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Atene, smentita la polizia: contro gli studenti pallottole vere
Publie le lunedì 22 dicembre 2008 par Open-PublishingAtene, smentita la polizia: contro gli studenti pallottole vere
di Anubi D’Avossa Lussurgiu
"Il loro terrorismo non ci fermerà": cosÏ ieri hanno risposto, per il secondo giorno consecutivo, i ginnasiali e i liceali di Atene alla nuova scintilla, che per un soffio non si è concretata in un altro assassinio, accesa contro gli studenti, i giovani e il tessuto sociale fuori controllo la sera di mercoledÏ scorso. Quando Ghiorghios Paplomatas, stessa età di Alexis Grigoropoulos assassinato la notte del 6 dicembre, è stato ferito da una pallottola mentre era riunito in strada con altri compagni coetanei per preparare la mobilitazione dell’altro ieri nella capitale ellenica: uno sparo (due, anzi, contando quello contro i suoi compagni quando hanno cercato di recuperare il bossolo) dal buio, stavolta, anzichè da un riconoscibile agente dei reparti speciali (Mat) della polizia greca, come nel caso di Alexis. Ma la matrice, d’inimicizia evidente, non è stata messa in dubbio per un attimo dal movimento.
Troppe, d’altronde, sono le relazioni fra i corpi dello Stato e le squadre paramilitari fasciste che già nei giorni precedenti, al passaggio dalla prima alla seconda settimana dell’insorgenza, hanno cominciato a comparire e a colpire tanto gli studenti quanto i migranti - obiettivo prediletto dagli attacchi del dispositivo repressivo: e spesso lo hanno fatto, apertamente e documentatamente, fianco a fianco con la polizia politica.
Ieri, poi, è giunta una notizia dai medici curanti del ragazzo ricoverato, una correzione sulle notizie riguardanti il tipo di proiettile estrattogli: s’era detto un calibro 22 da guerra, si tratterebbe invece d’un 38 special o d’un 357. Grosso calibro, dunque. Ad ulteriore ludibrio della versione fatta circolare giovedì mattina dalla polizia e dal ministero degli Interni su una "pallottala da fucile ad aria compressa".
Una provocazione nella provocazione, di nuovo. Come la difesa a spada tratta della versione del proiettile "rimbalzato da terra" nel caso di Alexis, come le diffamazioni nei confronti della sua breve vita. Nonostante ciò, il movimento determina sempre di più la sua agenda e sempre di più la sottrae agli automatismi cercati dall’avversario: ieri la giornata di mobilitazione "dislocata" indetta ad Atene come in tutta la Grecia si è svolta così nei termini decisi dalle assemblee. Dunque come giornate di comunicazione, soprattutto; e di coinvolgimento il più ampio possibile della "popolazione", territorio per territorio. Nella capitale, periferia per periferia: molte sono state infatti le assemblee di quartiere, molti i presidi decentrati. A partire dalla stessa zona di Peristeri, dove il giovanissimo Ghiorghios è stato ferito. Mentre di nuovo, dopo lo sciopero generalizzato dal movimento giovedì, un corteo sindacale si è portato a Syntagma, davanti al Parlamento, a sostenere il primo obiettivo del movimento: la caduta immediata del governo Karamanlis, insieme al disarmo della polizia.
Tutto ciò, prima che un ulteriore appuntamento centrale prendesse vita ad Atene: un grande concerto tra i Propileia e il Panepistemio, ad un passo dalla stessa Syntagma. Di nuovo, quindi, occupazione del centro simbolico della vita pubblica ellenica. Ma diversamente dal giorno precedente, non la tradizionale manifestazione finita altrettanto tradizionalmente in una lunga coda di durissimi scontri, nel caso di giovedÏ tutt’intorno a Legge occupata. Diversamente e secondo il ritmo autonomamente scelto dalla ribellione. Che ha affidato alle tarde ore serali della lunga maratona musicale il compito di trasformarsi in base di azioni ulteriori: per aprire la lunga 24 ore che scorrerà lungo la giornata di oggi e che vedrà, accanto alla seconda mattinata di assemblee di piazza nei quartieri, un crescendo di atti di rilancio della ribellione, fino al concentramento generale ad Exarchia alle 21, nello stesso punto in cui è stato ucciso Alexis, con quel che ne seguirà.
Nelle iniziative decentrate di comunicazione, come già era stato per le giornate di scioperi e per i cortei centrali al Syntagma, si è potuta misurare tutta la complessità della composizione che ora sostiene l’insorgenza. E che va dalle comunità, intere, dei migranti sottoposti anche in Grecia all’incubo di una trafila contraddittoria e insostenibile per il rinnovo dei permessi di soggiorno e che come in Italia materializza tanta parte della forza lavoro a basso costo, a settori operai che subiscono il "primo colpo" dell’onda ellenica della crisi globale; dal tessuto largo del precariato, intellettuale cosÏ come dequalificato, a parti dei "ceti medi" che vivono la scomparsa della propria stessa definizione sociale e sono spesso le famiglie degli studenti medesimi protagonisti della mobilitazione sulle barricate. E’ lo specchio, in termini di soggettività sociale, della prfondità della rottura espressa dalla rivolta: che affonda radici in un malessere accumulato nei confronti dell’intera architettura delle istituzioni, pubbliche e non, strutturante il sistema di potere in Grecia e non dissimile dal resto d’Europa.
I più attenti media internazionali analizzano questo spessore della crisi politica e sociale, contrariamente all’informazione televisiva soggiacente all’intimazione della "cortina del silenzio contro il contagio" e soprattutto all’ignavia del "manistream" in Italia, il Paese più vicino a queste condizioni di esplosione della rivolta determinatesi in Grecia. Si tratta degli scandali per i quali lo stesso Karamanlis si è trovato tardivamente a riconoscere il "ritardo nella presa d’atto della corruzione" da parte del governo - una barzelletta per il pubblico ellenico medio. Si tratta dell’emergere di gigantesche speculazioni all’ombra dello Stato e sui binari della pubblica amministrazione, così intrecciati con la natura speculativa della "crescita" ora a saldo fallimentare nella crisi globale.
Scandali che sono solo la punta dell’iceberg e il capro espiatorio giudiziario d’un sistema, ma che mostrano comunemente coinvolti i poteri politici, quelli economici, le gestioni dei servizi sociali e la stessa Chiesa, nel caso greco quella ortodossa. Per finire precisamente con la polizia e il potere giudiziario. E’ il contesto delle verità che la ribellione urla rompendo ogni patto sociale con il potere: verità che anche ieri sono rimbalzate nei blitz in televisioni e radio in tutta la Grecia, sempre più popolari tra il "pubblico". Oggi, la scadenza della seconda settimana dall’omicidio di Alexis e di rivolta nelle strade dell’Ellade, dirà ancora qualcosa in più sulla portata di questi eventi alla nostra latitudine, in questo tempo di tempeste.
(in collaborazione con Oliva Damiani e Valentina Perniciaro)