimissili Patriot e la decisiva collaborazione alla costituzione dell’arsenale nucleare israeliano, si può capire come la pace non ci sarà mai in quella zona, anche perché gli Usa usano Israele per rafforzare la loro politica egemonica sulla più grande regione petrolifera del mondo.
L’Europa, che a parole è filopalestinese, non ha mai avuto la forza di una sua politica autonoma, e con l’ambiguità non si risolvono i problemi. L’unica potenza regionale che potrebbe offrire ai palestinesi la capacità di DIFENDERSI con moderne armi antiaeree, anticarro, antielicottero, dalle aggressioni israeliane è l’Iran che, invece di gettare tutta la sua capacità scientifica e tecnologica a costruire queste fondamentali armi di difesa, si è imbarcato in una corsa verso il nucleare, prima ancora di avere la capacità militare di difendere questa scelta.
Un attacco alle istallazioni nucleari iraniane, non solo è possibile, ma fattibile, e non vi sono armi di difesa adeguate al livello militare israeliano, e mi sembrerebbe solo una scelta di buon senso avere prima la capacità di difendere il proprio territorio da un attacco aereo o missilistico, peraltro già minacciato dal fascista Libermann nel Parlamento israeliano.
Puntare ad armi di DIFESA innovative ed efficaci, al posto del nucleare, potrebbe attirare le simpatie di buona parte dell’Europa, e tali armi credo che smorzerebbero molto la tracotanza dell’esercito israeliano, e forse le trattative e il realismo potrebbero sostituire gli squilli di tromba.
So bene che questo discorso non piace ai pacifisti, ma, di fronte ad odi irriducibili che si sono alimentati a dismisura in 50 anni di scontri, se non vogliamo continuare ad assistere impotenti, qualche proposta realistica e praticabile dovremmo pur farla.
Ad esempio, sulla questione libanese, dove peraltro l’Europa ha assunto una giusta posizione di interposizione, la presenza dei nostri militari dovrebbe durare giusto il tempo di dotare l’esercito libanese di una ragionevole capacità di difesa in cui possa essere assorbita anche la forza degli Hezbollah.
Come ripeto, solo un riequilibrio delle forze in campo può portare ad un futuro di trattative e non di guerra, visto che la legge ancestrale del più forte è ancora la legge fondamentale che regola i rapporti umani, e non è stata mai minimamente scalfita né dalla cultura, né dalle religioni, né dalle filosofie, e tanto meno dalla democrazia.
In una prospettiva non immediata, ma prossima, quando gli eserciti occidentali saranno (certamente) buttati fuori dall’Irak e dall’Afghanistan, e il petrolio comincerà a finire, e quell’area non interesserà più ai padrini di Israele, (Usa e Inghilterra), e la capacità di coesione islamica si estenderà ad Arabia Saudita-Egitto-Pakistan, per Israele potrebbero essere giorni non facili se non la smette di provocare il risentimento di un miliardo e trecento milioni di musulmani. Sarebbe saggio pensare a questa prospettiva e lavorare ad una soluzione come quella che in Sud Africa ha evitato un bagno di sangue tra i nativi e bianchi colonialisti, ossia uno Stato Palestinese, democratico, dove convivano arabi ed ebrei.
Paolo De Gregorio
Messaggi
1. > Appunti sulle guerre, 2 novembre 2006, 12:27
Tre obiezioni.
1- non esistono armi difensive in grado di opporsi ad uno strike aereo, condotto con i mezzi attualmente a disposizione di Israele.
Il fatto è che nella classica gara fra cannone e corazza è il primo -il mezzo offensivo- ad essere in vantaggio. E questo da decenni: la guerra in Vietnam non è stata decisa dall’ antiaerea di Ho chi min, ma è stata vinta ad un piano superiore, politico.
Un paese messo di fronte alla minaccia di uno strike può solo sperare di alzare il prezzo che l’ attaccante deve pagare. Ma non può sperare di garantirsi l’ invulnerabilità dall’ attacco, poichè droni e missili da crociera arriveranno comunque al bersaglio.
Dotare l’ Iran di sistemi "difensivi" all’ ultimo grido sarebbe, quindi, inutile.
2-Quanto all’ atomica: non si tratta di un sistema "difensivo", ma offensivo.
Non tattico ma strategico. Il possesso di armi atomiche rappresenta cioè un moltiplicatore di forza e non un depotenziatore della forza altrui.
Il fatto che quel sistema abbia in qualche modo garantito la pace nella guerra fredda non vuol affatto dire che -taumaturgicamente- la possa garantire ancora, indipendentemente dal quadro strategico e dalle condizioni politiche.
L’ Iran non è l’ URSS, tanto per iniziare, e non è neanche Israele.
Da un regime reazionario come quello di Teheran, che usa toni antisemiti, che si prefigge letteralmente la distruzione dello stato ebraico, che fornisce armi a gruppi terroristici e altrettanto reazionari come Hezbollah e Hamas e che è impregnato dalla mistica della morte è così irragionevole aspettarsi l’ uso di armi adatte al genocidio di massa?
Pensa ad un Nasrallah con un ordigno nucleare a disposizione...
Ma anche se quel genere di armi non venisse utilizzato, chi le possiede incrementa la propria potenza. Non militare: politica Qui si tratta di scegliere: alla sinistra può andare bene che un regime tanto oscurantista e reazionario si rafforzi fino a diventare il paese guida per i musulmani?
3- Contraerea e atomiche non portano alla pace, dunque.
Ma ancor meno và in quella direzione il progetto di un solo stato Palestinese, in cui convivano insieme arabi ed ebrei. Non a caso questo è il progetto di tutti i jihadisti: gente che non mi sembra brillare per vocazione pacifista e per tolleranza.
Se lo dicono loro è’ propaganda, quindi.
Ma se qualcuno lo pensa in occidente si illude: "una sola Palestina" significa cancellare Israele dalla faccia della terra, infatti. Il che è piuttosto irrealistico, no? Gli israeliani (con ottime ragioni) non lo accetteranno mai. Nè è possibile credere che, dopo decenni di guerra, arabi ed ebrei possano trovare come per incanto un modo pacifico di convivenza.
Mettersi su questa strada, dunque, significa semplicemente dire che siamo disposti a sottoscrivere altri 50 anni di guerre e di massacri, sperando che ciò continui ad avvenire sulla pelle altrui.
Anche qui: si tratta di uno scenario che la sinistra può davvero auspicare?
A me sembra più coerente -e molto più realistica- la scelta dei "due popoli e due stati", da raggiungere non attraverso infinite e inutili "intifade", ma attraverso il negoziato.
Egalité
2. > Appunti sulle guerre, 2 novembre 2006, 14:24
Sig. de Gregorio, lei propone quindi di armare chi ha come obiettivo dichiarato quello di eliminare Israele, di armare chi sostiene e foraggia i terroristi. Questa sua idea è veramente geniale, non c’è che dire.
gio