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Aspettando la Befana

Publie le lunedì 3 dicembre 2007 par Open-Publishing
1 commento

di Loris Campetti

Eravamo stati ottimisti al manifesto, denunciando la perdita di ogni
connotato di sinistra da parte del nascente Partito democratico che si
colloca, come recita il suo programma, in una posizione equidistante tra
capitale e lavoro. Dovevamo capirlo proprio leggendo il programma del
Pd, in cui i lavoratori vengono sostituiti dai consumatori: l’azionista
di riferimento del nuovo che avanza è l’impresa, il capitale. Così si
spiega la irricevibile conclusione del tormentone welfare, dettata
direttamente dalla Confindustria. Prendiamocela pure con Dini e il suo
manipolo di senatori che per il governo a centralità Pd contano più dei
150 parlamentari della sinistra, ma chi muove i fili che animano il
rospo, se non Luca Cordero di Montezemolo?

Il faticoso lavoro della commissione lavoro della Camera per costruire
mediazioni difficili tra spinte divergenti, è stato rottamato dall’ala
che comanda nel governo. Per salvare, o per dannare se stesso? Il testo
su cui Prodi impone la fiducia è praticamente lo stesso sottoposto al
voto dei lavoratori, quello sottoscritto dalle parti sociali ma
contestato da settori della Cgil, dalla Fiom, dai sindacati di base e
bocciato nelle più importanti fabbriche italiane.

Le forze a sinistra del Pd si erano impegnate a svolgere un confronto
serrato in parlamento, avevano strappato qualche miglioramento al testo
per i lavoratori «usurati», aumentandone la platea, e per i giovani
precarizzati, ponendo un tetto alla possibilità infinita di rinnovo dei
contratti a termine. Tutto spazzato via. Anche le richieste e le residue
speranze delle centinaia di migliaia di persone che il 20 ottobre
avevano manifestato a Roma per chiedere un’inversione di tendenza sulla
precarietà sono state spazzate via. Uomini e donne che offrivano allo
zoppicante Prodi una sponda, una via d’uscita, hanno perso su tutti i
fronti. E con loro, però, hanno perso le forze politiche che alla
riuscita della manifestazione contro la precarietà avevano contribuito.
Rifondazione innanzitutto, e il Pdci, ma anche Sd e Verdi rischiano di
perdere, insieme alla battaglia contro la precarietà, la loro base sociale.

Ma il governo è un mezzo, o un fine? Il Prc rinvia la verifica a
gennaio: ma le cose per la sinistra andranno meglio, dopo la Befana? E
ancora: è peggio restare senza ministro, viceministra e sottosegretari,
o senza base sociale? Tutti, in Italia, denunciano il livello miserabile
dei salari dei lavoratori dipendenti, dagli economisti liberisti a Padoa
Schioppa. Lo denuncia anche l’Ue: nel Belpaese si lavora di più e si
guadagna dimeno che nel resto d’Europa. Però, milioni di lavoratori
restano senza soldi e senza contratti, mentre infuria l’offensiva
padronale per cancellare quelli nazionali e legare gli aumenti agli
utili aziendali. Tutti in Italia denunciano gli effetti devastanti della
precarietà, ma quando si tratta di votare, la maggioranza eletta per
porvi un argine si fa incantare dalle sirene confindustriali e dai
ruggiti dei rospi, fino a confondersi con il suo teorico antagonista, il
governo Berlusconi. Un altro regalo alla odiata antipolitica.

il manifesto 28 novembre 2007

Messaggi

  • Se queste cose le avesse fatte il governo Berluskoni, i sindacati avrebbero proclamato scioperi generali a raffica ed fatto invadere le piazze da milioni di lavoratori incazzati !!

    Se invece gli "inciuci" con Confindustria sono targati Prodi, allora va tutto bene e bisogna accontentarsi sennò cade il governo e ritorna Berluskoni !!

    Non ci resta quindi che aspettare la Befana , ma quella "fascista" di buona memoria !!

    MaxVinella