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Assemblea sulla precarietà al Brancaccio. Molte ombre e poca luce

Publie le domenica 16 luglio 2006 par Open-Publishing

Si è tenuta al cinema teatro Brancaccio di Roma l’assemblea nazionale sulla
precarietà con un titolo promettente “Stop precarietà ora”.

La platea del teatro era abbastanza piena, qualcuno ha anche criticato la
scelta di farla in un teatro piuttosto che invece in altra sede meno
istituzionale, ad esempio in qualche centro sociale, che era pur presente
tra le sigle degli organizzatori, i quali spaziavano dai vertici della
confederazione CGIL (la sinistra sindacale), a noti esponenti del
sindacalismo di base ( Confederazione Cobas, Sincobas ed altri).

Erano presenti, in massa, esponenti del PRC e perfino due ministri
dell’attuale governo (Mussi e Ferrero), per dare lustro e spolvero alla
assemblea.

Era abbastanza chiaro, fin dai primi interventi, come fosse abbastanza
complicato considerare la stessa assemblea come una iniziativa sulla nota
vicenda della precarietà.

Contrastavano infatti il titolo che l’iniziativa si era dato “stop
precarietà ora”, con la presenza in contemporanea di firmatari di contratti
dove la precarietà è norma (esponenti del sindacato confederale CGIL, e
esponenti di partiti governativi come PDS e PRC), ed alcuni soggetti
“vittime” di questi accordi (uno su tutti i componenti del Collettivo
Precari Atesia). In sostanza è sembrata più una riunione para sindacale cioè
per “quadri” politico-sindacali piuttosto che un incontro di lavoratori
precari teso ad aprire su questo una reale vertenza generale.

Infatti, ed alcuni interventi lo hanno fatto notare, la presenza di
lavoratori precari era scarsa, o almeno non era possibile chiamare precari,
rappresentanti di organizzazioni sindacali e partitiche, che sono sì
intervenuti a nome di situazioni precarie, ma sotto sotto facevano fatica a
nascondere le intenzioni di mettere un “cappello” su una situazione che sta,
via via assumendo contorni abbastanza consistenti.

La parola d’ordine della indipendenza e della autonomia, di un possibile
movimento di contestazione all’attuale assetto politico istituzionale, è
stata abbastanza debole e scarsamente rappresentata.

La proposta di una manifestazione nazionale per un sabato alla fine di
ottobre, presentata da Bernocchi e ripresa dagli interventi di Podda e
Panini (segretari generali Cgil), ed anche da Beni (Arci) e Treves
(“precariare stanca” della Cgil) l’ha fatta da padrone.

Ci si è però, ben guardati dal pronunciare la parola di uno sciopero
nazionale, a sostegno della manifestazione stessa (che guarda caso viene
proposta di sabato, dunque giornata non lavorativa per il lavoro dipendente)
contro il governo e le sue misure economiche e sociali. Si è applaudito (e
questo la dice lunga sulla composizione dell’assemblea), alla presenza del
ministro del PRC Ferrero, perchè non ha votato a favore del DPEF.

A sua volta l’intervento dei segretari generali confederali CGIL e FIOM,
Podda, Panini e Rinaldini, hanno messo l’accento su una critica forte allo
stesso DPEF, appoggiando la manifestazione di fine ottobre (di sabato),
guardandosi dal pronunciare la parola “sciopero”.Dunque, in conclusione,
poca luce e molte ombre.

L’obiettivo di costruire una grande movimento contro la precarietà, tentando
di mutuare quanto accaduto in Francia con il movimento contro il CPE, appare
certamente una intenzione buona, sulla quale anche altri stanno lavorandoci
sopra; e questo rappresenta la luce.

Le ombre invece sono numerose e cupe.

Innanzitutto;

1) l’autonomia e l’indipendenza dall’attuale schieramento politico
istituzionale (cosa questa fondamentale per una strategia di lotta che
contrasti le manovre politico-economiche dell’attuale governo), del
movimento non appare con sufficiente chiarezza;

2) non si può certo costruire un movimento contro la precarietà con gli
stessi autori e attori compartecipi e firmatari dei progetti di precarietà
che hanno investito il corpo sociale in questi ultimi anni;

3) si escludono altri percorsi che si sono intrapresi come le May Day svolte
negli ultimi anni, che hanno messo insieme migliaia di precari; le scadenze
che anche altre esperienze di organizzazione del precariato sta
intraprendendo; il progetto di legge, contro la precarietà, che è stato già
presentato da un’altra esperienza del sindacalismo di base come la CUB.

Lo sviluppo della situazione anche alla luce dei progetti di prossime Leggi
Finanziarie all’insegna di pesanti sacrifici e tagli che verranno chiesti al
mondo del lavoro, farà certamente giustizia dei polveroni che si stanno
sollevando per tentare di oscurare un possibile movimento, questo sì, reale
contro la precarietà e gli ulteriori tagli che verranno attuati.

Chi ha buona memoria del passato dovrà pur imparare ancora qualcosa nel
presente!

A buon intenditor...!!!