Home > Atene, riparte la sfida dei movimenti
Ieri si è aperto il quarto Social forum europeo nel vecchio aeroporto di Hellinikon. Alle tre del pomeriggio le iscrizioni avevano raggiunto quota diecimila
Merito di Bellaciao, il sito internazionale no-global che, in Francia però rischia di chiudere per una vicenda che ha del grottesco: aver denunciato la presenza nei cantieri navali di St. Nazaire, Bretagna, di operai polacchi pagati con salario polacco prima della famigerata Bolkestein.
di Checchino Antonini, Atene inviato
Varias, così si chiama il vento freddo del nord che spazza l’area del vecchio aeroporto di Hellinikon dove ieri è iniziato il quarto Social forum europeo. La gente di mare, però, quel vento lo chiama “tramoudana”, inutile tradurlo tanto assomiglia all’italiano. Alle tre del pomeriggio le iscrizioni toccano quota diecimila. Ma non accenna a esaurirsi, fino a sera, la fila di zaini e ragazzi, sacchi a pelo e chitarre, fuori dal parallelepido blu elettrico del vecchio aeroporto di Glyfada, sobborgo costiero di Atene, un po’ riviera romagnola, un po’ costa calabrese con ecomostri, non lontano dal punto dove trovò la morte Alekos Panagulis, antifascista ucciso dalla polizia segreta della dittaura. Oggi il suo nome lo ricorda una fermata del metrò che porta alla capitale. Tornando al Forum. Prima di lunedì nessuno si aspetti cifre precise, ma gli organizzatori sono contenti. Dopo gli ospiti, i più numerosi sono i turchi, seguono francesi e italiani. «L’età media è piuttosto bassa», dice a Liberazione, Moses Guduritis, sociologo dell’Università di Patrasso e attivista del Social forum greco. Anche l’atmosfera è tranquilla, «non come tre anni fa, - continua - all’epoca del controvertice di Salonicco dove ci furono fortissimi scontri».
Intanto, però, il Fse è finito sui giornali: «Il governo (di centrodestra, ndr) sta montando l’allarme - spiega Yannis Ampanis, organizzatore ateniese, 31 anni e ricercatore di filosofia - e ha mobilitato così tanti agenti, ottomila, per il corteo di sabato contro la guerra che ha dovuto rinviare, per motivi di sicurezza, la finale della Coppa di Grecia che si sarebbe tenuta a Creta nello stesso giorno». Va preso nota della situazione sociale effervescente. Solo un mese fa un immenso sciopero ha contrastato i tentativi governativi di alzare l’età pensionabile e rendere più flessibile l’orario di lavoro.
La svolta della stampa, comunque, rompe una tregua che sembravano aver seguito anche gli organi conservatori convinti che il Fse rappresenti una «promozione turistica», riprende Guduritis che, all’ingresso dell’hangar accoglie i partecipanti con un questionario che serve a studiare il movimento. E’ lui a spiegare che la società civile greca è arrivata divisa all’appuntamento. Da un lato le associazioni legate al Synaspismos, partito della sinistra alternativa, legato alla Sinistra europea, che stanno dando vita al Forum, dall’altro quel pezzo di Grecia influenzato dal Kke, il partito più “stalinista” che ha deciso di disertare gli eventi. E se un occidentale nota la scarsa presenza cattolica deve prendere nota che non esiste l’equivalente ortodosso di Pax Christi, solo per dirne una, o dei Beati i costruttori di pace.
Fuori di qui, al Politecnico, inizia oggi il blindato controforum dei gruppi anarchici, decisi a mettersi in coda, così pare, al corteo di sabato che arriverà all’ambasciata americana. Mentre loro rifiutano ogni interlocuzione, un chilometro a sud dal vecchio aeroporto, è spuntato un campeggio degli “Spazi autonomi” (più o meno i nostri disobbedienti) più dialogante col popolo di Hellinikon, dove tra gli stand girano musicisti tradizionali in costume e parrucche e Amnesty ha messo in scena, con una performance molto riuscita, l’indifferenza generale rispetto al dramma dei prigionieri di Guantanamo. L’installazione vivente, nel piazzale, vedeva un anonimo borghese capace di leggersi il giornale mentre sullo stesso sedile di aereo sedeva legato un passeggero coatto nella tristemente tipica tuta arancione.
Ruolo centrale nella costruzione della kermesse è quello del Social forum greco, «organizzazione-ombrello» la chiama Guduritis, ossia fatta di sigle e «atoms, singoli frustrati dall’estrema frammentazione della gauche locale».
Magari non attrae moltissimo, le masse le mobilitano ancora i partiti, ma il modello Social forum funziona. «Specie a livello locale e transnazionale», segnala Donatella Della Porta, sociologa dei movimenti all’Istituto europeo di Firenze. Si deve a lei e al suo gruppo di lavoro la ricerca Demos, presentata ieri, sui modelli organizzativi di 244 sigle di Italia, Germania, Spagna, Francia, Gran Bretagna e Svizzera: «Dopo quello di Londra, egemonizzato dalle organizzazioni verticali, siamo tornati a un Forum molto partecipato. Credo sia un modello indispensabile per mettere in rete soggetti molto diversi». E l’auspicata apertura a Est? «E’ un processo lungo ma è iniziato». E i soggetti diversi di cui sopra, nel frattempo, si cimentano nella messe di seminari e di “controversie”, assemblee dedicate - appunto - ai temi su cui vanno ancora elaborati codici condivisi. E’ il caso della Carta dei principi comuni dell’Altra Europa, operazione ambiziosa che sta per fornire uno strumento di lotta alle reti europee. Ma c’è ancora da definire una posizione sull’Onu che alcuni reputano riformabile e sulla categoria di terrorismo che, in certe formulazioni, sembra inventata di sana pianta dagli artefici della guerra globale. Lo sforzo va avanti. La Carta sarà uno strumento dinamico e il nuovo “step” verrà presentato alla fine dell’anno.
Solo per titoli, gli argomenti salienti dei workshop in corso: diritto all’abitare, prospettive del movimento mondiale, conoscenza bene comune, traffico di esseri umani (la Grecia, incastonata tra Albania e Turchia, ne è snodo cruciale), precarizzazione, lotta alle privatizzazioni, sviluppo delle reti informative di movimento. Tra gli ospiti, stavolta, segnaliamo l’arrivo di Haidi Giuliani, la mamma di Carlo e, domani, di Antonio Ferrentino, leader della lotta dei valsusini contro la Tav.
Consistente l’attenzione per il futuro prossimo dell’Italia. Che il Cavaliere se ne sia andato non dispiace a nessuno nel parallelepipedo blu dove ieri ha trovato posto (non casualmente a migliaia di km di distanza da Roma) il primo dibattito sul diritto all’informazione nel dopo Berlusconi. Merito di Bellaciao, il sito internazionale no-global che, in Francia però rischia di chiudere per una vicenda che ha del grottesco: aver denunciato la presenza nei cantieri navali di St. Nazaire, Bretagna, di operai polacchi pagati con salario polacco prima della famigerata Bolkestein.
Prosegue il gioco di indiscrezioni sulla prossima sede del Fse. Scendono le “azioni” di Italia, Germania e Austria, si fanno i nomi di Belgio e Ungheria. Continua alla prossima puntata. Più avvincente il destino del Forum sociale mediterraneo che, proprio ieri mattina, ad Atene, ha deciso di darsi appuntamento a Gaza per il 2008. «E’ un rischio - spiega l’abruzzese Renato Di Nicola - ma anche un investimento» per valorizzare il reticolo sociale palestinese, più ricco del ritratto che lo vorrebbe asservito al fondamentalismo.