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Atesia ed Istat "forze-Lavoro": il polpettone che snocciola dati non attendibili

Publie le mercoledì 6 dicembre 2006 par Open-Publishing

Quando cala la disoccupazione lo dobbiamo ai precari Atesia che, pagati a cottimo, per fare prima cliccano su "Occupato".

Ripubblico e risottoscrivo (perché mi assumo sempre le mie responsabilità e perché non è cambiato nulla) un mio pezzo del 24 marzo 2005 con una premessa:

nel frattempo, dal 2006 e per i prossimi cinque anni, il rilevamento "Istat-Forze Lavoro" è passato di mano.
Vincitrice dell’ultima gara d’appalto è stata Atesia, che ha strappato il progetto dalla pur pessima Unicab di Roma, contro la quale mi onoro di essere sceso in vertenza.

Per onestà intellettuale però sono tenuto a precisare che, sebbene in entrambi i casi si possa riscontrare la violazione delle più elementari norme di diritto del lavoro (con gente precaria utilizzata strutturalmente da ambo le parti da anche dieci anni), la situazione dei precari Atesia impegnati su Istat è molto più drammatica che in Unicab.
Mentre in Unicab la paga era oraria, qui gli intervistatori vengono pagati a cottimo (3.10 euro a famiglia intervistata, anche di 6 componenti. Prende i soldi chi "chiude" la famiglia).
Come sia possibile pagare a cottimo un’intervista così delicata ce lo possono spiegare soltanto i capitalisti, i dirigenti Istat, ed i politici che fanno finta di non vedere.
Siccome la cosa puzza, non sarebbe male, tanto per cominciare, avviare un’interrogazione parlamentare: mi risulta che Istat sia ancora patrimonio pubblico.

Articolo del 24 marzo 2005
I dati istat riferiti all’anno 2004 rilevano come in Italia il tasso di disoccupazione sia sceso all’8%.

Conti alla mano il miglior risultato degli ultimi dodici anni e perciò non ci si può non complimentare con il governo Berlusconi e i suoi ministri economici che tanto hanno lavorato per il raggiungimento di tanto traguardo.
Poichè i termini di rilevazione statistica erano gli stessi anche durante la precendente legislatura,si potrebbe anche affermare che questo stesso governo ha adottato misure economiche molto più incisive e produttive di quelle dei vari governi di centrosinistra.

E’ tuttavia necessario fare delle puntualizzazioni in merito alla questione perchè altrimenti non si può avere un’idea precisa di quello che ormai da due giorni i mass media ci stanno propinando.

Non a tutti è noto che Eurostat e i vari organismi che ad essa fanno riferimento(tra cui Istat) qualificano "occupato" quel lavoratore o lavoratrice che abbia svolto almeno un’ora di lavoro retribuita nella settimana di riferimento del rilevamento statistico.
Questa considerazione spariglia tutti i ragionamenti che i governi borghesi di mezza Europa si affrettano a fare ogni qualvolta il tasso di disoccupazione miracolosamente scende, poichè è evidente che se da questa definizione si parte per effettuare un computo occupazionale di tale portata i risultati non potranno che essere drogati.Viene cioè preso in considerazione anche chi ha lavorato per pochissimo tempo(si pensi per esempio ad una baby-sitter occasionale,ad un consulente,ad un garzone assunto per pochi giorni sotto le feste,ecc.).

Quello che ne viene fuori è un quadro veramente desolante:da una parte c’è l’Europa delle banche e degli imprenditori spalleggiati dai politici che chiudono la porta dei diritti ai lavoratori precari,e dall’altra parte c’è l’Europa degli statistici,assoldati dai banchieri,che pur di rendere il quadretto del lavoro più commestibile arrivano a conteggiare le mele con le pere.

Accade così che al padre di famiglia assunto negli anni 70 dalla Fiat a tempo inderminato questi capoccioni sommino la ragazza della porta accanto che per sbarcare il lunario ha lavorato sottopagata per quindici giorni nel periodo di natale nei grandi magazzini del padrone Pincopalla.

A nessun Eurocervellone è venuto ancora in mente che il concetto di tasso di disoccupazione tout-court ci porta tutti fuori strada perchè quando esso scende,scende per merito dei precari,dei laureati che svolgono tutto fuorchè il lavoro per cui tanto hanno studiato e non certo perchè la gente ha trovato un’occupazione duratura.

E’ dunque indispensabile una revisione di tutto il sistema di calcolo se si vuole avere un briciolo di credibilità presso l’opinione pubblica.
Si potrebbe cominciare per esempio scorporando il tasso di occupazione stabile da quello precario(oggi riuniti sotto la stessa formulazione di tasso di occupazione).
I vantaggi che ne conseguirebbero sarebbero almeno due:
1-si avrebbe una fotografia del mondo del lavoro assai più attinente alla realtà;
2-si avrebbe la possibilità di ottimizzare al meglio le politiche economiche per incentivare le assunzioni a tempo indeterminato.

L’abuso massiccio del concetto di flessibilità scoraggia però gli addetti ai lavori(politici,banchieri,imprenditori,economisti,statistici)dall’adottare un simile criterio,essendo palese che con il progressivo ricambio generazionale della forza lavoro l’ipotetico tasso di occupazione stabile calerebbe mentre quello dovuto alla precarietà schizzerebbe in alto in maniera abnorme.
Pubblicare tali risultati e darli in pasto all’opinione pubblica ufficializzerebbe la sconfitta dello stato sociale insieme con la sconfitta del sindacalismo,braccio sulla spalla dell’imprenditoria.

La politica europea invece preferisce avere un atteggiamento più defilato,accelerando sugli elementi di flessibilità e di riduzione del costo del lavoro,e miscelando nel computo statistico mele e pere,vongole e cozze,prosciutti e meloni,drogando la realtà e fantasticando un confronto,francamente impossibile,con la situazione di dodici anni fa,storicamente vicina ma economicamente lontana anni luce da noi.
Non vorremmo,così come è successo in questi giorni con la riforma del Patto di Stabilità,prima totem assoluto ora palla di piombo da allentare al piede di Italia e Germania,che un giorno qualche buontempone comunitario,preso dalla smania di addrizzare i conti, arrivi a blaterare che:

"DICESI OCCUPATO UN LAVORATORE O UNA LAVORATRICE CHE NELL’ULTIMA SETTIMANA HA LAVORATO ALMENO UN MINUTO!!!"

Francesco Fumarola

www.mercantedivenezia.org