Home > Ascoltiamo, il mondo è cambiato
Caro Direttore,
 ho letto i giornali di oggi e di ieri. Compresa l’Unità. Mi sembra 
            che nessuno abbia riferito nel modo giusto quello che è successo 
            sabato sera a Roma. Neanche il nostro giornale, che pure è stato 
            migliore di tutti gli altri. Credo che ci sia stata una vera e 
            propria esagerazione degli incidenti. E che questa esagerazione 
            finisca per diventare comunque una freccia all’arco di coloro che 
            vogliono colpire il movimento pacifista.
            Siccome ti conosco come persona liberale, mi permetto di fare 
            pubblicamente questa critica.
 E vorrei, prima di parlare di sabato, raccontarti un episodio di 
            qualche mese fa del quale sono stato testimone. Nello scorso 
            novembre, a Parigi, a conclusione del social forum europeo, diverse 
            centinaia di migliaia di persone hanno sfilato per la pace. Un 
            corteo immenso, grande più o meno quanto quello che sabato sera ha 
            invaso Roma. Al calar del sole, quando ormai da ore la testa era 
            arrivata nella piazza del comizio finale, in coda era rimasto lo 
            spezzone di corteo dei socialisti francesi, e dietro ancora un 
            gruppetto di un migliaio, o forse un po’ di più, di anarchici. A un 
            certo momento gli anarchici, che contestavano i socialisti, hanno 
            iniziato a lanciare aste di bandiera, bottiglie di birra e bulloni. 
            Il servizio d’ordine del partito socialista francese ha reagito 
            immediatamente e con violenza. È partita una carica molto forte, gli 
            anarchici sono scappati a cento o duecento metri, lasciando per 
            strada alcuni di loro, feriti e con la testa insanguinata. Il 
            servizio d’ordine dei socialisti si è ritirato, sono arrivate le 
            ambulanze e hanno portato via i ragazzi feriti. Il corteo è ripreso 
            con un vuoto di cinquanta o sessanta metri tra socialisti e 
            anarchici. Il giorno dopo la notizia non era su nessun giornale. 
            Neppure una riga. Polemiche niente.
Conseguenze, qualche punto di 
            sutura e la brutta impressione di un servizio d’ordine troppo 
            violento e di un gruppo di anarchici non troppo intelligente.
            Sabato sera per fortuna non ci sono stati punti di sutura. L’assalto 
            di un gruppetto di disobbedienti contro il pezzo di corteo dei Ds 
            non ha prodotto feriti. Però ha prodotto una mole enorme di 
            polemiche e i titoli di testata (di prima pagina) di quasi tutti i 
            giornali italiani. Sono stati dedicati a questo episodio persino 
            degli editoriali.
Si è parlato di ritorno della violenza degli anni ’70, anzi del ’77, 
            e si fatto un paragone con l’assalto al palco di Lama. Quella volta 
            un migliaio di giovani estremisti, dentro l’università di Roma, mise 
            sotto assedio il palco dal quale parlava Luciano Lama, cioè il capo 
            carismatico della Cgil, e poi scatenò un vero e proprio attacco, 
            violentissimo, con spranghe di ferro, pietre, bombole degli 
            estintori, caschi, bottiglie incendiarie e manici di piccone. 
            C’erano anche varie rivoltelle. Fu un inferno, durò ore. I sindacati 
            si ritirarono ed ebbero molti feriti. Solo per un miracolo non ci 
            furono morti. L’università fu occupata. Dopo quel giorno a Roma e in 
            tutte le città italiane le violenze si moltiplicarono, arrivarono 
            anche i morti, parecchi morti, soprattutto giovanissimi studenti. E 
            intanto dilagò il fenomeno del terrorismo che arrivò fino al 
            sequestro, all’uccisione e all’annientamento della scorta (cinque 
            uomini) del più importante uomo politico italiano, di Aldo Moro.
            Paragonare l’assalto a Lama agli incidenti di sabato sera a via 
            Amendola non ha alcun senso.
Quel giorno all’università c’erano 
            poche migliaia di persone. Sabato in piazza c’erano pochi milioni di 
            persone. Quasi tutti quelli che erano all’università parteciparono 
            agli scontri. Sabato hanno partecipato agli scontri non più di cento 
            persone, cioè diciamo lo 0,01 per cento dei manifestanti. Il 
            movimento del ’77 era un movimento violento, questo movimento di 
            oggi è profondamente pacifista e nonviolento.
            Cosa è successo esattamente sabato sera? Lo abbiamo ricostruito 
            parlando con molti testimoni e tutti assai attendibili. È successo 
            questo. Nel pomeriggio, quando il corteo già era partito da ore, 
            nessuno ancora riusciva a muoversi da piazza Esedra.. Probabilmente 
            gli organizzatori avevano disegnato male il percorso, non 
            aspettandosi una partecipazione così “oceanica” alla manifestazione 
            (primo errore). Sarebbe stato più saggio organizzare due o tre 
            cortei che confluissero al Circo Massimo da strade più larghe. Il 
            punto veramente critico del corteo era da piazza dei Cinquecento 
            alla strettoia di Santa Maria Maggiore. Proprio in questo tratto di 
            strada, ed esattamente a via Amendola, ha provato a confluire nel 
            corteo uno dei tanti pezzi organizzati dai ds che volevano 
            partecipare alla manifestazione (nella manifestazione c’erano 
            moltissimi pezzi di corteo pieni di militanti dei Ds).
Questo era il 
            pezzo più importante, perché c’erano i più importanti dirigenti 
            nazionali e c’era anche Piero Fassino. È stato sicuramente sbagliato 
            scegliere quel punto per entrare, era un punto complicato e 
            pericoloso (secondo errore). Quando il pezzo diessino di corteo ha 
            cercato di entrare, proprio lì a via Amendola sfilavano prima i 
            cobas, poi i disobbedienti e dietro un gruppo del cosiddetto campo 
            anti-imperialista, cioè i segmenti più radicali del movimento e 
            proprio quelli coi quali c’erano state polemiche feroci nei giorni 
            scorsi. È stato il terzo errore, forse il più grave. Questo pezzo di 
            corteo radunava mille o duemila persone, cioè era un pezzo piccolo, 
            ed era l’unico l’unico nel quale non era saggio tentare 
            l’ingresso. I cobas non si sono neanche accorti dei Ds. La Cgil ha 
            per circa mezz’ora fatto da cuscinetto protettivo tra i 
            disobbedienti e i Ds. Anche il camion dei disobbedienti si è 
            sistemato in posizione strategica per coprire i Ds ed evitare che 
            gruppi di ragazzi troppo agitati creasse incidenti. Il corteo però 
            non scorreva. A un certo momento un pezzo della Cgil ha deciso di 
            prendere delle vie laterali per raggiungere il circo Massimo. A 
            questo punto, per forza di cose, anche il camion dei disobbedienti 
            romani ha dovuto muoversi di qualche decina di metri.
Il pezzo 
            diessino del corteo è rimasto scoperto, è diventato più evidente, e 
            un centinaio di ragazzi i testimoni dicono che erano soprattutto 
            ragazzi del nord, non erano i disobbedienti romani hanno iniziato 
            a intensificare gli insulti e lanciare oggetti, uova e monetine. 
            Della Cgil era rimasto solo un cordone di servizio d’ordine. A fare 
            da intercapedine tra i ds e i disobbedienti c’era questo esile 
            cordone e il gruppo un po’ più robusto dei ragazzi della sinistra 
            giovanile, che hanno cercato di riportare la calma. Si è vissuto un 
            quarto d’ora di tensione. Senza gravi conseguenze. Ci sono stati 
            anche degli spintoni. Il saggio comportamento del segretario della 
            federazione romana, Nicola Zingaretti, ha evitato che intervenisse 
            la polizia. Purtroppo in quei minuti concitati a nessuno è venuto in 
            mente che con un po’ di pazienza e facendo sfilare il corteo per 
            un’altra mezz’oretta sarebbe stato possibile l’ingresso dei ds un 
            po’ più dietro, dove c’era l’Arci, c’era Lilliput, c’era Pax Cristi 
            e altri gruppi che avrebbero garantito l’assoluta tranquillità 
            dell’ingresso. È stato il quarto errore.
Quattro errori. Nessuno dei quali, francamente, gravissimo. Più che 
            altro errori di inesperienza. Quasi nessuna conseguenza. Che ragione 
            c’è, ora, di aprire una infinita polemica politica? Qual è la cosa 
            importante che è successa sabato sera: il quarto d’ora di lievi 
            incidenti o il gigantesco corteo contro la guerra e contro la 
            presenza militare italiana nell’occupazione dell’Iraq? Bisognerà 
            ricominciare quella noiosissima polemichetta ciclica con la 
            richiesta al movimento di espellere i violenti, di cacciare 
            Casarini, di mettere al rogo gli anarchici e magari i Cobas? 
            Lasciamo stare, sono cose troppo vecchie, riflessi di chi è abituato 
            alla politica di vent’anni fa e non capisce che è svanita. È 
            cambiato tutto. Questo è un gigantesco movimento nonviolento, aperto 
            a tutti. I ds hanno pieno diritto di partecipare ai suoi cortei 
            anche quando non ne condividono la piattaforma. Casarini e i 
            disobbedienti rappresentano una minoranza di questo movimento ma ne 
            sono parte integrante e viva.
Ci sono un milione di ragioni per non 
            essere d’accordo con loro su tante cose, ma ci sono anche le ragioni 
            per essere d’accordo con loro su moltissime altre cose, e ci 
            vorrebbe forse anche l’onestà intellettuale per ammettere che 
            moltissime cose che noi diciamo oggi loro le dicevano isolatissimi 
            e vituperati dieci anni fa. Niente pagelle e niente diritti di 
            veto: né da una parte né dall’altra. Sono insensate le accuse ai ds 
            di essere gli amici degli imperialisti e lo sono le accuse ai 
            disobbedienti di essere i reggicoda dei terroristi. D’accordo?
            Possibile, caro Colombo, che in questo paese si discuta sempre dei 
            dettagli delle questioni, e tutti mostrino supremo disinteresse per 
            le questioni vere? Oggi la questione è semplicissim. È questa: come 
            la sinistra italiana e l’opposizione, tutta, riesce a condurre la 
            battaglia con l’obiettivo di ottenere il ritiro dei nostri soldati 
            entro il 30 giugno. Con un pizzico di saggezza politica, e non 
            lasciandosi travolgere dai calcoli elettorali, questa battaglia 
            potrebbe trovare, di nuovo, l’unità della sinistra.
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